Il Blog delle Stelle, l’organo di informazione del Movimento 5 Stelle, il 13 novembre ha pubblicato un post intitolato “Il segreto di Pulcinella dell’informazione italiana”. Qui si legge: “Tutti lo sanno, nessuno lo dice. Eppure è l’anomalia dell'informazione italiana. La stragrande maggioranza dei principali giornali italiani a tiratura nazionale è posseduto da editori in pieno conflitto di interessi”. Segue quindi un elenco dei principali quotidiani posseduti da editori in conflitto d’interessi, secondo il M5S: Repubblica, il Messaggero, Libero, la Stampa e il Giornale.
Verifichiamo dunque qual è la situazione in Italia e se questa rappresenti davvero un’anomalia, almeno a livello di grandi Paesi europei.
Quali sono, e di chi sono, i cinque principali quotidiani italiani?
In base ai dati Audipress di settembre 2018 (scaricabili qui), i quotidiani italiani più letti – esclusi quelli sportivi – sono il Corriere della Sera, la Repubblica, il Messaggero, la Stampa e il Resto del Carlino. Queste cinque testate sono le uniche ad avere più di un milione di lettori.
Il Giornale e Libero, citati dal blog delle stelle, sono testate che raggiungono un numero significativamente inferiore di lettori, così come anche il Fatto Quotidiano o il Giorno. Concentriamoci quindi solo sui cinque quotidiani principali.
Corriere della Sera
Partiamo dal Corriere della Sera. L’editore del quotidiano di via Solferino è Rcs - MediaGroup S.p.a., società posseduta al 59,8% da Urbano Roberto Cairo, al 9,9% da Mediobanca, al 7,6% da Diego della Valle, al 4,9% da Unipol e al 4,7% da China National Chemical Corporation.
Cairo ha quindi il controllo della società, siccome possiede il pacchetto di maggioranza delle azioni. È un editore puro cioè, nella definizione della Treccani, “svolge unicamente attività editoriale, senza collegamenti a gruppi finanziari o partiti politici”.
Dalla sua biografia risulta infatti che si occupi di comunicazione e informazione, oltre ad essere presidente del Torino Football Club, e che non abbia legami espliciti con partiti o gruppi finanziari. Questa sua caratteristica gli è stata riconosciuta di recente anche dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, del M5S.
Repubblica e la Stampa
Per quanto riguarda Repubblica, il suo editore è il gruppo Gedi, lo stesso de la Stampa. Il presidente è Marco De Benedetti, figlio di Carlo, che ne mantiene solo la presidenza onoraria.
Il principale azionista del gruppo Gedi è Cir Group S.p.a., società il cui presidente del consiglio d’amministrazione è Rodolfo De Benedetti, fratello di Marco e figlio di Carlo. Il controllo di Cir Group è della holding finanziaria della famiglia De Benedetti, Cofide, che detiene la maggioranza relativa (il 46%) del pacchetto azionario.
Come si legge sul suo sito, “Cofide è l’azionista di controllo di Cir, società a capo di uno dei principali gruppi industriali italiani attivo nei settori componenti auto, media e sanità”.
Evidente, insomma, che non siamo di fronte a un editore puro ma anzi a un editore che ha molteplici interessi economici e finanziari estranei al mondo della comunicazione e informazione.
Di Carlo De Benedetti è poi stata spesso criticata la vicinanza al Partito Democratico e al centrosinistra. A lungo è circolata una bufala sul suo avere “la tessera numero 1” del Pd ma, come spiegò a suo tempo il primo segretario del Pd Walter Veltroni, si trattava di una boutade. Inoltre lo stesso interessato ha smentito di aver mai posseduto tale tessera.
Il Messaggero
Il Messaggero è lo storico quotidiano di Roma e il suo editore è il Messaggero S.p.a., il cui presidente è Francesco Gaetano Caltagirone, e che fa parte del gruppo Caltagirone Editore.
Il controllo del gruppo è in mano a Francesco Gaetano Caltagirone stesso, che detiene il 60% abbondante dell’azionariato.
