Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti in diretta web su “Agi - Viva l’Italia” lo scorso 19 aprile ha dichiarato: “Siamo più avanti della Germania sulle rinnovabili. La Germania è molto più dipendente dal carbone. Noi abbiamo un mix energetico tra i migliori in Europa”.
Siamo andati a verificare le sue affermazioni.
Il confronto con la Germania
Per quanto riguarda le fonti di energia rinnovabile, è vero che l’Italia stia facendo meglio della Germania. Come certificato da Eurostat poche settimane fa, l’Italia fa parte di quei Paesi che hanno già centrato l’obiettivo fissato per il 2020 sulla quota percentuale di consumi energetici soddisfatti da fonti rinnovabili. Per l’Italia l’obiettivo era il 17%, raggiunto già a fine 2014. Nel 2015, ultimo dato disponibile, era al 17,5%.
Per la Germania l’obiettivo per il 2020 è di poco superiore, al 18%, ma al 2015 la percentuale di energia consumata prodotta dalle rinnovabili si era fermata al 14,6%.
Anche a proposito della dipendenza da carbone il ministro Galletti ha ragione. L’indice TPES indica la fornitura di energia primaria totale, cioè derivante da qualsiasi fonte, naturale, rinnovabile e non. Secondo i dati della IEA (International Energy Agency) riferiti al 2015, il carbone pesa nell’indice TPES per l’Italia appena per l’8%, dieci punti sotto la media IEA, che è del 18 per cento. Al contrario, la Germania vede il carbone al 26% nel TPES, otto punti sopra la media IEA.
Il trilemma energetico
Per «mix energetico» si intende la combinazione delle fonti utilizzate per raggiungere gli obiettivi di approvvigionamento necessari per il Paese. Vengono prese in considerazione tanto le fonti rinnovabili che le non rinnovabili, l’energia prodotta e quella acquistata sul mercato.
Valutare quale sia il “migliore”, naturalmente, non è facile.
Per quanto riguarda il sistema energetico nel suo complesso, un buon indicatore è quello basato sul cosiddetto “trilemma dell’energia”, che prende in considerazione sicurezza energetica (se un paese è in grado di approvvigionarsi in modo stabile e sicuro), equità energetica (se l’energia viene poi distribuita in modo equo) e sostenibilità ambientale.
Il World Energy Council (WEC) stila un indice che valuta la posizione dei paesi del mondo secondo il loro punteggio nel “trilemma”. L’edizione più recente, pubblicata a ottobre 2016, vede l’Italia al diciassettesimo posto su 125 paesi considerati. In Europa, secondo questa classifica, siamo dietro i Paesi nordici e la Svizzera, ma anche tutti i maggiori Paesi europei, come Germania (quinta), Francia (sesta), Regno Unito (undicesimo) e Spagna (tredicesima).
Il nostro mix
Ma Galletti fa riferimento a un aspetto preciso, e cioè il “mix energetico”. A questo proposito, si possono trovare altre informazioni nella scheda dedicata all’Italia del rapporto WEC, dove si precisa che «l’Italia ha uno dei sistemi di produzione termoelettrica più efficienti d’Europa e il mix energetico per la produzione di energia è dominato dal gas naturale e dalle energie rinnovabili», sottointendendo quindi una valutazione positiva.
Un ulteriore confronto si può fare grazie al “Libro statistico tascabile” sull’energia della Commissione europea. Nel 2014, l’Italia ha consumato 13,07 Mtoe (cioè l’equivalente di quanta energia produce un milione di tonnellate di petrolio) di combustibili fossili, di cui 12,42 di carbone antracite, a cui vanno sommati 55,83 Mtoe di petrolio, 50,71 di gas naturale e 26,51 di energie rinnovabili. Se confrontiamo questi numeri con gli altri maggiori paesi europei, si conferma che l’Italia consuma percentualmente molto gas e le rinnovabili hanno un forte impatto.
La Germania, ad esempio, aveva consumato 79,62 Mtoe di combustibili solidi – sei volte l’Italia – di cui 39,89 di carbone antracite, il triplo del nostro paese, e 108,42 Mtoe di petrolio, quasi il doppio dell’Italia.
Per quanto riguarda il carbone, insomma, il nostro consumo è relativamente scarso. Se dal paragone con questi Stati risultiamo comunque dei medi consumatori, si guardi all’elaborazione grafica di Assocarboni su dati IEA riferiti al 2013.
Al contrario, le percentuali di gas naturale e rinnovabili (“Altre fonti” nel grafico) sono molto più alte della media. Anche senza fare ricorso all’energia nucleare, in seguito a due referendum popolari che hanno sancito il “no” italiano a tale energia, il mix energetico italiano è nel complesso meno inquinante della media europea e mondiale.
Tutto bene, dunque? Non è detto. Come ricorda l’ENEA, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, nella sua analisi sul sistema energetico italiano per il 2016, un mix energetico concentrato su gas naturale e rinnovabili ha un problema: è molto costoso. La situazione è migliorata un po’ negli ultimi anni – e la composizione del mix non è l’unico elemento che alza i prezzi nel nostro Paese – ma nel 2016 il costo dell’energia all’ingrosso in Italia era il 60 per cento più alta rispetto alla Germania.
Insomma, Galletti ha ragione se per “migliore” intende un mix energetico con meno conseguenze ambientali, ma tralascia il fatto che le caratteristiche del mix italiano lo rendono anche particolarmente costoso.
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