Il capogruppo Pd in commissione Bilancio della Camera, Luigi Marattin, ha scritto il 20 dicembre su Twitter che “I governi Pd - sotto cui dal 2014 l’Iva comunque non è mai aumentata - avevano messo 19,2 miliardi di clausole nel 2019 e 19,6 nel 2021. Salvini e Di Maio ne mettono 23,1 nel 2019 (+3,9 miliardi di tasse) e 28,8 nel 2020 (+9,2 miliardi di tasse)”.
La polemica è intorno alle “clausole di salvaguardia”, una misura di finanza pubblica con cui i governi degli ultimi anni hanno dovuto fare i conti ad ogni nuova legge di Bilancio.
Si tratta di un’affermazione che contiene due errori nell’indicare gli anni, ma che è sostanzialmente corretta.
Che cosa sono le “clausole di salvaguardia”?
Le cosiddette “clausole di salvaguardia” sono delle norme che garantiscono il rispetto di determinati vincoli economici europei da parte dell’Italia.
Il principio è il seguente: se alcuni obbiettivi di finanza pubblica non sono raggiunti, scattano aumenti automatici di determinate tasse (di solito l’Iva e le accise sulla benzina, ma non necessariamente) o tagli automatici di determinate spese.
È possibile “sterilizzare” queste clausole trovando altrove – da aumenti di entrate o riduzioni di uscite – le risorse che verrebbero garantite dall’entrata in vigore delle clausole di salvaguardia.
Le prime consistenti clausole di salvaguardia nacquero con l’ultimo governo Berlusconi. Questi, coi decreti legge 98 e 138 del 2011, stabilì che se l’esecutivo non avesse trovato 20 miliardi dalla razionalizzazione della spesa sociale, già iscritti in bilancio come entrate entro il 30 settembre 2012, sarebbe intervenuta una “clausola di salvaguardia” e ci sarebbe stato un taglio lineare delle agevolazioni fiscali per un valore equivalente.
Il governo Monti reperì parte di quei 20 miliardi, ma non tutti. L’esecutivo tecnico, con il d.l. 201/201, evitò di toccare le agevolazioni fiscali ma intervenne sull’Iva, che aumentò dal 21% al 22% a partire dal primo ottobre 2013, mentre era al governo Enrico Letta.
Da allora in poi, come afferma Marattin, le clausole di salvaguardia furono rinviate di anno in anno – dai governi Letta, Renzi e Gentiloni – reperendo di volta in volta le risorse necessarie ed evitando che scattassero gli aumenti di tasse previsti.
Le clausole per il 2019-2021 ereditate dai governi del Pd
Il governo Gentiloni, dopo aver sterilizzato l’aumento dell’Iva per il 2018 (art. 1, co. 2, l. 205/2017), aveva lasciato delle clausole di salvaguardia per il 2019 e gli anni successivi.
In particolare, erano previsti aumenti automatici di Iva e accise per circa 12,5 miliardi di euro nel 2019, per 19,2 miliardi nel 2020 e per 19,6 miliardi a decorrere dal 2021.
Dunque Marattin riporta cifre corrette ma sbaglia nell’indicare gli anni: non si tratta del 2019 e del 2021, ma del 2020 e del 2021.
Le clausole previste dal governo Lega-M5s
Veniamo quindi a quanto sta facendo l’attuale governo.
Prima dell’accordo con la Commissione europea era già previsto che venisse sterilizzato l’aumento dell’Iva nel 2019 e che venissero introdotte delle clausole di salvaguardia per il 2020 e 2021.
In particolare – come spiega la relazione tecnica che accompagna il maxi-emendamento del governo, presentato dopo la trattativa con Bruxelles – era previsto un aumento di Iva e accise sulla benzina per 13,66 miliardi nel 2020 e 15,57 miliardi nel 2021 e 2022.
Ma con il maxi-emendamento le cifre sono cambiate. Ora gli aumenti previsti a salvaguardia dei conti pubblici italiani sono maggiori. L’Iva e le accise dovrebbero infatti aumentare in modo tale da garantire un gettito di 23,07 miliardi nel 2020 e di 28,75 miliardi nel 2021 e 2022.
Di nuovo le cifre citate da Marattin sono sostanzialmente corrette ma l’esponente del Pd commette un errore nell’indicare gli anni: non si tratta del 2019 e 2020 ma del 2020 e 2021 (e 2022).
Conclusione
A parte le sviste sulle date, l’affermazione di Marattin è corretta: le clausole di salvaguardia ereditate dal precedente governo ammontavano a 19,2 miliardi nel 2020 e a 19,6 miliardi nel 2021. L’attuale governo ha previsto invece clausole di salvaguardia per 23,1 miliardi nel 2020 e 28,8 miliardi nel 2021. Un aumento quindi di 3,9 miliardi per il 2020 e di 9,2 miliardi nel 2021.
Vero poi che, dopo il 2014, l’Iva in Italia non sia mai aumentata.
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