Il 4 ottobre scorso il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Riprendono gli SBARCHI, nel silenzio delle tivù. Centinaia di tunisini sbarcati in Sicilia, centinaia di algerini sbarcati in Sardegna”.
L’affermazione del leader legista è abbastanza corretta se presa alla lettera, ma il tono allarmistico è un’esagerazione al momento ingiustificata.
I numeri degli sbarchi nel 2017
Per i primi sei mesi del 2017 (escluso gennaio) il numero di sbarchi in Italia è stato di norma superiore rispetto all’anno precedente. Già il 2016 con 181.436 arrivi era stato un anno da record per gli arrivi via mare e alcune proiezioni ipotizzavano 200 mila o addirittura 250 mila arrivi per quest’anno.
Al 30 giugno 2017 il Viminale registrava infatti 83.360 sbarchi contro i 70.222 dello stesso periodo del 2016: il 18,71% in più.
Gli accordi con vari attori operativi in Libia – il Paese da cui, dal 1 gennaio fino al 31 agosto 2017, l’Unhcr calcola sia partito il 95% dei migranti – negoziati dal governo italiano hanno portato a una consistente riduzione del flusso migratorio.
Così – in base ai dati del Viminale – a luglio 2017 gli sbarchi sono stati meno della metà rispetto allo stesso mese del 2016: 11.459 contro 23.552. Ad agosto la riduzione è stata ancor più evidente: 3.914 gli sbarchi nel 2017 contro i 21.294 del 2016.
A settembre di quest’anno gli sbarchi sono stati 6.083, contro i 16.975 dell’anno scorso.
Dunque è vero che a settembre 2017 gli sbarchi sono aumentati rispetto al mese precedente, ma si conferma la tendenza a una forte riduzione dei numeri rispetto agli stessi mesi del 2016.
Con 106.118 migranti sbarcati tra il 1 gennaio e il 4 ottobre 2017, quest’anno si registra un calo complessivo del -20,68% rispetto allo stesso periodo del 2016 (quando erano arrivati 133.785 migranti).
Le rotte tunisina e algerina
Salvini parla poi di “centinaia di tunisini sbarcati in Sicilia, centinaia di algerini sbarcati in Sardegna”.
Al 31 agosto 2017 erano sbarcati in Italia 1.357 tunisini e 1.062 algerini (rispettivamente l’1,5% e l’1,1% del totale). Centinaia, secondo le recenti cronache, sarebbero arrivati poi negli ultimi giorni.
Ma al di là dei cittadini dei due Paesi – pure parte del fenomeno – che decidono di partire, nelle ultime settimane si è parlato molto di come le rotte che partono da questi Paesi si stiano gonfiando dopo la chiusura di quella libica.
I dati del Viminale elaborati dal Sole 24 Ore, aggiornati al 2 ottobre, parlano di un aumento (nel 2017 rispetto al 2016) del +371,8% per le partenze dalla Tunisia e del +107,2% per quanto riguarda quelle dall’Algeria.
Sono percentuali importanti, che tuttavia hanno un impatto scarso numerico, considerato che sul totale di 105.806 migranti (dato del 2 ottobre) quelli arrivati su queste due rotte pesano rispettivamente il 2,56% e l’1,38%.
I contorni della situazione restano per ora inalterati rispetto a quelli dell’ultimo trimestre: il forte flusso migratorio che aveva interessato l’Italia negli ultimi 18 mesi è stato ridotto. Gli sbarchi proseguono ma a ritmi molto più bassi e l’apertura di nuove rotte non consente, ad oggi, lo stesso afflusso di persone di quando era pienamente operativa la rotta libica.
Conclusione
Dunque Salvini ha ragione sulla ripresa degli sbarchi, se intende che a settembre 2017 sono arrivati più migranti che ad agosto 2017. Ma si tratta sempre di un crollo degli arrivi rispetto agli stessi mesi del 2016.
Quanto all’arrivo di centinaia di tunisini e algerini, Salvini ha ragione. Si tratta tuttavia di due rotte che sono ancora scarsamente utilizzate e che pesano per una percentuale residuale del totale delle partenze.
Al momento, insomma, non si può dire che ci sia una ripresa degli sbarchi ai ritmi elevati del 2016 e della prima metà del 2017.