Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, ospite di Porta a Porta lo scorso 31 gennaio, ha dichiarato (min. 30.50): “Noi abbiamo avuto quest’anno il boom per quanto riguarda la lotta all’evasione fiscale, con 19 miliardi. In cinque anni un aumento del 25% delle entrate dovute alla lotta all'evasione”.
Si tratta di un’affermazione corretta, anche se sulla cifra si possono fare diverse osservazioni.
Il dato del 2016
Il dato menzionato dal ministro Pinotti, dei 19 miliardi, è relativo al 2016. Come avevamo già verificato in passato, è un dato corretto, ed è vero anche che costituisce un record.
Come specificato dall’Agenzia delle Entrate, dei 19 miliardi totali 4,1 derivano dalla cosiddetta voluntary disclosure (procedure di collaborazione volontaria), voluta a suo tempo dal governo di Matteo Renzi, e poi rinnovate, per far emergere i capitali illegalmente detenuti in patria o all’estero.
Ci sono state polemiche intorno alla questione se questi 4,1 miliardi andassero considerati o meno nel totale. Si tratta infatti di una misura una tantum e a cui gli interessati hanno partecipato volontariamente.
Ma anche non conteggiandoli, e facendo così scendere il totale dei miliardi recuperati all’evasione a 14,9, il record rimane. Nel 2015, infatti, il totale recuperato all’evasione era già stato di 14,9 miliardi (record, ma di cui 200 milioni derivanti da voluntary disclosure) e nel 2014 di 14,2 miliardi (altro record, senza voluntary disclosure).
Incassi da attività di controllo
Ma quanti di quei miliardi sono frutto di controlli fiscali? Analizziamo la sotto-voce degli incassi da attività di controllo del corretto adempimento degli obblighi fiscali dei contribuenti (si affianca alle “liquidazioni” e, dal 2015 incluso, ai “versamenti spontanei”).
Tale attività è finalizzata a contrastare i fenomeni evasivi ed elusivi e a favorire l'adempimento spontaneo del contribuente (tax compliance). Vengono dunque qui conteggiati nel totale anche i miliardi delle voluntary disclosure.
Gli incassi da attività di controllo sono ammontati (qui scaricabili i file relativi ai vari anni) nel 2012 a 7,2 miliardi, nel 2013 a 7,6 miliardi, nel 2014 a 8,1, nel 2015 a 7,7 miliardi e nel 2016 a 10,5 miliardi.
Se però sottraiamo i miliardi derivanti dalla voluntary disclosure, emerge un calo degli incassi da attività di controllo vere e proprie: a 7,5 miliardi nel 2015 e a 6,4 miliardi nel 2016. Questo elemento, secondo l’opinione del professor Dario Stevanato, docente di Diritto tributario all’università di Trieste, dimostra che «è scarsa o nulla la capacità dei controlli di incidere sull’evasione da occultamento».
I record recenti dipendono piuttosto da misure una tantum e da un aumento delle “liquidazioni” - il versamento tardivo di imposte regolarmente dichiarate dai contribuenti, il cui recupero avviene in modo automatizzato - passate dai 5,3 miliardi del 2012 agli 8 miliardi del 2016.
«Per cui, paradossalmente - scrive ancora Stevanato - il gettito dell’attività di controllo potrà anche continuare ad aumentare senza che l’evasione diminuisca».
Il dato del 2017
Il giorno dopo le dichiarazioni del ministro della Difesa sono stati anticipati anche i dati relativi al 2017. Il direttore generale dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, ha infatti presentato i dati dell’anno da poco concluso proprio il primo febbraio.
Secondo quanto affermato da Ruffini, nel 2017 si è registrato un nuovo record: l’attività di recupero dell'evasione fiscale ha riportato nelle casse dello Stato 20,1 miliardi di euro, con un aumento del 5,8% rispetto al 2016.
L’aumento del 25%
Pinotti parla di un aumento del 25% nelle entrate dovute alla lotta all’evasione negli ultimi cinque anni: prendiamo come punto di partenza il 2016 - anno a cui lei stessa fa riferimento parlando dei 19 miliardi - e che era, al momento della sua dichiarazione, l’ultimo periodo per cui erano disponibili i dati.
Dal 2012 al 2016, tali entrate sono passate da circa 12,5 miliardi a 19: un aumento di 6,5 miliardi, cioè del 52%. Più del doppio di quanto affermato dalla Pinotti.
Se consideriamo per il 2016 non 19 miliardi di euro, che includono quanto recuperato grazie alle voluntary disclosure, ma 14,9 miliardi, l’aumento è di 2,4 miliardi, cioè del 19,2%: poco meno di quanto dichiarato dal ministro.
Conclusione
Il ministro Pinotti ha ragione quando sostiene che i 19 miliardi del 2016 siano un “boom” di entrate. Se si sottraggono i 4,1 miliardi delle voluntary disclosure, il totale scende a 14,9 miliardi, che è comunque un record – poco superiore ai 14,7 miliardi dell’anno precedente (ma non esattamente un “boom”).
Almeno un esperto ha poi sollevato dubbi sul fatto che gli ottimi risultati numerici corrispondano davvero a efficace contrasto all’evasione fiscale.
Imprecisa invece sull’aumento percentuale delle entrate dovute alla lotta all’evasione: considerando il dato di 19 miliardi del 2016, che lei stessa cita, e quello di 12,5 miliardi del 2012, l’aumento è del 52%, non del 25% come affermato dal ministro.
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