Ospite di Fabio Fazio lo scorso 10 dicembre, il presidente del Senato e leader della neonata coalizione di sinistra “Liberi e Eguali” Pietro Grasso ha dichiarato in due diverse occasioni (min. 11.43 e min. 17.48) che “in Italia ci sono 18 milioni di persone a rischio povertà”.
È un’affermazione sostanzialmente corretta, con una precisazione.
La povertà in Italia
Nell’ultimo rapporto Istat “Condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie”, pubblicato proprio pochi giorni fa - il 6 dicembre - e riferito all’anno scorso, si legge: “Nel 2016 si stima che il 30,0% delle persone residenti in Italia sia a rischio di povertà o esclusione sociale, registrando un peggioramento rispetto all’anno precedente quando tale quota era pari al 28,7%”.
Il totale dei residenti in Italia era, al primo gennaio 2017, di 60 milioni e 590 mila persone circa. Il 30% è dunque di 18 milioni e 177 mila persone.
Il numero non si riferisce però solo alle persone a rischio povertà, ma anche a quelle che rientrano in una categoria più ampia e definita come “a rischio di esclusione sociale”.
La definizione di “persone a rischio povertà o esclusione sociale” è stata adottata nell’ambito della Strategia Europa 2020, il programma dell’UE per la crescita e l’occupazione per il decennio in corso.
Con tale definizione ci si riferisce a persone che trovano in almeno una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro.
Secondo il citato rapporto Istat, nel 2016 “aumentano sia l’incidenza di individui a rischio di povertà (20,6%, dal 19,9%) sia la quota di quanti vivono in famiglie gravemente deprivate (12,1% da 11,5%), così come quella delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (12,8%, da 11,7%). Gli insiemi sono in parte sovrapposti.
Le persone a rischio povertà, in senso stretto, sono dunque il 20,6%, non il 30%. In numeri assoluti significa che non si tratta di 18 milioni di individui, ma di 12 milioni e 480 mila persone circa.
Il contesto
Questo dato viene inquadrato in un contesto, tratteggiato dall’Istat, di ripresa economica ma di aumento delle diseguaglianze e del rischio di povertà ed esclusione sociale.
In testa al rapporto del 6 dicembre si legge infatti: “I risultati dell’indagine mostrano una significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere d’acquisto delle famiglie (riferito al 2015), associata a un aumento della disuguaglianza economica e del rischio di povertà o esclusione sociale”.
E ancora: “La crescita del reddito è più intensa per il quinto più ricco della popolazione, trainata dal sensibile incremento della fascia alta dei redditi da lavoro autonomo, in ripresa ciclica dopo diversi anni di flessione pronunciata”.
Conclusione
Al di là della forma, per cui Grasso è impreciso a parlare di 18 milioni di persone a rischio povertà quando in realtà queste sono meno di 12,5 milioni, la sostanza di quanto è affermato dal presidente del Senato è corretto.
Nel 2016 in Italia le persone in gravi difficoltà economiche, siano esse a rischio di povertà o di esclusione sociale, sono infatti più di 18 milioni, il 30% della popolazione.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it