In un’intervista con La Stampa dell’8 giugno, il presidente della Commissione Bilancio alla Camera Claudio Borghi ha commentato l’idea del governo di introdurre i cosiddetti “minibot”. Secondo Borghi, la proposta "è quella di introdurre uno strumento esigibile per il pagamento di debiti della Pubblica amministrazione, [...] né più né meno quel che aveva progettato Corrado Passera quando fu ministro del governo Monti".
Ma è davvero così? Già in passato un esecutivo aveva parlato dei minibot, o sono una novità? Abbiamo verificato.
La storia dei minibot, in breve
Il 28 maggio, la Camera dei deputati ha approvato all’unanimità una mozione presentata dal deputato di Forza Italia Simone Baldelli, e votata non solo dalla maggioranza, ma anche dal Partito Democratico e da +Europa.
Tra le altre cose, questo testo – che non ha valore vincolante, ma suggerisce soltanto un indirizzo al governo – chiede che lo Stato possa pagare i debiti commerciali della Pubblica amministrazione anche "attraverso strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio". A riguardo, la mozione non aggiunge altro.
Che cosa significa allora questa frase, presente nelle stesse identiche nove parole a pagina 21 del Contratto di governo? In sostanza – sulla base di quanto spiegato in passato dallo stesso Borghi – lo Stato emetterebbe obbligazioni di basso valore (dai 5 ai 100 euro, per esempio) per ripagare i propri debiti ai suoi creditori, che potrebbero poi usare questi soldi per pagare una serie di servizi legati allo Stato, dalle tasse ai carburanti.
Questi minibot sarebbero diversi dai normali Buoni ordinari del Tesoro (Bot), che vengono emessi periodicamente dallo Stato italiano per finanziare il proprio debito. I minibot infatti non avrebbero né scadenza (quella dei buoni ordinari va dai 3 ai 12 mesi) né tassi di interesse (quelli dei buoni ordinari a 6 mesi, per esempio, oggi si aggirano comunque intorno allo 0 per cento).
Perché i minibot sono così criticati
Le critiche ai minibot – la cui introduzione è stata subito smentita dal ministro dell’Economia Giovanni Tria – sono condensate in una dichiarazione del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, che il 6 giugno ha detto: "I minibot o sono moneta, e quindi sono illegali, o sono debito, e quindi aumentano il debito pubblico. Nient’altro".
Secondo i critici, in sostanza – come abbiamo spiegato anche in una nostra precedente analisi – i minibot rischiano di essere inutili o dannosi. Da un lato, questi titoli di piccolo taglio sono letteralmente titoli del debito pubblico: più ne emette lo Stato, più cresce il debito pubblico italiano.
Dall’altro lato, non è chiaro se i minibot possano essere considerati una vera e propria moneta. Nonostante ci sia dibattito a livello giuridico, l’articolo 128 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea di fatto vieta qualsiasi scenario di questo tipo. Un’altra critica è quella secondo cui i minibot sarebbero una sorta di “cavallo di Troia” per l’uscita dell’Italia dall’euro.
Pagare i debiti con i minibot
Per raggiungere l’obiettivo di ridurre i tempi di pagamento della Pubblica amministrazione verso i creditori, i critici della “soluzione minibot” avanzano alcune soluzioni che sarebbero preferibili. Ad esempio: perché non emettere normali titoli di Stato per reperire le risorse, come suggeriscono alcuni?
Inoltre, perché proporre una soluzione del genere dei minibot quando i debiti della Pubblica amministrazione fanno capo allo Stato solo nell’8 per cento dei casi – il resto è a capo di enti pubblici e locali, regioni e province – come si domanda Roberto Calosso, presidente della Consip (la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana) fino a novembre 2018?
Che cosa proponeva Passera
La maggioranza degli economisti italiani sembra essere dunque contraria ai minibot come strumento per risolvere il problema dei debiti della Pa, ma non è in generale contraria a trovare soluzioni alternative a quelle comunemente usate.
In effetti, come suggerisce lo stesso Borghi, un dibattito simile era già avvenuto durante il governo Monti. Il presidente leghista della Commissione Bilancio della Camera però sbaglia: le proposte fatte all’epoca sono diverse dai minibot. Vediamo perché.
Il governo Monti entrò in carica il 16 novembre 2011 e già a dicembre 2011 fonti stampa riportavano la notizia che l’allora ministro allo Sviluppo economico Corrado Passera volesse saldare i debiti della Pubblica amministrazione verso i fornitori con titoli di Stato italiani.
A differenza dei minibot, si trattava – per così dire – di una sorta di piano “speciale” di emissione di normali Buoni del tesoro poliennali non messi tramite asta, ma fruttiferi, con un tasso di interesse.
Ma già all’epoca si erano sollevate le prime critiche verso questa idea. Per esempio, l’allora presidente di Legacoop Giuliano Poletti – che sarebbe poi diventato ministro del Lavoro con il governo Renzi – diceva: "La proposta mi sta bene se con i Bot e Cct [Certificati di credito del tesoro, nda] che mi danno posso pagare i debiti che ho con Equitalia e con la previdenza. Diversamente, mi parrebbe strano se il governo volesse pagare le imprese con pezzi di carta che non sappiamo dove mettere".
Che cosa fece il governo Monti
Come ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera del 10 giugno 2019 lo stesso Passera, la sua idea originale era diversa da quella dei minibot difesa da Borghi sotto un altro punto di vista: "Io stesso chiesi di destinare 40 miliardi di nuove emissioni di titoli di Stato per pagare le imprese, sì. Ma con gli euro così raccolti sul mercato, non in titoli".
Le leggi di Bilancio per il 2012 e il 2013 non contenevano misure di questo tipo, che furono però introdotte con il decreto-legge n. 35 dell’8 aprile 2013, intitolato “Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della Pubblica amministrazione, per il riequilibrio finanziario degli enti territoriali, nonché in materia di versamento di tributi degli enti locali”.
Il piano alla fine fu meno vasto di quello proposto da Passera oltre un anno prima, vista anche la parziale opposizione dell’allora ministro dell’Economia Vittorio Grilli ad aumentare il disavanzo pubblico italiano.
Semplificando: il decreto (art. 7, co. 9) introdusse la possibilità di pagare con titoli di Stato i debiti della Pa ceduti dalle imprese alle banche. Questi istituti finanziari – e non gli imprenditori – potevano vedersi così rimborsati i crediti verso la Pa che avevano acquisito attraverso il pagamento in titoli da parte dello Stato.
Come spiegava l’articolo 12, per trovare le risorse necessarie il decreto autorizzava l’emissione di titoli di Stato per un importo massimo di 40 miliardi di euro, per il biennio 2013-2014.
Conclusione
Il presidente leghista della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi ha difeso la mozione parlamentare che impegnerebbe il governo a introdurre i cosiddetti “minibot” per risolvere il problema dei debiti della Pubblica amministrazione.
Secondo Borghi, la sua idea sarebbe uguale a quella proposta dall’allora ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera del governo Monti.
In realtà, non è proprio così. Passera effettivamente propose a fine 2011 di saldare i debiti con l’emissione di un piano speciale di titoli di Stato, che però erano normali Buoni del tesoro poliennali fruttiferi, ossia con tassi di interesse, a differenza dei minibot.
La proposta poi non si concretizzò, anche se il governo Monti ad aprile 2013 prese alcuni provvedimenti in materia, tra cui, appunto, quello di pagare i debiti solo con il sistema bancario – e non, per esempio, con gli imprenditori – attraverso l’emissione di titoli di Stato e il conseguente aumento del debito.