Il 5 luglio scorso, il blog di Beppe Grillo ha rilanciato con grande risalto il video di un’intervista con Emma Bonino sul tema dell’immigrazione, in un post dal titolo 'L’indicibile accordo del governo sugli sbarchi in Italia'.
Nel segmento video, tratto da Radio Radicale e presentato come "un’intervista dei giorni scorsi", l’ex ministro degli Esteri dice: "Nel 2014-2016 abbiamo chiesto che il coordinatore fosse a Roma, alla Guardia Costiera, e che gli sbarchi avvenissero tutti in Italia. L’accordo l’abbiamo fatto noi, violando peraltro Dublino, ma quello è un altro discorso".
A partire da questa dichiarazione, il post – firmato solo “Movimento 5 Stelle” – si chiedeva se esistesse un accordo segreto stipulato dalle autorità italiane e se l’Italia avesse ricevuto in cambio qualcosa.
La questione è emersa anche in un’intervista con il ministro della Giustizia Andrea Orlando, ospite di In Onda su La7 lo stesso 5 luglio, che però non ha aggiunto particolari o spiegazioni. Per questo motivo, il 7 luglio il blog di Beppe Grillo è tornato sull’argomento con un post dal titolo 'L’Orlando impappinato sugli sbarchi'.
A che cosa si riferiva Emma Bonino, dunque? E in quale contesto?
L’intervista con Emma Bonino
Il video è in effetti recente. È stato girato il 3 luglio, a Brescia, all’Assemblea generale di Confartigianato Brescia e della Lombardia Orientale. La registrazione integrale dell’evento è disponibile sul sito di Radio Radicale: Emma Bonino è stata intervistata a lungo dalla direttrice del Giornale di Brescia Nunzia Vallini (dal minuto 49’).
Il testo riportato dal blog di Grillo è corretto, anche se prende solo uno spezzone dell’intero discorso, più complesso.
Il 6 luglio, intervistata da Radio Radicale, Emma Bonino è poi tornata sul tema precisando ulteriormente le proprie affermazioni. "Quando ci si occupa di un tema è bene non farlo in modo approssimativo, perché i piani operativi che riguardano sia Triton che l’operazione Sophia prevedono esattamente che il coordinamento di tutti gli sbarchi è deciso dal centro di Roma e devono sbarcare in Italia. Questo non è un segreto di stato, è esattamente quello che è successo", afferma Bonino.
"Tanto è vero – prosegue – che il ministro Minniti chiederà di rivedere i piani operativi, in particolare quello che riguarda Sophia, che stabilisce che il coordinamento di tutti gli sbarchi è fatto dal centro di Roma e che gli sbarchi debbano avvenire in Italia, facendosi l’Italia responsabile anche della zona di search and rescue [SAR]: non solo quella di competenza dell’Italia, ma anche quella decisa e stabilita da Malta. Francamente non c’è alcun accordo indicibile".
Sul perché si sia scelta questa soluzione Bonino ammette di non saperlo, in quanto non ha partecipato alla stipula di questi accordi che sono stati gestiti dal ministero dell’Interno, ma azzarda l’ipotesi che l’Italia volesse governare questa operazione, avendone il controllo con il centro stabilito a Roma. Modificare questo accordo, secondo Bonino, non sarà affatto facile.
Il precedente del 2016
Le polemiche sul peso del ruolo italiano, peraltro, non sono nuove. Le parole di Emma Bonino – da noi sentita e che le ribadisce – erano state confermate anche da quanto emerso in una precedente polemica, sollevata nell’Europarlamento da Elisabetta Gardini (Forza Italia) nel marzo 2016 e qui bene spiegata ad esempio dall’Indipendent.
Gardini chiedeva se esistesse un qualche accordo segreto tra Malta e Italia, secondo cui la seconda si sarebbe fatta carico dei migranti salvati nelle acque territoriali della prima, in cambio di concessioni petrolifere privilegiate per l’Italia. Il numero di migranti accolti da Malta era infatti sensibilmente calato nei mesi precedenti.
Alle parole di Gardini aveva risposto il commissario europeo agli Affari interni e alla Migrazione, Dimitris Avramopoulos, che aveva sostenuto di non essere al corrente di alcun tipo di accordo del genere. Anzi.
Avramopoulos sottolineava che "le operazioni nell’area operativa della missione Triton, ospitata dall’Italia e che vede anche la partecipazione di asset maltesi, copre larga parte dell’area che spetterebbe a Malta in base alle convenzioni internazionali. Le regole per lo sbarco dei migranti intercettati e salvati nell’ambito di Triton sono fissate nei piani operativi concordati tra Frontex [l’agenzia europea che controlla le frontiere esterne della Ue, NdR] e l’Italia".
Queste regole stabiliscono che le navi delle operazioni facciano riferimento all’Italia, continuava il commissario UE: "Le unità navali che partecipano a Triton sono autorizzate dall’Italia a sbarcare, in via di principio, nel suo territorio tutte le persone intercettate nelle sue acque territoriali così come quelle intercettate nell’intera area operativa della missione Triton".
Siamo al momento in attesa di ricevere tali piani operativi dai comandi relativi alle operazioni Triton (Frontex) e Sophia (Eunavfor MED) per poterli divulgare, ma non c’è motivo di ritenere che il commissario europeo (e l’ex ministro Bonino) siano entrambi in errore.
Infine, Avramopoulos faceva notare come il grosso delle operazioni di salvataggio non avvenissero nell’area operativa di Triton ma a ridosso delle coste libiche. Dove oggi, dopo la fine della missione di salvataggio Mare Nostrum voluta dal governo Letta con Bonino ministro degli Esteri, operano le navi delle ONG.
Conclusione
Dunque l’intera recente polemica sembra pretestuosa. Gli accordi fatti dall’Italia erano già noti e se ne era già parlato in sede europea. Le parole Emma Bonino sono perfettamente spiegabili in base a quanto già sappiamo sulle decisioni passate per gestire l’emergenza migranti: non sono una prova, di per sé, di una qualche trattativa segreta. Le critiche, oltretutto, sono in ritardo di più di due anni.Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it