Ospite di Otto e Mezzo su La7 lo scorso 21 febbraio, Silvio Berlusconi ha dichiarato (min. -17.20): “L'Università di Siena ha giudicato che io abbia mantenuto l'80 e passa per cento degli impegni di quel contratto che avevo firmato con Vespa”.
Si tratta di una bufala, oltretutto già smentita in passato.
Lo studio dell’Università di Siena
L’ ambito
Lo studio dell’Università di Siena a cui si riferisce Berlusconi è il “Rapporto sul Governo, Terza edizione (Giugno 2005)” del Circap, il Centro Interdipartimentale di Ricerca sul Cambiamento Politico.
Per prima cosa, il rapporto non ha preso in considerazione il “Contratto con gli italiani” firmato da Berlusconi, ospite di Vespa, nel 2001. Quel documento elencava cinque punti soltanto (pressione fiscale, sicurezza, pensioni, occupazione e opere pubbliche), mentre lo studio dell’ateneo senese ha analizzato le “promesse più importanti” del programma di governo Berlusconi II: ad esempio la separazione delle carriere dei giudici, la riforma della scuola, la devolution eccetera.
Dunque associare il giudizio dell’Università di Siena al “contratto firmato con Vespa” è già di per sé sbagliato. Ma il vizio maggiore dell’affermazione di Berlusconi non è questo.
Il contenuto
Nel rapporto dell’ateneo senese, in particolare, si legge: “Nel caso del governo Berlusconi, scopriamo che nei quattro anni di vita di questo gabinetto si è potuto registrare l’attuazione (almeno parziale) dell’80% delle promesse più importanti”. Lo studio si riferisce al governo Berlusconi nato dopo le elezioni del 2001.
Lo studio del Circap elenca poi alcune delle promesse “realizzate”: “il piano per la ri-organizzazione della pubblica amministrazione (piano Stanca), la devoluzione, la semplificazione legislativa, numerose opere pubbliche, la riduzione fiscale per le imprese, quella parziale per le famiglie, le misure tese a far rientrare i capitali all’estero, la riforma del lavoro, la nuova legge sull’immigrazione, la separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, una nuova riforma della scuola”.
Sembrerebbe dunque, a prima vista, che lo studio confermi quanto affermato ancora di recente da Berlusconi. Ma, come avevamo già scritto in passato, in realtà la situazione è differente.
Il significato
Intervistato da uno studente dell’Università di Siena, all’epoca collaboratore dell’'Unità', il professor Maurizio Cotta – politologo di centro-destra e autore dello studio del Circap – aveva chiarito[1] come il contenuto del suo studio fosse stato travisato.
Cotta in particolare aveva spiegato: “La nostra valutazione tecnica è basata sui pledge, ovvero le cose che un governo dichiara che si faranno. Nel caso del governo Berlusconi, l’80% dei propositi è stato attuato […]. Nei nostri parametri di ricerca, per promessa attuata s’intende discussa almeno una volta in Parlamento. Che poi le proposte di legge siano passate o meno, è un altro discorso”.
La questione era in effetti già chiarita in una nota nello studio, dove si specificava: “È importante ricordare ancora che qui guardiamo alle azioni dei ministri, cioè all’impegno dei ministri relativo alle promesse elettorali. Consideriamo dunque una ‘cosa fatta’ semplicemente quando il progetto di legge è inviato al parlamento, senza considerare l’iter parlamentare”.
Richiesto poi di commentare l’affermazione di Berlusconi di allora, secondo cui “Il nostro governo […] ha portato a buon fine l’80% del suo programma: è un dato che viene da uno studio dell’università di Siena”, il professor Cotta, nell’intervista, aveva risposto: “Non è questo il dato che si evince dalla mia analisi. ‘Portare a buon fine’ è cosa diversa dalla nostra misura scientifica di attuazione, peraltro diffusissima nel mondo delle scienze politiche. Ciò che è stato detto oggi comunque è falso”.
Quindi quanti impegni del “contratto con gli italiani” ha mantenuto Berlusconi?
In una nostra analisi del 2013 avevamo verificato, comunque, che delle promesse fatte agli italiani nel “contratto” del 2001, solo una minoranza erano state pienamente rispettate.
In particolare, la promessa di introdurre un'esenzione totale per i redditi inferiori ai 22 milioni (di vecchie lire) è stata mantenuta a metà: la cosiddetta "no tax area" è stata introdotta nel 2003 ma solo (v. studio Ocse) per i redditi da 3.000 euro fino ad un massimo di 7.500 euro, e solo in specifiche situazioni.
La promessa di semplificare il sistema di aliquote sul reddito riducendone il numero a due – il 23% per i redditi inferiori ai 200 milioni (sempre in lire) e il 33% per i redditi superiori ai 200 milioni – è stata disattesa.
Mantenuta invece la promessa di abolire la tassa di successione e sulle donazioni con la legge 383/2001.
Per quanto riguarda le promesse circa “l’istituzione del poliziotto (o carabiniere, o vigile) di quartiere” e la "forte riduzione del numero di reati rispetto agli attuali 3 milioni”, la prima è stata mantenuta: il ruolo poliziotto di quartiere fu istituito nel 2002 e a gennaio 2006 ne risultavano circa 3.700.
La seconda decisamente no. Se andiamo infatti a vedere i dati del rapporto del 2006 sulla criminalità pubblicato dalla Polizia di Stato, il totale dei delitti è aumentato dal 2001 al 2006, da 2.163.830 a 2.752.275.
Anche la promessa di portare le pensioni minime a un milione di lire (circa 500 euro) non è stata mantenuta che in piccola parte: secondo la verifica allora condotta da LaVoce.info “nel 2006 si può stimare che vi fossero ancora 4,4 milioni di persone con pensione inferiore ai 550 euro”.
Anche il “dimezzamento del tasso di disoccupazione” e il “milione e mezzo di nuovi posti di lavoro” sono obiettivi che non sono stati raggiunti, anche se i dati sono andati almeno in parte in quella direzione. La disoccupazione è scesa dal 9% al 6,8% e gli occupati sono sì aumentati di circa 1,22 milioni, ma più della metà di questi (634.728) erano irregolari regolarizzati con la Bossi-Fini, non “nuovi” posti di lavoro.
Anche sulle “Grandi Opere”, infine, le promesse di Berlusconi non sono state realizzate che in parte.
Conclusione
Berlusconi, parlando dello studio dell’Università di Siena, rispolvera una vecchia bufala. Lo studio del Circap che cita, oltre a non considerare il “contratto con gli italiani” ma il programma complessivo del centrodestra, ha un significato molto diverso da quello che gli attribuisce l’ex Cavaliere, come chiarito al di là di ogni dubbio dall’autore dello studio stesso.
Inoltre, analizzando i provvedimenti attuati tra il 2001 e il 2006, risulta che la maggior parte delle promesse contenute nel “contratto” del 2001 non siano state rispettate.
[1] 'L’Unità' del 28.09.2005, pagina 3, foglio 1, “Il premier falsifica i nostri dati”, Intervista a Maurizio Cotta, di Claudio Lenzi
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