L’ex ministro dell’Interno Marco Minniti, intervistato da Repubblica il 26 agosto, ha sostenuto che i dati sull’immigrazione siano positivi, nonostante il clima di emergenza creato dall’attuale governo.
In particolare, ha dichiarato: “Dall’anno scorso i rimpatri sono cresciuti del 15 per cento. Le ricollocazioni tra i Paesi europei sono state 11 mila, ossia sono quadruplicate”.
È un’affermazione imprecisa.
Di che periodo stiamo parlando?
Anche se dalla frase riportata sembra diversamente, i dati che cita Minniti si riferiscono quasi di sicuro al 2017 (in confronto con il 2016) e non al 2018 (in confronto al 2017).
Infatti le ricollocazioni tra i Paesi europei, con il meccanismo temporaneo di redistribuzione obbligatoria dei migranti stabilito dall’Unione europea (ora di fatto concluso), sono state fatte quasi integralmente tra il 2015 e il 2017.
Già a gennaio 2018 il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker, aveva dichiarato come il 95% degli aventi diritto fosse stato ricollocato. Una percentuale rimasta sostanzialmente invariata nei mesi successivi.
Anche il dato sui rimpatri si riferisce con ogni probabilità al 2017 (rispetto al 2016) e non al 2018 (rispetto al 2017). Al momento, infatti, non sembra siano disponibili i dati sul numero di rimpatri avvenuti nei primi mesi dell’anno in corso – abbiamo chiesto al ministero dell’Interno precisazioni in proposito, ma siamo ancora in attesa di risposta. In secondo luogo, già due mesi fa Minniti aveva parlato di un aumento del 15% dei rimpatri, ma riferendosi esplicitamente al 2017 rispetto all’anno precedente.
I dati sono corretti?
I rimpatri
Ma vediamo i numeri. L’aumento c’è stato, ma con numeri inferiori a quelli segnalati dall’ex ministro. Come avevamo verificato in passato consultando i dati forniti dalla Polizia di Stato, i rimpatri sono passati dai 20.392 del 2016 ai 21.555 del 2017: un aumento del 5,7%.
Se poi escludiamo dal calcolo i rimpatri eseguiti autonomamente dall’interessato, il totale dei rimpatri del 2016 è di 19.047 e quello del 2017 di 20.293: un aumento del 6,5%.
Dunque, se pure è vero che i rimpatri siano in aumento, la percentuale del 15% citata da Minniti è scorretta.
Anche se ipotizziamo che parlando di “rimpatri” l’ex titolare del Viminale abbia voluto riferirsi alle “espulsioni” il dato del 15% resta inesatto. Nel 2016 sono infatti stati espulsi 6.200 migranti e nel 2017 6.849, con un aumento dunque del 10,5%.
I ricollocamenti
I ricollocamenti di migranti dall’Italia verso altri Stati Ue nell’ambito del programma temporaneo dell’Unione europea al 31 dicembre 2016 ammontavano a 2.654 unità, di cui appena 191 risalenti al 2015. Dunque nel 2016 i ricollocamenti sono stati 2.463.
Al 31 dicembre 2017 i ricollocamenti dall’Italia erano arrivati a un totale di 11.444. Per sottrazione possiamo quindi dire che nel 2017 sono stati effettuati 8.790 ricollocamenti.
Dunque il dato di “11 mila” citato da Minniti è impreciso, se riferito al solo 2017.
Anche la proporzione risulta quindi leggermente imprecisa: il numero di ricollocamenti del 2017, rispetto al 2016, è più che triplicato, ma non arriva al quadruplo.
Conclusione
Minniti parla di dati del 2017 in rapporto a quelli del 2016, ma da come si legge la frase nell’intervista sembra invece che stia parlando di dati del 2018 rispetto a quelli dell’anno precedente.
Al di là di questo, è vero che i rimpatri siano aumentati nel 2017 ma non del 15%. Al massimo, non considerando quelli eseguiti volontariamente dall’interessato, sono aumentati del 6,5%.
Imprecisi poi anche i numeri sui ricollocamenti: sono stati poco meno di 9 mila nel 2017, non 11 mila. Dunque rispetto ai circa 2.500 del 2016 non sono proprio quadruplicati, anche se è vero che siano più che triplicati.
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