Il segretario della Lega, Matteo Salvini, nel corso dell’incontro con la stampa estera dello scorso 14 marzo, ha sottolineato l’importanza della prossima partita sul bilancio dell’Unione europea e ha dichiarato (min. 5.00): “Con la Brexit verranno meno tra i 50 e gli 80 miliardi di contributi netti della Gran Bretagna nei prossimi sette anni”. Si tratta di un’affermazione corretta.
Il bilancio della Ue
La Ue predispone il bilancio su base settennale: quello in corso copre il periodo 2014-2020, quello precedente 2007-2013, il prossimo 2021-2027.
Dunque si può ipotizzare che Salvini, parlando di “prossimi sette anni” intenda il prossimo settennato, in quanto in quello in corso il Regno Unito sta ancora pagando la sua quota e prevede (qui è scaricabile il rapporto del parlamento britannico “The UK's contribution to the EU Budget”, vedi pag. 13) di continuare a pagare – anche eventualmente dopo la Brexit, prevista per il marzo 2019 – fino al 2020 incluso.
Per avere un’idea di quanto verrà a mancare nel settennato 2021-2027 possiamo allora vedere a quanto è ammontata la contribuzione “netta” del Regno Unito nel bilancio settennale in corso. Con contribuzione “netta” si intende quanto versato da Londra, meno quanto il Paese ha ricevuto sotto forma di fondi Ue. Va sottratto anche il “rebate”, un meccanismo introdotto nel 1985 secondo il quale al Regno Unito viene restituito il 66% del suo squilibrio di bilancio (la differenza tra dato e ricevuto).
La contribuzione netta del Regno Unito
Nel rapporto “The UK's contribution to the EU Budget” si trova (p. 10) l’elenco per anno del contributo britannico al bilancio comunitario. I dati relativi al 2016 sono stime e quelli relativi agli anni successive sono previsioni.
Nel 2014 il contributo netto del Regno Unito ammontava (prezzi reali, 2016) a 10,017 miliardi di sterline, nel 2015 a 10,976 miliardi, nel 2016 a 8,616 miliardi, nel 2017/18 a 7,578 miliardi, nel 2018/19 a 9,818 miliardi, nel 2019/2020 a 10,399 miliardi e nel 2020/2021 10,259 miliardi.
Dunque un totale di 67,663 miliardi di sterline, pari a più di 76 miliardi di euro.
La cifra è dunque in linea con quanto affermato da Salvini.
Cos'è il “Brexit bill”
Il Regno Unito dovrà in ogni caso pagare all’Unione europea diverse decine di miliardi negli anni successivi alla Brexit, il cosiddetto “Brexit bill”.
Vediamo che cosa contiene il “conto per la Brexit". Si è già detto che il Regno Unito continuerà a pagare quanto previsto nel bilancio settennale 2014-2020 anche dopo l’uscita dall’UE, al momento prevista per il marzo 2019.
Ma anche nel periodo 2021-2028 il Tesoro britannico prevede di pagare (Reste à liquider), secondo un documento di questo marzo, 18,2 miliardi di sterline (20,2 miliardi di euro) per far fronte a impegni già presi. È poi previsto che nel lungo periodo – dal marzo 2019 al 2064 – il Regno Unito abbia da pagare “altri” impegni per circa 2,7 miliardi di euro.
Queste, sottolineiamo, sono stime del governo britannico, che tuttavia potrebbero cambiare nel corso della trattativa con l’Unione europea.
In ogni caso “l’ammanco” per il bilancio dell’Unione dovrebbe scendere verso i 50 miliardi di euro, il numero più basso tra quelli citati da Salvini.
Altre incognite
La Brexit resta ancora oggi una questione carica di incognite. Ad esempio, non è chiaro in che termini il Regno Unito alla fine deciderà di rinunciare all’accesso al mercato unico, e quali e quante concessioni sarà disposto a fare per mantenere un rapporto comunque privilegiato.
Le concessioni potrebbero avere natura anche economica, oltre che politica (in particolare sul tema della libera circolazione delle persone), e questo avrebbe un impatto sui bilanci dell’Unione europea.
Nel suo discorso alla Mansion House dello scorso 2 marzo, la premier Theresa May ha ribadito che “noi lasceremo il mercato unico”, ha scartato le ipotesi di copiare il modello norvegese o canadese e ha ribadito la necessità di un accordo “ritagliato” apposta per la Gran Bretagna. Dunque, al momento, non è possibile azzardare previsioni fondate.
Conclusione
Salvini ha sostanzialmente ragione: il Regno Unito partecipava al bilancio Ue con un contributo netto vicino agli 80 miliardi in sette anni, e dopo la Brexit quei fondi non ci saranno più. Saranno in parte recuperati tramite il “Brexit bill”, che dovrebbe portare l’ammanco più vicino ai 50 miliardi, e potrebbero essere ulteriormente ridotti da eventuali altre misure inserite nell’accordo finale. Al momento non è comunque possibile prevedere i dettagli, dunque quanto affermato dal segretario leghista è la stima più realistica che si può fare in base alle informazioni oggi disponibili.
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