L’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, ospite di Lucia Annunziata a Mezz’Ora in Più, ha affermato il 2 dicembre, parlando del reddito di cittadinanza (min. 15.07): “Nulla di tutto questo è presente nella manovra, nei termini in cui era stato presentato in campagna elettorale”.
Si tratta di un’affermazione in sostanza corretta. Ma andiamo a vedere cosa aveva promesso il M5s in campagna elettorale prima e nel contratto di governo dopo, a proposito di questa misura, e che cosa è previsto nella manovra.
Il reddito di cittadinanza
In campagna elettorale
Nel suo programma in vista delle elezioni di marzo 2018, il M5s aveva scritto, è “uno strumento di sostegno al reddito per i cittadini che versano in condizione di bisogno”, cioè che si trovano in condizione di “rischio di povertà”, e “l’ammontare è attualmente fissato sui 780€ mensili per persona singola”.
In altro materiale informativo il M5s era andato più nel dettaglio della misura e aveva promesso di dare a “ben 9 milioni di italiani” il reddito di cittadinanza di 780 euro (per chi ha reddito uguale a zero). “Questo vale per i componenti di tutta la famiglia”, precisava il Movimento, per cui “una famiglia di 4 persone può arrivare a percepire anche 1950 euro. Naturalmente esenti da tasse, ed esenti anche da pignoramenti”.
Le coperture necessarie ammontavano, secondo il M5s, a “quasi 16 miliardi di Euro” e non ci sarebbero dovuti essere problemi in proposito. “La legge sul reddito di cittadinanza ha tutte le coperture in regola”, si leggeva ancora nel materiale, “è stata infatti vidimata (‘bollinata’) dalla Ragioneria dello Stato”.
Una tesi, questa, che aveva già esposto nel 2015 Alessandro Di Battista.
Come avevamo verificato in passato, con una cifra vicina ai 16 miliardi all’anno secondo l’Istat era possibile raggiungere indirettamente una platea di 8,3 milioni di persone. I beneficiari diretti erano invece molti meno, 2,76 milioni. Ma secondo altre stime, e in particolare quella dell’Inps, la cifra necessaria sarebbe stata decisamente maggiore, vicina ai 30 miliardi di euro all’anno.
Nel contratto di governo
Nel contratto di governo, nato dall’intesa tra Lega e M5s, si legge: “Il reddito di cittadinanza è una misura attiva rivolta ai cittadini italiani al fine di reinserirli nella vita sociale e lavorativa del Paese”, ed è “uno strumento di sostegno al reddito per i cittadini italiani che versano in condizione di bisogno”.
L’ammontare dell’erogazione “è fissato in 780,00 Euro mensili per persona singola”. Insomma, si ripetono le informazioni fondamentali già inserite nel contratto.
Nella manovra
Al momento, nella legge di Bilancio per il 2019 che è in discussione alla Camera e che deve essere approvata dal Parlamento entro fine anno, il reddito di cittadinanza non c’è. Come vedremo più avanti, era invece presente nei precedenti documenti ufficiali del governo.
Il governo è infatti al momento impegnato in una trattativa con la Commissione europea per rimodulare la manovra in modo tale da evitare le sanzioni che potrebbero arrivare dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo, avviata il 21 novembre scorso.
Il reddito di cittadinanza, che in base a quanto scritto nel Documento programmatico di bilancio dovrebbe essere regolato da un apposito disegno di legge, sembra ora sul punto di essere rinviato nel prossimo futuro, forse ad aprile, per ridurne l’impatto economico sui conti pubblici italiani.
Possiamo allora trarre qualche elemento utile sui costi e sui beneficiari della misura da altri documenti ufficiali precedenti, che invece affrontavano esplicitamente la questione.
La Nota di aggiornamento al Def 2018 di settembre
La Nota di aggiornamento al Def 2018 è stata approvata dal Consiglio dei ministri il 27 settembre. Qui si legge che “le risorse previste per Reddito di Cittadinanza, Centri per l’impiego e pensionamenti anticipati assommano in media a circa lo 0,9 per cento del PIL annuo nel periodo 2019-2021”.
Si tratterebbe all’incirca di 16 miliardi all’anno, la stessa cifra di cui il Movimento parlava in campagna elettorale, anche se è destinata non solo al reddito di cittadinanza, ma anche alla riforma dei centri per l’impiego e soprattutto ai pensionamenti anticipati (cioè il superamento della Fornero).
Il Documento programmatico di bilancio di ottobre
Nel Documento programmatico di bilancio, la bozza di legge di Bilancio che il governo ha inviato a metà ottobre a Bruxelles perché venisse esaminato, troviamo informazioni e numeri diversi.
Notiamo in primo luogo che il reddito di cittadinanza, e anche la pensione di cittadinanza, non sono più rivolte solo ai cittadini italiani, ma anche agli stranieri regolarmente residenti da cinque o più anni. Escluderli, come avevamo spiegato in passato, sarebbe stato con ogni probabilità illegittimo.
A parte questo, nel documento è previsto che reddito e pensione di cittadinanza abbiano un impatto finanziario pari allo 0,37% del Pil nel 2019. Cioè all’incirca 6,5 miliardi di euro. Una quantità di risorse largamente insufficiente per rispettare la promessa contenuta sia nel programma del M5s sia nel contratto di governo di portare il reddito di chi si trova sotto la soglia di rischio di povertà, e le pensioni minime, ad almeno 780 euro al mese.
E infatti il Documento programmatico stima una “diminuzione di 2,2 milioni di poveri, deprivati materialmente o appartenenti a famiglie a bassa intensità di lavoro”. Meno di un quarto dei 9 milioni di cui parlava in campagna elettorale il M5s, circa un terzo dei 6,5 milioni di beneficiari stimati a metà ottobre da Di Maio e meno della metà dei 5 milioni pronosticati () a inizio ottobre dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Conclusione
Vista l’assenza del disegno di legge collegato alla legge di Bilancio per il 2019, che dovrebbe stabilire i dettagli del reddito e della pensione di cittadinanza, è impossibile ad oggi dare un verdetto definitivo.
Ma i documenti ufficiali, in particolare il Documento programmatico di bilancio, prevedono risorse e una platea di beneficiari del reddito di cittadinanza significativamente inferiori a quelle promesse dal M5s in campagna elettorale e nel contratto di governo.
Oltretutto, l’incertezza attuale sulla manovra dipende, per lo più, dalla necessità di ridurre ulteriormente le risorse che lo Stato dovrà impiegare per questa misura (e altre). Dunque è possibile che il numero di beneficiari e l’ammontare della misura si riducano ulteriormente.
In ogni caso si può dire che abbia ragione Calenda, quando afferma che il governo Lega-M5s stia discutendo del reddito di cittadinanza in termini sostanzialmente diversi da quelli della campagna elettorale.
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