A margine di una conferenza stampa al ministero della Salute, la titolare del dicastero Beatrice Lorenzin lo scorso 19 settembre ha dichiarato: "La chikungunya comporta un'influenza molto dolorosa, ma fortunatamente non ha conseguenze sulla salute complessiva del paziente. Non c’è un vero pericolo, possiamo stare tranquilli".
L’affermazione risponde all’esigenza, corretta, di tranquillizzare l’opinione pubblica dopo la scoperta dei due cluster di chikungunya a Roma e Anzio, ed evitare il diffondersi di un panico ingiustificato alla luce delle caratteristiche della malattia. Ma per i toni assoluti con cui è espressa, la dichiarazione di Lorenzin si presta a qualche critica.
Le caratteristiche della malattia
La chikungunya è una malattia virale, caratterizzata da febbre e forti dolori soprattutto articolari, che viene trasmessa all’uomo da zanzare infette. Il nome viene dallo swahili, e letteralmente significa “ciò che curva” o “contorce”.
Le fonti medico-scientifiche più affidabili – quali l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’Istituto superiore di sanità italiano (Iss) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) – considerano la chikungunya non letale. Solo in rarissimi casi può essere una concausa di morte, specialmente in pazienti anziani e affetti da altre patologie.
I sintomi sono febbre improvvisa, brividi, mal di testa, dolori muscolari, nausea, fastidio per la luce, affaticamento, dolore articolare anche incapacitante e rash cutanei.
Come sostiene Lorenzin, si tratta dunque di una malattia “molto dolorosa”. Nella maggior parte dei casi, il malato guarisce senza conseguenze dopo pochi giorni.
Tuttavia, e qui si appuntano le critiche a quanto affermato dal ministro, sono possibili una serie di complicazioni che non si devono sottovalutare. Specialmente per l’impatto che possono avere sui soggetti più deboli.
Le complicazioni possibili
Sempre secondo Oms, Iss ed Ecdc è innanzitutto possibile che la chikungunya impieghi più tempo a scomparire. Nel 30-40% dei casi alla fase acuta segue una fase cronica. Possono servire magari settimane e, raramente, anni per una completa guarigione. È anche possibile, in una minoranza di casi, che le conseguenze della malattia non scompaiano mai del tutto.
In particolare, gli anziani sono esposti al rischio che i dolori articolari causati dalla malattia evolvano in una sindrome da artrite reumatoide. I neonati, poi, se la madre ha contratto il virus nelle ultime settimane di gravidanza, rischiano di nascere affetti da meningoencefalite.
Infine sono possibili, anche se rare, complicanze oculari, neurologiche, cardiache e gastrointestinali.
Conclusione
Affermare come fa il ministro Lorenzin che la chikungunya “non ha conseguenze sulla salute complessiva del paziente” è impreciso. Più corretto sarebbe dire che “nella maggior parte dei casi” non ci sono conseguenze, ma non si può ignorare quella minoranza di casi in cui invece le conseguenze ci sono.
In particolare i soggetti più deboli – over 65, malati e bambini ancora nel grembo materno – possono correre dei rischi.
Per gli anziani è più facile che certi effetti dolorosi della malattia diventino cronici e, in presenza di altre patologie, il virus può essere anche una concausa di morte. Per i bambini c’è il rischio di essere affetti da meningoencefalite già dalla nascita.
Tutti i soggetti che contraggono il virus sono poi esposti a un rischio, basso ma esistente, di complicanze a occhi, cuore, cervello e apparato digerente.
Nel complesso questi rischi sono possibili anche contraendo altri virus, ritenuti comunemente innocui come ad esempio quelli influenzali, e dunque è vero che non ci sia motivo di allarme. Ma la loro esistenza impedisce di considerare del tutto corretta l’affermazione di Lorenzin, che esclude categoricamente conseguenze sulla salute.
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