L'ex segretario Pd ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, nella sua eNews del 19 aprile ha scritto tra le altre cose: "Oggi la situazione del nostro Paese è migliore (rispetto al 2014 ndr). E bisognerebbe avere l'onestà intellettuale di riconoscerlo.
Il Fondo Monetario ha appena rivisto al rialzo le stime sul PIL, gli occupati crescono secondo i dati Inps, i flussi migratori sono in netto calo". Renzi descrive quindi il miglioramento della situazione italiana in base a tre criteri: l'aumento degli occupati, la revisione al rialzo delle stime sul Pil e il calo dei flussi migratori. La scelta di questi numeri e non di altri è naturalmente frutto di una visione politica. Abbiamo comunque verificato i tre dati citati.
Le stime sul Pil
Il Fondo Monetario Internazionale ha da poco diffuso il suo report World Economic Outlook - April 2018, in cui prevede per l'Italia una crescita del Pil nell'anno in corso dell'1,5%. Come sostiene correttamente Renzi, si tratta di una stima al rialzo rispetto alle precedenti. Nel World Economic Outlook - October 2017, la stima per il 2018 prevedeva una crescita del Pil italiano dell'1,1%.
L'aggiornamento di gennaio 2018 - World Economic Outlook Update, January 2018 - aveva già rivisto al rialzo la previsione di crescita del Pil italiano, rispetto al report di ottobre, portandola dall'1,1% all'1,4%. Quindi l'ultimo report, di aprile 2018, ha modificato la stima al rialzo dello 0,1% rispetto all'aggiornamento di gennaio e dello 0,4% rispetto al report di ottobre 2017.
Ultimi in Europa
Bisogna comunque notare come l'Italia, con una crescita prevista del Pil per il 2018 all'1,5%, sia in ultima posizione nella Ue. Tutti gli altri 27 Stati membri crescono più di noi. Il Regno Unito, con l'1,6% di crescita prevista, è in penultima posizione, dietro al Belgio, terzultimo con l'1,9%. Gli altri crescono addirittura più del 2% (es. Francia 2,1%, Germania 2,5% e Spagna 2,8%).
Gli occupati
I dati Inps
Il report mensile più recente dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps si riferisce ai primi due mesi del 2018 e conferma - indirettamente, visto che analizza la dinamica dei contratti e non gli "occupati" in senso stretto - la crescita degli occupati citata da Renzi. Si legge nel report che, nel periodo in questione, le assunzioni nel settore privato "sono state 1.139.000: sono aumentate del 19,3% rispetto allo stesso periodo del 2017. In crescita risultano tutte le componenti: contratti a tempo indeterminato +8,4%, contratti di apprendistato +23,2%, contratti a tempo determinato +15,2%, contratti stagionali +12,2%, contratti in somministrazione +26,5% e contratti intermittenti +85,3%".
Crescono poi anche le trasformazioni da contratti a tempo determinato a indeterminato: 82.861 nel primo bimestre 2018 contro le 46.153 del primo bimestre 2017, un aumento del 79,5%. Aumentano però anche le cessazioni dei rapporti di lavoro che, si legge nel report, "nel complesso sono state 844.000, in aumento rispetto all'anno precedente (+14,8%): a crescere sono le cessazioni di tutte le tipologie di rapporti a termine, soprattutto i contratti a tempo determinato e in somministrazione, mentre diminuiscono quelle dei rapporti a tempo indeterminato (-7,1%)". Il saldo tra assunzioni e cessazioni in ogni caso è positivo, +296.000 a gennaio-febbraio 2018, e superiore a quello del corrispondente periodo del 2017 (+220.000).
I dati Istat
L'Istat, che invece parla esplicitamente di "occupati" e prende in considerazione sia il settore pubblico che quello privato, ne conferma in ogni caso la crescita nell'ultimo anno. Come si vede nelle serie storiche, gli occupati erano 22.946.507 a febbraio 2017 e sono aumentati a 23.055.309 a febbraio 2018. Una crescita di 108.802 unità, pari a poco meno dello 0,5%.
La crescita è confermata anche in una valutazione mese su mese, considerato che i 23.055.309 di febbraio 2018 rappresentano un aumento rispetto a gennaio, quando gli occupati erano 23.036.183. Non si tratta tuttavia del miglior dato degli ultimi mesi, restando leggermente al di sotto del picco di settembre 2017, quando gli occupati erano stati 23.087.275.
Gli sbarchi
Come abbiamo avuto modo di verificare di recente, analizzando dichiarazioni sia di esponenti nazionali che europei della politica, gli sbarchi in Italia hanno subito una drastica riduzione negli ultimi mesi. Da luglio 2017 gli arrivi via mare di migranti, nel confronto coi mesi corrispondenti dell'anno precedente, risultano in calo costante. Inoltre nei primi tre mesi del 2018, secondo i dati del Viminale, sono arrivati in Italia 6.296 migranti (4.182 a gennaio, 1.065 a febbraio e 1.049 a marzo).
Nel 2017 nello stesso periodo erano sbarcate 24.292 persone (di cui 10.853 solo a marzo). Dunque la riduzione del flusso migratorio registrata è del 74%. Anche ad aprile, mese di cui sono disponibili solo i dati parziali, si conferma il crollo degli sbarchi: al 20 del mese sono infatti arrivate in Italia 1.255 persone, contro le 12.953 di aprile 2017.
Conclusione
Le affermazioni di Renzi sono corrette. Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le stime del Pil italiano per il 2018, che dovrebbe crescere dell'1,5% (+0,1% rispetto alle previsioni di gennaio e +0,4% rispetto a quelle dell'ottobre scorso), un dato che ci lascia comunque ultimi nella Ue. Gli occupati sono in aumento, come certifica l'Istat (Renzi cita l'Inps, che ha diffuso dati incoraggianti, ma che non parlano esplicitamente di occupati bensì di contratti). Gli sbarchi, infine, sono in netta riduzione: -74% nei primi tre mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017.
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