Intervistato dal direttore dell’Agi, Riccardo Luna, nel corso della diretta web “Viva l’Italia”, il senatore Roberto Calderoli (Lega Nord) ha fatto una serie di dichiarazioni a proposito dell’acquisto della cittadinanza italiana da parte degli stranieri e non solo. Le abbiamo sottoposte al nostro fact-checking.
Record di cittadinanze rilasciate dall’Italia
Calderoli si dice contrario alla proposta di legge sull’acquisto della cittadinanza in base al criterio dello ius soli, e rivendica il proprio ruolo nell’averla tenuta bloccata in Parlamento negli ultimi due anni. Il senatore, per spiegare perché la ritenga sbagliata, afferma: “Noi siamo i recordmen, quest’anno, delle cittadinanze rilasciate in un Paese europeo. Nessun Paese ha rilasciato più cittadinanze dell’Italia”.
Si tratta di un’affermazione quasi corretta. “Quasi”, perché gli ultimi dati resi disponibili lo scorso marzo da Eurostat, l’istituto statistico dell’Unione europea, sono relativi al 2015, e non all’anno corrente. Corretto invece il “record” dell’Italia.
Nel 2015, con 178 mila cittadinanze italiane concesse, il nostro Paese guida questa classifica. Seguono Regno Unito, con 118 mila cittadinanze britanniche, Spagna (114.400), Francia (113.600) e Germania (110.100).
L’anno precedente era prima la Spagna, con 205.900 nuove cittadinanze spagnole concesse, seguita dall’Italia (129.900) e dal Regno Unito (125.600).
Lo status dei minori stranieri
Calderoli, come si evince dalla frase qui sotto, sviluppa il ragionamento per cui già con la legge attuale chi nasce qui può diventare cittadino una volta maggiorenne, e fino a quel momento della cittadinanza non se ne farebbe molto. Dice: “gli stessi diritti della cittadina o del cittadino il minore [straniero ndr.] ce li ha in comune”.
Si tratta di un’affermazione tendenzialmente corretta.
A tutela del minore opera la Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo, redatta a New York dall'Assemblea generale dell'ONU nel 1989 e ratificata dall’Italia nel 1991. In base ad essa ai minori stranieri, residenti regolarmente o meno, sono garantiti vari diritti, ad esempio il diritto di essere registrato immediatamente al momento della sua nascita, il diritto ad un nome, ad acquisire una cittadinanza e, nella misura del possibile, a conoscere i suoi genitori e a essere cresciuto da essi, eccetera.
Ma soprattutto lo Stato italiano, in base a tale Convenzione e alla propria Costituzione, garantisce ai minori stranieri l’accesso all’istruzione di ogni ordine e grado e alle cure sanitarie (per chi è regolare è obbligatoria l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale, per chi è irregolare questo non è possibile ma le cure sono comunque garantite).
Anche per quanto riguarda l’adozione, il discrimine che pone la legge non è la nazionalità del bambino, ma la sua residenza. Se risiede in Italia – perché magari qui è nato e qui è stato abbandonato – valgono le norme dell’adozione nazionale, al pari che per un minore italiano. L’adozione internazionale riguarda invece i minori residenti all’estero.
Ci sono delle situazioni, comunque, c’è una discriminazione tra un minore cittadino e un minore straniero, ma non hanno a che fare coi diritti fondamentali. Si pensi ad esempio a due compagni di classe entrambi nati in Italia, uno con passaporto italiano e uno con passaporto iracheno, che devono andare all’estero. La differenza di trattamento sarebbe, per la maggior parte delle mete, macroscopica.
La cittadinanza degli attentatori
Infine Calderoli afferma, riferendosi all’ondata terroristica che ha colpito l’Europa negli ultimi anni, che “tutti gli attentatori avevano in mano il passaporto del Paese dove hanno fatto l’attentato”.
L’affermazione è falsa, anche se è vero che la maggioranza degli attentatori avevano la cittadinanza del Paese dove hanno colpito.
Partendo dall’attacco a Charlie Hebdo e arrivando fino a Manchester, 20 attentatori su 23 erano cittadini europei (tutti tranne un cittadino uzbeko, che colpì a Stoccolma nell’aprile 2017, uno tunisino che investì la folla sul lungomare di Nizza nel luglio 2016 e un altro tunisino, Anis Amri, autore della strage di Berlino nel dicembre 2016).
Di questi 20, ben 15 erano cittadini del Paese dove hanno colpito. Tutti tranne lo svedese Osama Krayem, coinvolto nell’attentato del 22 marzo a Bruxelles, e il secondo gruppo di fuoco della strage di Parigi del 13 novembre 2015: i quattro attentatori erano tutti belgi.
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