Più che di editoria, Francesco Gaetano Caltagirone – ex suocero di Pier Ferdinando Casini e, secondo Forbes, uno dei mille uomini più ricchi al mondo – si occupa soprattutto di edilizia tramite la Cementir Holding, che ha ricavi operativi di un ordine di grandezza superiori a quelli di Caltagirone Editore, e il Gruppo Vianini, entrambi parte del gruppo Caltagirone S.p.a.
Anche in questo caso non siamo dunque di fronte a un editore puro, anzi.
Il Resto del Carlino
Il Resto del Carlino, giornale di Bologna, fa parte del gruppo QN – Quotidiano Nazionale, a sua volta parte di Poligrafici Editoriale, che è controllata da Monrif S.p.a., holding finanziaria della famiglia Monti Riffeser.
Monrif S.p.a. è presente, oltre che nel settore editoriale, pubblicitario, printing e new media, anche nel settore alberghiero, tramite Monrif Hotels.
Non si tratta dunque di un editore formalmente puro al 100%, ma si può dire che lo sia nella sostanza: almeno se si valutano come poco influenti gli interessi alberghieri rispetto a quelli editoriali, specie nel confronto con grandi gruppi industriali attivi nell’edilizia, nelle autovetture o nella sanità, oltre che nei quotidiani.
Riassumendo
Dunque dei cinque principali quotidiani italiani possiamo dire che due hanno un editore puro o quasi, il Corriere della Sera e il Resto del Carlino, mentre tre hanno per editori dei gruppi che hanno interessi anche in altri rilevanti settori dell’economia.
Ma è un’anomalia italiana?
Vediamo ora nel confronto coi maggiori Paesi europei e con gli Stati Uniti se questa situazione, che vede una marcata presenza di editori impuri tra i principali quotidiani nazionali, sia un’anomalia italiana o meno.
Francia
I tre principali quotidiani francesi – sempre esclusi quelli sportivi – nel periodo 2017-2018 risultano essere Le Figaro, Le Monde e l’Equipe.
Le Figaro è edito da Groupe Figaro, che fa parte della holding Groupe Dassault. Questa holding si occupa, tra le altre cose, di industria aeronautica militare e civile, di industria aerospaziale, di investimenti immobiliari e altro ancora. Insomma, sicuramente non si tratta di un editore puro.
Le Monde è edito da Groupe Le Monde, controllato dalla società Le Monde Libre che detiene il pacchetto di maggioranza. Questo pacchetto era stato acquistato nel 2010 dal terzetto di uomini d’affari, Pierre Bergé, Matthieu Pigasse e Xavier Niel. Dopo la morte di Bergé nel 2017 erano rimasti gli altri due, ma di recente Pigasse ha venduto il 49% del suo azionariato all’imprenditore ceco Daniel Kretinsky.
Pigasse è un ex banchiere d’affari con stretti legami col mondo della politica: è stato capo dello staff dell’allora ministro dell’Economia Laurent Fabius tra il 2000 e il 2002.
Niel è un imprenditore del settore delle telecomunicazioni, proprietario del colosso Iliad, molto attivo anche nella web economy e nelle start-up.
Kretinsky, infine, oltre ad essere attivo nel settore dell’editoria anche in Repubblica Ceca è anche co-proprietario e presidente del maggior gruppo energetico dell’Europa centrale, la holding Eph. Anche in questo caso, non si può parlare di editori puri.
Infine Les Echos, principale quotidiano economico e finanziario francese, è edito dal Groupe Les Echos, che fa parte del gruppo Lvmh, cioè Moët Hennessy Louis Vuitton SE. Il gruppo Lvmh, oltre ad occuparsi di editoria, è leader mondiale nel settore del lusso: moda, orologi, profumi, vini, alcolici e via dicendo. Di nuovo, un editore non puro.
Possiamo insomma dire che nessuno dei tre principali quotidiani francesi sia edito da editori puri.
Germania
In Germania, in base ai dati più recenti che arrivano a marzo 2018, i tre quotidiani più letti sono Bild, Süddeutsche Zeitung e Frankfurter Allgemeine Zeitung.
