La vicepresidente della Camera Mara Carfagna il 29 novembre ha affermato: “L’Italia è maglia nera in Europa per crescita e disoccupazione. La produzione industriale rallenta e l’occupazione diminuisce”.
È un’affermazione che contiene alcune imprecisioni, ma nella sostanza corretta.
La crescita dell’Italia rispetto al resto d’Europa
Per quanto riguarda la crescita del Pil, è vero che l’Italia sia ultima nell’Unione europea, sia nell’anno in corso sia – secondo le previsioni – nel 2019 e nel 2020.
Lo certifica l’Autumn 2018 Economic Forecast della Commissione europea, pubblicato a inizio novembre. Il Pil dell’Italia dovrebbe infatti crescere dell’1,1% nel 2018, meno di tutti gli altri 27 Stati membri. Al penultimo posto troviamo la Danimarca, con l’1,2%, e al terzultimo il Regno Unito, con l’1,3%.
Nel 2019 la crescita del Pil italiano dovrebbe arrivare all’1,2%, ma Roma resterebbe comunque ultima nell’Unione, alla pari con il Regno Unito (che a marzo del prossimo anno dovrebbe uscire dalla Ue).
Nel 2020 l’Italia, con una crescita del Pil dell’1,3%, non sarebbe più l’ultima considerando ancora il Regno Unito, che dovrebbe crescere dell’1,2%, ma ipotizzando invece che la Brexit a quel punto si sia compiuta, nessuno degli altri 26 Stati membri avrebbe una crescita inferiore a quella italiana. Penultimo in questa classifica ci sarebbe infatti il Belgio (+1,4%) e terzultimi Francia e Danimarca (+1,6%).
Come abbiamo visto di recente, le previsioni della Commissione europea sulla crescita del Pil italiano sono comunque tra le più ottimistiche. Fondo monetario internazionale e Ocse stimano aumenti del Pil italiano ancora più contenuti.
La disoccupazione italiana rispetto al resto d’Europa
Per quanto riguarda la disoccupazione, non è vero che l’Italia sia ultima nella Ue, anche se occupa comunque una delle ultime posizioni (la terzultima).
In base ai dati Eurostat risulta che il tasso di disoccupazione in Italia nel secondo trimestre del 2018 (ultimo periodo per cui ci sono dati aggiornati comparabili) era al 10,7%. Ci sono solo altri due Stati nell’Ue che hanno la disoccupazione in doppia cifra: Spagna e Grecia, ed entrambi fanno peggio dell’Italia.
Madrid ha infatti un tasso di disoccupazione pari al 15,3% e Atene al 19%. Si può tuttavia notare come negli ultimi cinque anni e mezzo (dal primo trimestre 2013) il tasso di disoccupazione spagnolo sia migliorato di 11,6 punti, calando dal 26,9% al 15,3%, e quello greco di 8,6 punti, passando dal 27,6% al 19%. Quello italiano è invece migliorato di appena due punti, passando dal 12,7% al 10,7%.
La produzione industriale
È vero che da quando si è insediato il nuovo governo, a giugno, la produzione industriale ha mostrato segni di rallentamento. Secondo il dato pubblicato dall’Istat il 12 novembre, “a settembre 2018 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,2% rispetto ad agosto. Anche nella media del terzo trimestre il livello della produzione registra una flessione dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti”.
Nonostante questo rallentamento, tuttavia, l’Istat certifica che “nella media dei primi nove mesi dell’anno la produzione è cresciuta dell’1,7% rispetto all’anno precedente”.
Se guardiamo al rapporto Istat del 12 settembre, di due mesi precedente dunque, la crescita rispetto all’anno precedente nel corso dei primi sette mesi era del 2%.
Sembra dunque confermato il rallentamento.
L’occupazione
Il tasso di occupazione è leggermente calato negli ultimi mesi, ma nel complesso è più corretto dire che sia rimasto stabile da quando si è insediato il governo Lega-M5S.
Secondo le serie storiche dell’Istat, qui scaricabili, il tasso di occupazione a maggio 2018 era del 58,8%. Tra giugno e ottobre ha altalenato tra il 58,7% e il 58,6%. Dunque un leggero calo c’è stato, ma poco significativo. A inizio anno era al 58,1%.
Se guardiamo agli occupati in valore assoluto si nota, sempre nelle serie storiche dell’Istat, che a maggio 2018 ammontavano a 23,351 milioni. Nei mesi successivi si sono alternate lievi discese e risalite del dato, che a ottobre fa segnare 23,255 milioni di occupati. Si tratta in ogni caso di un dato migliore di quello di inizio anno quando, a gennaio, gli occupati erano 23,063 milioni.
Conclusione
Mara Carfagna ha ragione nel sostenere che l’Italia sia “maglia nera” per crescita in Europa. Per disoccupazione, invece, non siamo ultimi ma terzultimi nella Ue. Peggio di noi fanno Grecia e Spagna, che però negli ultimi cinque anni hanno migliorato il proprio indice in modo significativamente superiore a quanto non fatto dall’Italia.
È poi vero, come afferma la vicepresidente della Camera, che la produzione industriale stia rallentando, mentre è esagerato sostenere che l’occupazione diminuisca. Un leggero calo negli ultimi mesi c’è stato, ma sembra poco significativo e l’indice oggi fa comunque registrare valori più alti rispetto a inizio anno.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.i