Intervistato dal Giornale il 22 aprile, l’ex presidente della Regione Lombardia e già due volte ministro degli Interni Roberto Maroni ha dichiarato: “Fummo noi a far diventare legge la proposta di Giovanni Falcone per colpire la mafia nei patrimoni. Oltre 35 mila beni sequestrati o confiscati”.
Siamo andati a verificare.
La legge che colpisce i patrimoni mafiosi
Maroni chiarisce meglio il riferimento nella risposta successiva. Infatti, alla domanda dell’intervistatore su “come” il governo di centrodestra avrebbe colpito i patrimoni mafiosi ha risposto: “Prima i beni venivano sequestrati ai mafiosi in quanto pericolosi. Ma in caso di morte o intestazione ai nipotini (come succedeva speso), tutto tornava agli eredi. Noi abbiamo separato le misure di prevenzione personali da quelle patrimoniali”.
Si tratta dunque del d.l. 92/2008, che appunto compie quella separazione e che vedremo meglio tra poco.
Rivendicare la paternità di tutte – o anche solo delle prime – misure legislative per colpire i patrimoni mafiosi sarebbe stato scorretto da parte di Maroni: fu infatti la legge Rognoni-La Torre, già nel 1982, a introdurre tra le altre cose la confisca dei beni provenienti dalle attività criminali mafiose. Nel 1996 fu poi una legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione Libera a portare a compimento, con la legge 109/1996 la legislazione sui beni sequestrati, prevedendone la “restituzione” alla società civile.
Non ci risulta – ma considerata la vastità del materiale, scritto oltretutto in epoca pre-Internet, siamo pronti a ricevere eventuali rettifiche – che Falcone abbia indicato specificamente la separazione tra misure di prevenzione personali e patrimoniali quale misura principale per colpire i patrimoni della mafia.
Maroni sembra insomma esagerare un po’ nel collegare il provvedimento varato dal governo di cui faceva parte a una non meglio specificata “proposta” del giudice ucciso dalla mafia. Sicuramente Falcone dava grande importanza al contrasto economico all’organizzazione criminale mafiosa, ma il provvedimento citato da Maroni è solo uno dei tanti che sono andati in quella direzione.
Vediamo meglio il d.l. 92/2008. Come spiegano gli esperti , l’articolo 10 di quella legge aveva il fine di risolvere un problema che era sorto da tempo nei tribunali. Stabilisce che “le misure di prevenzione personali e patrimoniali possano essere richieste ed applicate anche disgiuntamente e che le misure patrimoniali possano essere disposte anche in caso di morte del soggetto proposto per la loro applicazione. Nel caso di morte sopraggiunta nel corso del procedimento esso prosegue nei confronti degli eredi”.
In pratica, prima di questa riforma, spiegano ancora gli esperti di diritto, il sistema fissava una “indissolubile relazione” tra la pericolosità del soggetto e la possibilità di sottoporre a confisca i patrimoni nella sua disponibilità, e questo creava notevoli problemi. Se l’imputato moriva o cessava la sua pericolosità, insomma, non si poteva più colpire il suo patrimonio – ottenuto illecitamente – perseguendo gli eredi. Maroni ha dunque ragione a rivendicare questo specifico merito.
Il numero dei beni sequestrati e confiscati
Per quanto riguarda i beni sequestrati e confiscati alla mafia, si sta facendo riferimento al periodo 2008-2011, l’ultima esperienza di governo di centrodestra dopo il varo del d.l. 92/2008.
Il sequestro (preventivo o conservativo è una misura cautelare - può essere dunque disposta prima della condanna, in corso di giudizio, se ci sono determinati presupposti - che si applica agli oggetti e non alle persone. Consiste nell’intervento dell’autorità giudiziaria che priva temporaneamente il soggetto imputato della possibilità di godere di un bene (mobile o immobile).
La confisca è una misura di sicurezza e viene data al termine di un processo, necessariamente insieme a una sentenza di condanna. Consiste nell’espropriazione del bene da parte dello Stato ed è tendenzialmente definitiva.
Beni sequestrati
Nella relazione del Ministero dell’Interno al Parlamento sull’attività delle forze di polizia e sulla criminalità organizzata relativa al 2008, si certifica “il sequestro di 6.064 beni per un valore complessivo di 5 miliardi e 24 milioni di euro”.
Nel 2009 il numero di beni sequestrati sale a 9.680 “per un valore complessivo di circa 4 miliardi”. Nel 2010 (anno da record) sono stati sequestrati 21.925 beni per un valore di 9,1 miliardi di euro e nel 2011 sono stati sequestrati 16.541 beni per un valore di 6,9 miliardi di euro.
Dunque il totale dei quattro anni considerati è di 54.210 beni sequestrati.
Beni confiscati
Nelle medesime relazioni al Parlamento si trovano anche i numeri dei beni confiscati alla criminalità organizzata nei vari anni. Nel 2008 sono stati 1.016, nel 2009 3.244, nel 2010 2.524 e nel 2011 3.588. In totale dunque i beni confiscati durante il quadriennio ammonta a 10.372 unità.
Totale
Il numero di Maroni è dunque sbagliato per difetto: tra beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il totale sale a 64.582 unità, quasi il doppio di quanto affermato dall’ex ministro dell’Interno.
Anche calcolando solo i beni sequestrati o confiscati specificamente a “Cosa nostra” il numero dato da Maroni non torna: in questo caso infatti, facendo le somme dei dati contenuti nelle varie relazioni citate, il totale di beni sequestrati o confiscati sarebbe di 16.099.
Conclusione
Maroni esagera a sostenere che fu il centrodestra a tradurre in legge “la proposta” di Falcone su come colpire i patrimoni della criminalità organizzata. Di sicuro la legge rivendicata da Maroni – il d.l. 92/2008 – è stato un importante passo nella direzione indicata dal magistrato assassinato dalla mafia. Ma anche altre norme, come le leggi dell’82 e del ’96, sono state fondamentali nel creare un quadro normativo che colpisse efficacemente i patrimoni delle organizzazioni mafiose.
Scorretto, per difetto, il numero di beni confiscati o sequestrati alla criminalità organizzata durante l’ultimo governo di centrodestra, quando Maroni è stato – per la seconda volta – ministero dell’Interno. Non “35 mila”, come afferma Maroni, ma quasi 65 mila.
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