L’ex ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini ha scritto il 31 luglio su Facebook: “Le prime domeniche del mese [gratis nei musei] hanno trainato l’aumento dei visitatori a pagamento”. Franceschini stava commentando l’annuncio fatto dal suo successore Alberto Bonisoli di voler eliminare, dopo l’estate, le prime domeniche del mese gratuite nei musei.
Vediamo qual è la situazione.
La proposta di Bonisoli
Bonisoli non ha semplicemente proposto l’eliminazione delle prime domeniche del mese gratuite nei musei, ma un’eliminazione della loro obbligatorietà, richiesta – stando a quanto affermato dal ministro – dalla “opinione unanime” dei direttori dei vari musei da lui sentiti.
Bonisoli ha fatto l’esempio di Pompei: “Chi ci va a novembre?”, si è chiesto retoricamente il ministro. “Magari la prima o tutte le domeniche di quel mese si può aprire gratis perché non c'è tanta gente. Il problema è quando si viene costretti dal ministero ad aprire la prima domenica di agosto, con migliaia di turisti stranieri che arrivano e pensano che gli italiani sono pazzi perché li fanno entrare gratis”.
La misura introdotta da Franceschini
Con il decreto del 27 giugno 2014 n. 94 il Ministero dei Beni e delle attività culturali (MiBact), allora guidato appunto da Franceschini, aveva stabilito che, a partire dal primo luglio di quell’anno, “La prima domenica di ogni mese è in ogni caso libero l’accesso a tutti gli istituti ed ai luoghi della cultura di cui all’articolo 1, comma 1” del decreto ministeriale 507 dell’11 dicembre 1997.
Questi sono: “monumenti, musei, gallerie, scavi di antichità, parchi e giardini monumentali dello Stato”.
Il loro elenco completo, qui consultabile, ne comprende 486. A questi vanno poi aggiunti anche alcuni musei civici e privati che hanno liberamente scelto di aderire all’iniziativa.
L’andamento delle visite e degli incassi
Anche se ci fosse stato un aumento dei visitatori a pagamento negli ultimi anni, non bisogna fare l’errore di stabilire un nesso di causa tra le domeniche gratis nei musei e quell’aumento. Questo potrebbe infatti dipendere da molti fattori: i flussi turistici interni e stranieri, il miglioramento della situazione economica in Italia e nei Paesi di origine del flusso straniero, il calo del turismo in altre zone del mondo, e molto altro.
Insomma, anche in questo caso correlation doesn’t imply causation, un principio fondamentale del ragionamento logico.
Possiamo però verificare se un aumento dei visitatori e degli introiti ci sia effettivamente stato, in corrispondenza con quell’iniziativa. Altri studi poi dovranno dimostrare che, come dice Franceschini, le domeniche gratis abbiano fatto da traino agli ingressi a pagamento.
Secondo i dati del Mibact, nel 2013, l’ultimo anno prima che venissero introdotte le prime domeniche del mese gratis, i visitatori erano stati poco meno di 38,5 milioni, di cui 17,6 milioni paganti, e gli introiti vicini ai 126,5 milioni di euro.
Negli anni successivi i visitatori complessivi sono cresciuti con costanza: 40,7 milioni nel 2014 (+2,7 milioni sull’anno precedente), 43,3 milioni nel 2015 (+2,6 milioni), 45,4 milioni nel 2016 (+2,1 milioni) e 50,1 milioni nel 2017 (+4,7 milioni). Da circa 38 milioni a circa 50: nel quinquennio, una crescita percentuale di poco superiore al 30%.
All’interno del totale, i visitatori paganti sono cresciuti: 19 milioni nel 2014, 20,8 milioni nel 2015, 22,6 milioni nel 2016 e 24 milioni nel 2017. Nei cinque anni, è una crescita del 36,4%.
Come è facile immaginare, gli introiti sono andati crescendo in parallelo: 135,5 milioni di euro nel 2014, 155,5 milioni nel 2015, 173,4 milioni nel 2016 e 193,6 milioni nel 2017. Una crescita, nell’arco dei cinque anni, del 53% e dunque più che proporzionale rispetto a quella dei visitatori, sia complessivi che paganti.
L’apporto dei visitatori non paganti grazie alle prime domeniche del mese gratis è complessivamente di circa 12 milioni di persone nell’arco del quinquennio. Il loro numero è stato abbastanza costante negli anni: nel solo 2017 ne hanno approfittato più di 3,5 milioni di visitatori. Nel 2016 erano stati 3,1 milioni abbondanti, nel 2015 3,5 milioni e nel 2014 (nel secondo semestre, dato che l’iniziativa è cominciata il 1° luglio) 1,5 milioni circa.
Ma le domeniche gratis al museo non sono l’unica situazione in cui si può accedere al museo senza pagare: altre esenzioni, per età o per altre caratteristiche, fanno sì che la quota dei non paganti nei musei italiani sia comunque consistente.
Guardando ai numeri, chi ha usufruito delle domeniche gratuite è una quota minoritaria dei non paganti nei musei italiani, che nel 2017 – ad esempio – sono stati 10,9 milioni nei musei a pagamento, di cui 3,5 milioni appunto con l’iniziativa delle domeniche gratuite.
Teniamo anche conto che esistono diversi musei gratuiti sempre e per tutti, in cui sono entrati nello stesso 2017 oltre 15 milioni di visitatori.
L’andamento precedente
Ma prima dell’introduzione delle prime domeniche del mese gratis nei musei qual era l’andamento delle visite e degli introiti? Guardiamo ai dati del precedente quinquennio, 2008-2012.
I visitatori complessivi sono stati 33,1 milioni nel 2008, 32,4 milioni nel 2009, 37,3 milioni nel 2010, 41,2 milioni nel 2011 e 37,2 milioni nel 2012. Una crescita del 12,4% circa nel quinquennio.
Tra questi, i visitatori paganti sono stati 15,6 milioni nel 2008, 14,6 milioni nel 2009, 15,5 milioni nel 2010, 17,2 milioni nel 2011 e 16,8 milioni nel 2012. Nei cinque anni, una crescita del 7,7%.
Gli introiti sono stati 104 milioni di euro nel 2008, 97 milioni nel 2009, 104,5 milioni nel 2010, 117 milioni nel 2011 e 118,5 milioni nel 2012. Una crescita del 14% nei cinque anni.
Si può notare che la crescita – pur altalenante – nel numero di visitatori, complessivi e paganti, e negli introiti è precedente all’introduzione delle prime domeniche del mese gratis nei musei, ma significativamente inferiore (di nuovo, non è possibile stabilire un nesso di causa/effetto tra i due fenomeni).
Conclusione
Da quando sono state istituite le domeniche gratis al museo, il primo luglio 2014, il numero di visitatori nei musei italiani, sia complessivi che paganti, è cresciuto con costanza e quello degli introiti è cresciuto più che proporzionalmente.
Prima che la misura fosse introdotta - nei cinque anni precedenti - si era comunque registrata una crescita, dei visitatori, complessivi e paganti, e degli introiti. Ma la crescita era significativamente inferiore a quella del quinquennio successivo. Insomma: questo indizio va nella direzione di quanto suggerito da Franceschini, ma senza uno studio specifico non è possibile dimostrare con assoluta certezza un nesso di causa tra domeniche gratis e aumento dei visitatori a pagamento.
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