Il 9 gennaio, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha duramente criticato l’accordo raggiunto da vari Paesi europei – tra cui l’Italia - per ripartirsi i migranti che erano a bordo delle navi Sea Watch e Sea Eye al largo di Malta. Salvini ha infatti sostenuto che «cedere alle pressioni e alle minacce dell’Europa e delle Ong è un segnale di debolezza che gli italiani non meritano».
Per giustificare questa sua posizione, Salvini ha affermato che alcuni accordi di ripartizione dei migranti arrivati in Italia quest’estate non sarebbero stati rispettati. In particolare il ministro dell’Interno ha scritto su Twitter che «Il 16 luglio 2018, dopo l’arrivo a Pozzallo di 447 immigrati, era stata prevista una ricollocazione tra i Paesi europei», che «gli accordi prevedevano di trasferire un totale di 270 persone, invece i trasferimenti effettivi sono stati solo 129: 23 in Germania, 50 in Francia, 19 in Portogallo, 16 in Irlanda, 21 in Spagna e zero a Malta» e che «il 26 agosto 2018, a bordo della Diciotti, sono sbarcate a Catania 177 persone. Anche questi dovevano essere ricollocati ma soltanto l’Irlanda ne ha presi 16».
Insomma, Salvini accusa gli altri Paesi – e in particolare Malta – di non aver fatto la propria parte in passato. Quindi l’Italia, secondo il ministro dell’Interno, non dovrebbe dare alcun aiuto adesso.
È un’affermazione imprecisa. Vediamo meglio il perché.
Il contesto
Per prima cosa chiariamo che questi accordi di ricollocazione avvengono su base volontaria, dopo la mancata approvazione, a livello europeo, del meccanismo obbligatorio di ripartizione dei migranti. Il meccanismo obbligatorio è rimasto in vigore per due anni, tra il 2015 e il 2017, in via temporanea: al momento di farlo diventare obbligatorio, nel 2018, l’opposizione di alcuni Stati – in particolare Austria, Ungheria, Polonia e altri Paesi del gruppo Visegrad – ha fatto naufragare il progetto.
Così, nelle conclusioni del Consiglio europeo di fine giugno 2018, il primo a cui partecipò il neo-presidente del Consiglio Giuseppe Conte, fu messo nero su bianco che la ripartizione dei migranti sarebbe avvenuta solo su base volontaria.
Da quando si è insediato il nuovo governo, quindi, è capitato spesso che alle navi cariche di migranti fosse impedito lo sbarco, in attesa di trovare un accordo con gli altri Stati europei con l’aiuto dell’Unione europea nella mediazione diplomatica, come avvenuto anche nel recente caso delle navi Sea Watch e Sea Eye.
I casi di cui parla Salvini, Pozzallo e Catania, di luglio e agosto 2018, sono quindi avvenuti in quel contesto.
I numeri
I numeri che riporta Salvini provengono probabilmente dal Ministero dell’Interno stesso e, salvo per un aspetto particolare che vedremo tra poco, non c’è modo di verificarli su altre fonti.
Abbiamo comunque chiesto conferma alla Direzione generale Migration and Home Affairs della Commissione europea, ricevendo tuttavia solo una risposta parziale.
Nulla ci è stato riferito circa lo sbarco di Catania e la seguente ripartizione dei 177 migranti, per cui fino a che non verranno eventualmente diffuse altre ulteriori informazioni riteniamo corretta l’affermazione del ministro Salvini in proposito.
Riguardo invece lo sbarco di Pozzallo, la Commissione ha dato qualche informazione in più, che in parte smentisce quanto affermato dal ministro dell’Interno italiano.
La portavoce della Direzione generale della Commissione europea Migration and Home Affairs, Natasha Bertaud, ha parlato (min. 1.35 e ss) innanzitutto di 220 migranti (e non di 270) che erano oggetto dell’accordo di ripartizione tra Stati. Questa differenza di 50 persone, come vedremo, è giustificata da una “dimenticanza” di Salvini su uno specifico accordo con Malta.
Ma prima di parlare di questo accordo con Malta, riportiamo il resto della dichiarazione della portavoce della Commissione sul caso dello sbarco di Pozzallo. Bertaud ha dichiarato (min. 1.25 e ss) che, su un totale di 220 ricollocamenti di migranti pattuiti, «molti sono state completati, e sembra che ci siano alcuni casi non risolti. Questo può dipendere da diverse cause, ad esempio dalla latitanza dei richiedenti asilo, che non sono più reperibili e quindi non possono essere ricollocati, o, in un ridotto numero di casi, da ragioni di sicurezza».
L’accordo “dimenticato” da Salvini con Malta
Ma veniamo all’accordo “dimenticato” da Salvini tra Italia e Malta.
Il 10 gennaio il governo maltese, in risposta proprio al tweet di Salvini, ha specificato in un comunicato stampa, non smentito dal governo Conte o dall’Unione europea, che le cose sono andate in modo assai diverso da come le ha raccontate il ministro dell’Interno italiano.
Malta infatti non ha accolto i 50 migranti arrivati a Pozzallo che le sarebbero spettati in forza di uno “scambio” con l’Italia, che avrebbe dovuto accogliere 50 migranti sbarcati pochi giorni prima a Malta dalla nave Lifeline.
I due Paesi decisero di tenersi ognuno i 50 migranti che già avevano, evitando così a persone che avevano sofferto una traversata e un salvataggio difficili di dover fare un ulteriore viaggio da Malta verso l’Italia in un caso e viceversa nell’altro.
La Direzione generale della Commissione europea Migration and Home Affairs avrebbe quindi ritenuto rispettati gli obblighi presi sia da Italia sia da Malta.
Conclusione
Non abbiamo modo di verificare su fonti terze la dichiarazione di Salvini sullo sbarco di Catania e, considerato il ruolo istituzionale di ministro dell’Interno che ricopre il leader leghista, possiamo ritenere corretti i suoi numeri fino a prova contraria.
Per quanto riguarda invece lo sbarco di Pozzallo i numeri forniti da Salvini sono imprecisi per due motivi, collegati tra loro. L’accordo di ripartizione non riguarda infatti 270 migranti, ma 220. Questo – ed è qui la seconda imprecisione – dipende dal fatto che esiste un accordo tra Italia e Malta, in base al quale Roma non avrebbe mandato sull’isola mediterranea 50 migranti sbarcati a Pozzallo e La Valletta non avrebbe specularmente mandato in Italia i 50 migranti sbarcati dalla nave Lifeline.
Il totale si riduce così da 270 a 220 e la quota di migranti sbarcati a Pozzallo che toccherebbe a Malta passa da 50 a... zero.
Sui numeri di Salvini riferiti agli altri Stati, di nuovo, non abbiamo modo di verificare su fonti terze la loro fondatezza e dunque li consideriamo corretti.
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