In un articolo pubblicato sul blog del Movimento 5 Stelle il governo Renzi viene duramente attaccato per le sue politiche energetiche e ambientali. In particolare l’articolo fornisce “qualche dato del disastro targato Renzi e governi Pd dal 2013 (…): tra il 2013 ed il 2015 in Italia la produzione da energie rinnovabili è calata del 7,5%; tra il 2013 ed il 2015 le emissioni di CO2 in Italia sono aumentate (aumentate!) del 10%; nella mappa mondiale degli investimenti del settore delle rinnovabili, l'Italia è passata dal 6° posto del 2012 al 25° del 2016”.
La produzione da energie rinnovabili
Sul calo della produzione da energie rinnovabili i dati sono sbagliati. Il GSE (Gestore servizi elettrici), che fornisce al Paese e agli organismi internazionali l’informazione statistica ufficiale, nei suoi rapporti sui tre anni in considerazione – scaricabili qui – riporta infatti dei numeri diversi.
Nel 2013 i circa 600 mila impianti alimentati da fonti di energia rinnovabile sul territorio nazionale hanno prodotto 9,6 Mtep (l’equivalente di energia rilasciata da un milione di tonnellate di petrolio) secondo i criteri di contabilizzazione precedenti all’ultima direttiva europea, la Direttiva 2009/28/CE sulle rinnovabili. In base ai nuovi criteri, che sono quelli utilizzati anche per valutare il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla strategia energetica europea 2020, la produzione scende a 8,9 Mtep.
Nel 2014 gli impianti salgono a circa 656 mila, e la produzione sale a 9,2 Mtep (secondo i criteri europei, a 10,4 secondo i precedenti criteri). Nel 2015 gli impianti diventano circa 700 mila, e la produzione sale ulteriormente a 9,43 Mtep (9,36 secondo i precedenti criteri).
Per sostenere che la produzione sia in calo, come fa il M5S, non si deve tener conto dei criteri di contabilizzazione europei, che al contrario mostrano una crescita costante.
Tuttavia, anche utilizzando i criteri precedenti alla direttiva 28 del 2009, il calo dai 9,6 Mtep del 2013 ai 9,36 Mtep del 2015 sarebbe di 0,24 Mtep, per una contrazione percentuale del 2,5 e non del 7,5.
Bisogna infine sottolineare come la produzione da energie rinnovabili sia solo un aspetto del quadro complessivo, che vede invece l’Italia (per una volta) in una situazione decisamente buona. Come notano i rapporti del GSE, la quota percentuale di consumi finali prodotta da energie rinnovabili è in costante aumento, sia nel settore elettrico, che termico, che dei trasporti.
Inoltre l’Italia ha già raggiunto l’obiettivo del 17% di tale quota, fissato dall’Unione europea, e l’ha anzi superato arrivando lo scorso anno al 17,5%. Meglio, ad esempio, di quanto stia facendo la Germania.
Le emissioni di CO2
Falso anche che le emissioni di CO2 siano aumentate del 10% tra il 2013 e il 2015. In base ai dati forniti da Eurostat le emissioni di CO2 nel 2013 sono calate del 6,6% rispetto al 2012, sono calate del 6,9% nel 2014 rispetto al 2013, sono aumentate del 3,5% nel 2015 rispetto al 2014 e sono nuovamente calate nel 2016, del 2,9% rispetto all’anno precedente.
Anche guardando al grafico elaborato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), si nota come il trend sia in calo da anni, con una leggera risalita nel 2015 (che i dati Eurostat confermano tuttavia essere già stata riassorbita nel 2016).
Guardando poi i valori assoluti nelle tabelle, qui scaricabili, del Sistema Informativo Nazionale Ambientale (che ha dati leggermente diversi rispetto a Eurostat, anche se simili e nello stesso ordine di grandezza), si vede come nel 2013 fossero state emesse 345.902,42 migliaia di tonnellate di CO2, 330.861,60 nel 2014 e 341.666,20 nel 2015.
L’aumento è dunque del 3,2% tra il 2014 e il 2015, ma tra il 2013 e il 2015 – il periodo preso in considerazione dal M5S – c’è addirittura una riduzione dell’1,2%.
La mappa mondiale degli investimenti del settore delle rinnovabili
Veniamo alla posizione italiana in classifica. Il rapporto elaborato da Ernst & Young (Renewable Energy Country Attractiveness Index), che prende in considerazione quanto è attrattivo il mercato di ogni singolo Paese per le energie rinnovabili, dà ragione a quanto sostenuto dal Movimento 5 Stelle.
Nel 2012, a febbraio, l’Italia si trovava in sesta posizione, dietro Cina, Usa, Germania, India e Uk. A maggio dello stesso anno era addirittura quinta, avendo superato il Regno Unito. Nel maggio 2016 l’Italia era poi scivolata in venticinquesima posizione.
Secondo l’ultimo rapporto, pubblicato nel maggio 2017, siamo risaliti alla diciottesima posizione.
Va comunque notato come l’Italia totalizzasse 57,5 punti nell’indice elaborato da Ernst & Young nel 2012, quando era in quinta posizione, e nel 2016 fosse sceso di relativamente poco, a 54,3. Anche mantenendo il punteggio del 2012, nel 2016 l’Italia si sarebbe posizionata diciannovesima.
M5s, "i nostri dati sono corretti", la replica di Agi
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