Il giorno prima del colloquio programmato a Milano con il primo ministro ungherese Viktor Orbán, il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini ha dichiarato che in Ungheria “Il Pil cresce del 4%, la flat tax per le imprese è al 9%, l’anno scorso hanno abbassato l’Iva sui prodotti di largo consumo dal 27% al 5% (…) i salari crescono, il debito è sotto controllo”.
Verifichiamo una per una queste affermazioni.
Il Pil ungherese
Secondo Eurostat, il servizio statistico dell’Unione europea, il Prodotto interno lordo ungherese è in effetti cresciuto del 4% nel 2017, come afferma Salvini.
Nel 2016 era cresciuto del 2,2% e nel 2015 del 3,4%.
Nel 2018, secondo le ultime previsioni della Commissione europea di maggio di quest’anno, il Pil di Budapest dovrebbe crescere ancora del 4%, e nel 2019 del 3,2%.
Secondo Eurostat il Pil pro capite ungherese nel 2017 è il quintultimo nell’Unione (12.600 euro), davanti a Polonia, Croazia, Romania e Bulgaria. Quello dell’Italia è di 28.400 euro, più del doppio.
La tassazione delle imprese
In Ungheria le imprese pagano il 9% di imposta sul reddito. Come spiega un documento della società di consulenza tributaria ungherese OrientTax, questa imposta unica è stata varata nel dicembre 2016 ed è in vigore dal primo gennaio 2017.
Come riportava il Financial Times a novembre 2016, la flat tax andava a sostituire le due precedenti aliquote: al 10% per i redditi fino a 500 milioni di fiorini (circa 1,55 milioni di euro), al 19% per i redditi superiori.
La flat tax è la forma più generale, anche se esistono comunque altre possibilità di tassazione per le imprese che operano nel Paese magiaro, come spiega il sito del governo ungherese dedicato alla tassazione.
L’Iva
Come risulta dal sito del governo ungherese, l’Iva su beni come il latte fresco, le uova e il pollame è stato ridotto nel 2017 al 5%. In precedenza era al 27%.
Nel 2018 è poi stata operata un’analoga riduzione anche per frattaglie suine e pesce per il consumo umano e, secondo il ministero delle Finanze magiaro, la politica di riduzione dell’Iva sui beni di largo consumo dovrebbe proseguire anche nel 2019.
Anche l’Iva sui servizi Internet è stata ridotta, prima al 18% e successivamente al 5%.
Ma d’altra parte in Italia, sui beni alimentari citati (pollame, latte, uova, frattaglie, pesce e così via) si applica già da fine anni Ottanta l’aliquota Iva ridotta del 4% (v. DPR 633/1972, Tabella A, parte II).
I salari
Veniamo ai salari. Sempre in base ai dati Eurostat) risulta che in Ungheria il salario medio orario nel 2017 ammonti a 9,1 euro all’ora, in crescita rispetto al 2016 (8,3€), al 2015 (7,9€) e al 2014 (7,7 €).
Solo quattro Stati europei hanno un salario medio orario più basso: Romania, Bulgaria, Lettonia e Lituania.
Quello italiano è, nel 2017, di 28,2 euro, sostanzialmente stabile dal 2013.
Anche guardando al reddito medio netto annuale delle famiglie risulta che in Ungheria la situazione sia in miglioramento dal 2013 in poi. Se allora infatti il dato era di 4.449 euro all’anno nel 2017 era arrivato a 4.988 euro. Il dato italiano nel 2016, ultimo anno per cui abbiamo il dato Eurostat, era di 16.247 euro all’anno.
Il debito pubblico
Il debito pubblico dell’Ungheria in rapporto percentuale al Pil è in diminuzione dal 2011 in poi. Quell’anno ammontava infatti all’80,5% ed è progressivamente calato – quasi costantemente - fino al 73,6% del 2017.
Siamo ancora al di sopra del rapporto debito/Pil del 60% raccomandato dalle regole dell’Unione europea (Protocollo n. 12 sulla procedura per i disavanzi eccessivi) ma, proprio un articolo del Trattato sul funzionamento dell’Ue (art. 126 co.2 lett. b) stabilisce che il mancato rispetto di quel criterio non produce un intervento della Commissione se il rapporto debito/Pil si sta riducendo in misura sufficiente e se si avvicina al 60% a un ritmo adeguato.
Conclusione
Al di là dei necessari distinguo tra un Paese membro del G7, come l’Italia, e uno che è diventato un’economia di mercato da relativamente poco tempo, come l’Ungheria, Salvini cita una serie di dati corretti.
Il Pil ungherese è cresciuto del 4% nel 2017 e, secondo le previsioni, dovrebbe ripetere la prestazione anche nell’anno in corso. Le imprese pagano, in generale, un’aliquota unica al 9% sui propri redditi. L’Iva su diversi prodotti alimentari, ma non solo, è stata di recente abbassata dal 27% al 5% (ma in questo caso l’Italia ha un’Iva addirittura più bassa, al 4%). I salari sono in crescita e il debito pubblico in rapporto al Pil sta calando costantemente e convergendo verso i criteri fissati dalla Ue.
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