Roma - Il 23 dicembre il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha dichiarato che “la tutela dei piccoli risparmiatori è completa” a proposito della vicenda MPS. Padoan parlava infatti dopo il Consiglio dei Ministri che, preso atto del fallimento dell’aumento di capitale sul mercato, ha approvato il decreto sul salvataggio statale delle banche, in particolare di Monte dei Paschi di Siena.
Con questa mossa gli oltre cinque milioni di correntisti di Mps sono stati dunque messi al riparo dal rischio di bail-in, che li avrebbe costretti a farsi carico del costo del salvataggio dell’istituto insieme a obbligazionisti e azionisti. Anche se, in base alla normativa europea sul bail-in recepita in Italia, avrebbero concorso al salvataggio solo i correntisti con più di 100 mila euro (anche cumulando diversi conti) e solo per la parte eccedente tale soglia.
Gli azionisti – difficile quantificare il numero, con le azioni che passano di mano quotidianamente sul mercato – sono i meno tutelati, in quanto lo strumento stesso della “azione” collocata sui mercati presuppone l’accettazione del rischio di perdere l’investimento.
La categoria più delicata è dunque quella degli obbligazionisti e questo è il campo in cui bisogna verificare la “tutela completa” di cui parla Padoan. I più tutelati sono quelli che hanno sottoscritto obbligazioni “ordinarie” (o “senior”), mentre i più esposti sono quelli che hanno sottoscritto quelle “subordinate”. Le obbligazioni subordinate si suddividono a loro volta in vari tipi, a seconda del rischio. Le Tier 2 dovrebbero essere le meno rischiose (rispetto alle Tier 1) e dovrebbero essere circa 40 mila i piccoli risparmiatori (retail) che hanno comprato tali obbligazioni da Monte dei Paschi di Siena.
Secondo quanto annunciato da Padoan, gli obbligazionisti retail (cioè che hanno acquistato individualmente e non in stock le obbligazioni, a differenza dei professionisti che acquistano da altri professionisti – b2b – e delle aziende che comprano in grandi quantità, o wholesale) potranno approfittare di un meccanismo per convertire le proprie obbligazioni in azioni. Questo meccanismo, in base alle norme comunitarie, viene attivato dalla banca stessa.
Gli obbligazionisti retail potranno quindi vendere le proprie azioni al Tesoro, che le acquisterà grazie al fondo da 20 miliardi appositamente creato, e che in cambio restituirà agli oramai ex obbligazionisti retail delle obbligazioni ordinarie del medesimo valore, o come ha detto Padoan in conferenza stampa “100 a 100”.
Sembrerebbe dunque che effettivamente la tutela dei risparmiatori sia completa. Ci sono tuttavia delle incertezze ancora non dissipate dal comunicato stampa del governo, che lasciano alcune zone grigie.
In particolare, resta incerto quali saranno le obbligazioni ordinarie che verranno date ai risparmiatori in cambio delle loro obbligazioni subordinate. Si pone la questione Mario Seminerio, su Phastidio.net: “Nulla viene detto sulla scadenza di tali obbligazioni e sulla loro cedola/rendimento. Saranno emesse a condizioni di mercato o saranno penalizzanti per i sottoscrittori, determinando quindi una forma di burden sharing? Oppure saranno garantite dallo stato e quindi saranno di fatto dei Btp?”.
Il burden sharing è la penalizzazione degli azionisti e degli obbligazionisti che consegue l’intervento pubblico e consiste nella riduzione del valore nominale di azioni e obbligazioni, e/o nella conversione delle obbligazioni in azioni.
Probabilmente la Commissione europea chiederà che sia applicato tale meccanismo di burden sharing – previsto anche dagli articoli 18 e 27 del Decreto legislativo 180/2015, che ha recepito la direttiva europea BRRD (art. 59 e 32) sulla risoluzione delle crisi bancarie – un punto su cui anche in passato si è sempre mostrata intransigente. Ma la conversione forzosa delle obbligazioni subordinate, del tipo Tier 2, in obbligazioni ordinarie potrebbe evitare la svalutazione per i piccoli risparmiatori.
Seconda incertezza che ancora permane è su chi sono i risparmiatori che vengono coinvolti dall’operazione. Sempre Seminerio si chiede se saranno “i risparmiatori al dettaglio (retail), definiti tali a termine Mifid? Oppure a tutti i possessori delle vecchie obbligazioni subordinate Tier 2, che il comunicato del governo, là dove dice che saranno convertite con un valore corrispondente al 100%, considera ‘sottoscritte per lo più da clientela retail’?”.
La differenza non è da poco, perché se si considerano tutti i possessori delle vecchie Tier 2 verrebbero ricompresi anche gli investitori professionali (fondi pensione, fondi comuni, assicurazioni etc.) che – spesso per conto di clienti piccoli risparmiatori, ma non sempre – hanno sottoscritto tali obbligazioni.
Se invece si limitasse la tutela ai clienti retail definiti così dalla direttiva europea Mifid, il rischio sarebbe appunto di non tutelare chi ha acquistato le obbligazioni tramite un intermediario, che risulterebbe invece escluso.
Entrambe le questioni al momento non sembrano risolte. Dunque non si può ancora dire con certezza se i risparmiatori saranno tutelati al 100%.
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