Il gruppo del Movimento 5 Stelle all’Europarlamento, lo scorso 8 febbraio, ha scritto in una nota: “L’Olaf è l’organismo anti-frode dell’Unione Europea. Secondo Repubblica avrebbe aperto delle indagini sull’operato del Movimento 5 Stelle in Europa, un’informazione che hanno avuto con grande anteprima e incredibile tempestività. Spieghiamo però ai cittadini e a Repubblica che l’Olaf (fortunatamente) accoglie ogni segnalazione che poi verifica. Questa non è una notizia, ma una semplice procedura”.
Il M5S è poi passato all’attacco: “Noi non abbiamo nulla da nascondere, ma invitiamo formalmente l’Olaf, che è un servizio della Commissione Europea, a investigare sull’utilizzo dei fondi da parte degli altri partiti italiani. Partendo da tutti gli europarlamentari italiani che stanno facendo campagna elettorale in Italia per assicurarsi un posto a Roma, mentre sono pagati lautamente per fare gli eurodeputati, sia loro sia i loro staff”.
Abbiamo verificato le varie informazioni contenute nella nota. In breve: l’Olaf non ha ancora aperto un’indagine, ma è nella fase preliminare; Repubblica ha documentato un caso di rimborsi contestati all’interno del gruppo di cui fa parte il M5S al Parlamento europeo; gli europarlamentari possono far campagna alle elezioni nazionali, posto che non usino fondi europei per farlo.
La notizia di Repubblica
Lo scorso 6 febbraio il quotidiano Repubblica ha pubblicato un articolo di Alberto D’Argenio in cui si riporta che il gruppo dell’Europarlamento EFDD (quello formato da M5S e Ukip inglese) ha contestato a Cristina Belotti, capo della comunicazione del Movimento in Europa e funzionaria dell’EFDD, una serie di rimborsi spesa.
La Belotti, secondo quanto ricostruito da Repubblica – qui i documenti pubblicati sulla versione online del quotidiano il 7 febbraio –, avrebbe chiesto il rimborso di spese sostenute non per le sue mansioni di funzionaria europea, ma per fare campagna elettorale per il M5S in Italia in vista delle prossime elezioni politiche.
Il 7 febbraio sempre D’Argenio su Repubblica ha dato la notizia che l’Olaf starebbe per aprire un fascicolo dopo le rivelazioni del quotidiano. Di qui la risposta del gruppo del M5S al Parlamento europeo.
Che cos’è l’Olaf
Vediamo dunque cosa sia l’Olaf e che procedure segua.
Nata nel 1999 sulle ceneri del precedente "Anti-Fraud Coordination Unit" (UCLAF), l’Olaf (dal francese “Office de Lutte Anti-Fraude”) è l’Ufficio dell’Unione europea che si occupa di rilevare, indagare e fermare frodi, fenomeni di evasione e corruzione legati ai fondi Ue.
La vera e propria indagine, come stabilisce il regolamento che disciplina l’Olaf (art. 5), non è un atto dovuto ma discrezionale: richiede cioè una decisione, autonoma o sollecitata dalle istituzioni europee, del direttore generale dell’Olaf.
Prima di arrivare ad essa, l’ufficio anti-frode opera una raccolta di informazioni relative a possibili frodi. Come risulta dal sito stesso dell’Olaf, chiunque può mandare delle segnalazioni – con la garanzia dell’anonimato – per denunciare possibili frodi in danno dei fondi europei.
In questo caso, come specificano le linee guida sulle procedure investigative per lo staff dell’Olaf (artt. 2-5), “qualsiasi notizia di possibile interesse investigativo per Olaf ricevuta da un membro dello staff deve essere inoltrata al Registro senza ritardo”.
Il Registro è dove vengono annotati e numerati tutti i documenti presi in carico dall’Olaf.
Successivamente l’Unità “Selezione e revisione delle indagini” dell’Olaf fa ricerche, approfondimenti, chiede informazioni alle istituzioni europee coinvolte e dà un parere al direttore generale che decide se procedere a un’indagine ufficiale o meno. Il tutto, da regolamento (art. 5 co.4), entro 60 giorni.
Olaf e M5S
Nell’articolo di Repubblica si legge: “la procura europea [Olaf], aprirà nelle prossime ore un fascicolo, una prima verifica dei fatti sulla base degli articoli e dei documenti pubblicati ieri da Repubblica. Entro due mesi, come prevedono le normali procedure dell’Ufficio, gli investigatori dell’antifrode Ue decideranno se procedere a un’inchiesta formale”.
Sembrerebbe dunque che abbia ragione il gruppo M5S all’Europarlamento a parlare di una “non-notizia” (limitatamente all’apertura di un fascicolo), in quanto l’Olaf è obbligato a iscrivere nel Registro tutte le segnalazioni – oltretutto anche anonime – che potrebbero avere interesse investigativo, inclusa una che riporti le questioni sollevate da Repubblica relativamente a Cristina Belotti.
Gli altri partiti
Il M5S Europa attacca quindi gli altri partiti, invitando l’Olaf a indagare sull’utilizzo dei fondi europei da parte degli europarlamentari italiani candidati alle prossime elezioni politiche del 4 marzo, e dei loro staff.
Agli eurodeputati è consentito candidarsi e fare campagna elettorale nei propri Paesi di origine (così come a un deputato nazionale è consentito candidarsi all’Europarlamento). Se eletto, il candidato dovrà poi scegliere quale carica mantenere.
Il punto della questione è che gli eurodeputati che decidono di candidarsi alle elezioni nazionali, e i loro staff, non devono utilizzare fondi europei che l’Europarlamento dà ai gruppi parlamentari per attività politica europea per la loro campagna elettorale nazionale (un comportamento scorretto, questo, che è invece proprio quello contestato alla Belotti).
Tra i 73 eurodeputati italiani, quelli che risultano iscritti alle liste elettorali per le prossime elezioni sono Matteo Salvini, Gianni Pittella, Lorenzo Cesa, Sergio Cofferati, Raffaele Fitto, Flavio Zanonato, Nicola Caputo, Elena Gentile, Isabella De Monte e Lorenzo Fontana. In totale, dieci persone.
Al momento non risultano – dal sito dell’Olaf e da indiscrezioni di stampa – indagini nei loro confronti. Abbiamo contattato l’Olaf per avere un’ulteriore conferma e siamo in attesa di risposta.
Conclusione
Il M5S Europa ha ragione nel sostenere che l’apertura di un fascicolo (intesa come iscrizione nel Registro) dell’Olaf sia “una semplice procedura”, in quanto atto obbligatorio: non è insomma necessaria una valutazione discrezionale da parte del direttore generale dell’ufficio investigativo dell’Unione. Quella, eventualmente, avviene nei due mesi successivi.
È vero poi, come sostiene il M5S Europa, che ci siano dieci eurodeputati italiani che correranno alle prossime elezioni politiche del 4 marzo. Ma questo non è vietato da norme italiane o europee, e al momento non risultano indagini dell’Olaf a loro carico legate alla campagna elettorale in corso.
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