La Bild, noto tabloid tedesco, è di proprietà della società Axel Springer, omonima del fondatore della Bild stessa e, in generale, di uno dei più grandi imperi editoriali d’Europa. Occupandosi di informazione e comunicazione, si può considerare un editore puro.
La Süddeutsche Zeitung è edito da Südwestdeutsche Medien Holding GmbH, società controllata dal Gruppe Württembergischer Verleger (cioè dal Gruppo di editori del Württemberg) e dal Medien Union GmbH, altra società di media. Si tratta di editori puri, che hanno si occupano esclusivamente di informazione e comunicazione.
La Frankfurter Allgemeine Zeitung o Faz, è controllato dalla fondazione Fazit-Stiftung, proprio al fine di garantire l’indipendenza del giornale. Trattandosi di una fondazione senza scopo di lucro, possiamo quindi parlare di editore puro.
Dunque in Germania i due principali quotidiani di qualità sono in mano a editori puri, così come il principale tabloid.
Regno Unito
Nel Regno Unito, in base ai dati diffusi dalla Published Audience Measurement Company aggiornati a giugno 2018, i tre principali quotidiani sono il The Sun, il Daily Mail e il Telegraph.
The Sun è un tabloid che fa capo alla società News Uk, a sua volta parte di News Corp, il cui presidente è Rupert Murdoch, capo di un impero mediatico che al suo interno ha anche Fox News, The Times of London e il Wall Street Journal. Murdoch, muovendosi quasi esclusivamente nei settori della comunicazione e dell’informazione, è considerabile quindi un editore puro.
Il Daily Mail è un altro tabloid, storicamente conservatore. È edito da Daily Mail and General Trust (Dmgt), società che controlla un portafoglio miliardario di investimenti e che si occupa di svariate attività oltre all’editoria: finanza, consulenza, assicurazioni, tecnologie, e via dicendo. Non sembra quindi si possa parlare di editore puro.
Il Telegraph infine è edito dal Telegraph Media Group, che dal 2004 fa parte della Press Holdings Ltd di proprietà dei fratelli Barclay. I due gemelli miliardari hanno svariati interessi economici, oltre che nell’editoria, cosa che ha suscitato qualche caso nel recente passato. Hanno infatti investimenti milionari anche nel settore delle vendite al dettaglio, anche via web, e negli hotel di lusso.
Si può dire dunque che nel Regno Unito tra i principali quotidiani ci siano sia editori puri, come Murdoch, che impuri, come Dmgt o i fratelli Barclay.
Stati Uniti
Come risulta dall’elaborazione del Pew research center – Journalism and Media dei dati di Alliance for Audited Media, è molto difficile stabilire quali siano i quotidiani più letti negli Stati Uniti. Un problema sottolineato anche da Poynter. Possiamo considerare tra i maggiori quotidiani di importanza nazionale il New York Times, il Wall Street Journal e il Washington Post.
Il New York Times è edito dalla New York Times Company, di proprietà della famiglia Ochs-Sulzberger da più di un secolo, che si occupa esclusivamente di informazione e comunicazione e si può quindi sostenere sia un editore puro.
Il Wall Street Journal, come abbiamo già detto, fa parte dell’impero mediatico di Rupert Murdoch attraverso la società News Corp, che è un editore puro.
Il Washington Post, infine, è stato acquistato nel 2013, per 250 milioni di dollari, da Jeff Bezos, fondatore, presidente e amministratore delegato di Amazon. Bezos, che oltre a possedere la società Nash Holding Llc che è formalmente l’editore del Washington Post possiede una miriade di altre società (tra cui Amazon) attive in svariati settori, non può quindi certamente considerarsi un editore puro.
Anche negli Stati Uniti vediamo quindi che tra i tre principali quotidiani nazionali, almeno uno che non sia un editore puro c’è.
Conclusione
Tra i cinque quotidiani italiani più diffusi, solo tre hanno editori palesemente impuri, mentre due hanno un editore puro o quasi.
Non è vero poi che si tratti di un’anomalia italiana: in Francia i tre maggiori quotidiani sono tutti posseduti da editori impuri, e anche nel mondo anglosassone – Regno Unito e Usa – non mancano casi di editori impuri.
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