Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, intervenendo a Matrix il 6 novembre, ha sostenuto (min. 3.35) che se l’Italia non sarà in grado di coprire gli interventi strutturali per la messa in sicurezza del territorio coi propri soldi, “allora andiamo a prenderne altri in Europa, i famosi denari della Banca europea di investimento [Banca europea per gli investimenti (Bei), n.d.r.]: alla quale io non ho detto di no, ho detto semplicemente: io finanzio ciò che è progettato”.
Rispondendo alla domanda del conduttore Nicola Porro, se allora non ci fossero più a disposizione dell’Italia gli 800 milioni di euro di prestito Bei a cui Costa aveva detto di no in passato, il ministro ha specificato (min. 4.00): “È corretto nella relazione con la progettualità però (…). Nel momento in cui ho dei progetti reali, esecutivi e cantierabili, cioè che il cittadino vede, io li finanzio. Nel momento in cui non ho questi progetti e devo chiedere dei soldi in prestito è come se io prendessi questi soldi, su cui ovviamente pago un interesse, e li tengo sotto il materasso”.
Sulla questione del prestito della Bei è nata nei giorni precedenti alla dichiarazione di Costa un’aspra polemica tra maggioranza e opposizione. Cerchiamo di capire meglio cosa sia successo.
La polemica
La polemica nasce il primo novembre. Il giorno precedente, La Stampa aveva riferito che il ministro dell’Ambiente Sergio Costa avrebbe rifiutato, a nome del governo, un prestito a tasso agevolato di 800 milioni di euro già concesso dalla Bei per finanziare opere pubbliche contro il dissesto idrogeologico.
In una lettera inviata al quotidiano di Torino, Costa aveva quindi sostenuto in risposta che accettare il prestito sarebbe stato contrario “all’amministrazione dei soldi pubblici da buon padre di famiglia”, poiché “gli interessi sarebbero stati pagati da tutti i cittadini”.
A quel punto, complice anche il maltempo che ha colpito l’Italia nelle ultime settimane e la conseguente necessità di trovare le risorse necessarie per la ricostruzione e la messa in sicurezza, le opposizioni hanno attaccato il governo, chiedendo – ad esempio in alcune interrogazioni parlamentari – perché si sia scelto di rifiutare un finanziamento che ha dei tassi di interesse (0,7%) molto più bassi rispetto a quelli che deve pagare normalmente l’Italia sul mercato (i Btp a 10 anni hanno raggiunto a fine ottobre quasi il 3,4%).
La posizione di Costa
A queste polemiche è poi seguita la replica di Costa, che prima ancora di parlare ospite di Matrix aveva spiegato la sua posizione in un post sulla sua pagina Facebook.
Qui Costa ha scritto che “abbiamo a disposizione circa 6 miliardi di euro e per la prima volta siamo in grado di avviare la programmazione su base triennale, quindi oltre 900 milioni a triennio da destinare alle Regioni”.
Cifre queste che il ministro aveva annunciato ufficialmente già a fine ottobre.
Dunque risorse ci sarebbero, anche se non è ancora stimabile con certezza se saranno sufficienti o meno. Quanto al prestito della Bei, Costa scrive: “In verità non abbiamo rescisso proprio niente. Semplicemente perché il mutuo – annunciato molte volte dal precedente governo - non è stato mai stipulato”.
“Quei fondi in prestito – che così come concepiti non sono spendibili per l’emergenza - sono legati a progetti che potrebbero non essere più attuali”, conclude Costa, dunque “nessuna rinuncia a priori, ma solo una valutazione condivisa, con Bei e con le regioni”.
Il finanziamento della Bei
La questione del finanziamento della Bei è complessa. Nel 2014 il governo Renzi creò una struttura chiamata Italia Sicura che doveva servire a mettere a punto tutti gli interventi necessari sul territorio per poi trovare i soldi per finanziarli.
A dicembre 2017, la Bei aveva reso disponibile un finanziamento di 800 milioni e il governo lo aveva sbloccato (art. 1 co. 1072 e ss.) ma – secondo la ricostruzione di Avvenire – l’esecutivo guidato da Gentiloni non aveva firmato l’accordo tra Stato e Regioni, necessario per la distribuzione del finanziamento, “per sensibilità istituzionale” viste le imminenti elezioni politiche, lasciando così l’incarico al governo successivo.
Dunque sembra confermato, come scritto su Facebook da Costa, che il mutuo non fosse in effetti ancora stato stipulato ufficialmente.
Il governo Conte in ogni caso ha poi deciso di chiudere Italia Sicura e, come abbiamo già detto, fino a poco tempo fa pareva intenzionato a non finalizzare la richiesta del prestito alla Bei.
Segnaliamo, per completezza, che nel 2017 l’Italia è stato il primo Paese dell’Ue per quantità di finanziamenti ricevuti dalla Bei, con oltre 11 miliardi di euro (il 16% del totale delle erogazioni della Bei). Nel 2016, con quasi 10 miliardi, era arrivata seconda in questa classifica, dietro alla Spagna.
Qual è ora la situazione?
Queste risorse, comunque, non potranno servire a coprire le spese che lo Stato italiano dovrà affrontare ora per gestire l’emergenza creata dal maltempo. Come ha spiegato lo stesso ministro Costa sia a Matrix (min. 2.55) sia nel suo post su Facebook, quei soldi sono scorporati dal calcolo del deficit/Pil in quanto appunto legati a emergenze create da catastrofi naturali e non hanno a che vedere col prestito della Bei.
Stiamo invece parlando degli interventi strutturali, successivi alla fase emergenziale, per mettere in sicurezza il Paese.
Da quel che ha dichiarato il ministro, sembra che per ora non si voglia fare ricorso a prestiti da parte della Banca centrale per gli investimenti ma attingere alle risorse proprie dello Stato italiano (i 900 milioni per triennio di cui parla Costa). Solo se i progetti di messa in sicurezza presentati e approvati richiederanno risorse superiori a quelle disponibili il governo chiederà l’aiuto della Bei.
Conclusione
Non sembra che si possa parlare di una “retromarcia” del ministro Costa. La decisione di non fare ricorso al prestito della Bei per ora rimane, seppure condizionata al fatto che le risorse a disposizione dello Stato italiano si dimostrino sufficienti a coprire tutti gli eventuali progetti di messa in sicurezza che dovessero essere approvati.
Su questo specifico punto si dovranno aspettare gli sviluppi nei prossimi mesi, per capire quali e quanti progetti verranno approvati e con che risorse verranno finanziati.
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