Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione, ha partecipato il 21 marzo al forum di Agi “Viva l’Italia”. E a proposito della cannabis, ha dichiarato: “Mi pongo una domanda, anche se non sono in grado di dare una risposta: una legalizzazione di una droga controllata, anche nelle modalità di vendita, non potrebbe avere effetti migliori rispetto allo spaccio che avviene alla luce del giorno nella totale e assoluta impunità e che riguarda amplissime fasce della popolazione giovane?”.
Per cercare di dare risposta all’interrogativo posto da Cantone, possiamo guardare alla situazione dei principali Paesi dove sono state legalizzate le droghe leggere.
Perché l'Olanda fa scuola
I Paesi Bassi sono un Paese pioniere nella “legalizzazione”: è in realtà un complesso regime di tolleranza del possesso e della vendita delle sostanze stupefacenti, che risale all’Opium Act del 1976.
Secondo un rapporto del luglio 2013 della Open Society Foundations – Global Drug Policy Program, con la legalizzazione crolla per prima cosa il numero di arresti per reati minori legati alla droga. Nel 2005 ci sono stati 269 arresti per possesso di marijuana ogni 100.000 cittadini negli Usa, 206 nel Regno Unito, 225 in Francia e appena 19 nei Paesi Bassi.
Si può facilmente immaginare il minor impiego dell’apparato giudiziario e repressivo olandese per questo fenomeno, rispetto ai Paesi dove ancora non si è legalizzato.
Ma la legalizzazione incentiva il consumo? Se si confronta il numero di persone tra i 15 e i 64 anni che hanno utilizzato cannabis di recente, o che l’hanno provata almeno una volta nella vita, non risulta che l’Olanda abbia consumi molto diversi rispetto agli altri Paesi occidentali.
Secondo uno studio del 2012 sono infatti il 7% gli appartenenti alla prima categoria nei Paesi Bassi, contro il 6,7% della media europea, il 9,1% del Canada e l’11,5% degli Usa. Per quanto riguarda la seconda, cioè chi l’ha provata almeno una volta, nel Paese dei tulipani si arriva al 25,7%, molto indietro rispetto al 39,4% canadese e al 41,9% americano, e poco sopra la media europea del 23,2%.
Per quanto riguarda i più giovani, poi, lo studio di OSF – che cita altre ricerche – sostiene che il consumo nei Paesi Bassi sia in costante calo tra il 1996 e il 2012, e che nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni la media olandese sia in linea con quella europea.
Il bilancio, conclude quindi lo studio, è generalmente positivo, anche considerati i sostanziosi investimenti dello Stato olandese in politiche di informazione, prevenzione e riduzione del danno, finanziate dagli introiti generati dalla vendita legale di droghe leggere nei coffee shop: almeno 400 milioni di euro all’anno.
In Usa cala il business del narcotraffico
Negli Usa si è legalizzata la cannabis per scopo ricreativo nel 2012 in Colorado e Oregon, nel 2014 in Alaska e Oregon, e nel 2016 in California, Nevada, Maine e Massachusetts.
In base alla relazione annuale dell’Onu sul contrasto alla droga, è ancora presto per valutare i risultati di queste legalizzazioni. Si registra infatti un aumento dei consumi, ma non si capisce se l’aumento sia costante anche rispetto agli anni precedenti alla legalizzazione – che, in questo caso, non avrebbe avuto alcun impatto sui consumi – o se invece l’aumento sia maggiore o minore rispetto al trend precedente.
Anche il condirettore del Centro di ricerca della Rand sulle politiche in materia di droghe, Beau Kilmer, in un’intervista del 2016 invitava alla prudenza: “nessuno sa ancora che esiti avrà la legalizzazione della marijuana, specialmente dal punto di vista della salute pubblica”. E suggeriva: “non esiste una dicotomia tra proibizione e legalizzazione, ci sono soluzioni intermedie”.
Per quanto riguarda il Colorado, il primo Stato Usa a legalizzare la marijuana a scopo ricreativo e su cui si hanno i dati più significativi, da un report del governo statale risulta che la legalizzazione non ha aumentato il consumo tra gli adolescenti. Tra i più grandi (maggiori di 18 anni), al contrario, il consumo è aumentato di circa il 5%.
In ogni caso la legalizzazione ha avuto un impatto benefico sulle importazioni illegali di stupefacenti dal Messico, secondo recenti dati della polizia di frontiera americana citati da il Post.
Il caso (sui generis) dell'Uruguay
L’Uruguay ha preso la decisione di legalizzare la vendita, la coltivazione e il consumo di marijuana già nel 2012, ma è solo dal 2014 che ha la nuova normativa ha iniziato a produrre i suoi effetti.
Secondo uno studio della Junta Nacional de Drogas (JND) dell’Uruguay, citata da un report di InsightCrime (una fondazione che si occupa della criminalità organizzata in America Latina e Caraibi) del gennaio 2017, sono circa 160 mila i consumatori (sommando gli abituali, gli sporadici e chi l’ha provata almeno una volta nella vita) su una popolazione di 3,3 milioni di abitanti.
Dopo tre anni di piena legalizzazione, i due terzi dei consumatori ancora comprano la marijuana dai narcotrafficanti, principalmente a causa del prezzo inferiore oltre che per difficoltà pratiche. Infatti chi non può permettersi di coltivare le proprie piante o di diventare socio di un club dove vengono coltivate, può solo rivolgersi alle farmacie che hanno aderito all’iniziativa promossa dal governo.
Queste sarebbero, secondo una stima data dal presidente della JND Roballo, appena una cinquantina.
Secondo Gonzalo Miranda, presidente della Camera Uruguaiana delle Farmacie citato in un articolo del Fatto Quotidiano, lo scarso successo dipenderebbe soprattutto dal fatto che le farmacie presenti nelle zone di spaccio della droga hanno ricevuto minacce dai narcotrafficanti, che vedono nella commercializzazione della cannabis un danno ai loro affari.
Il verdetto
Tralasciando il caso dell’Uruguay, che ha una situazione economico-sociale difficilmente paragonabile con quella italiana, si può dire che la risposta alla domanda posta da Cantone sia tendenzialmente positiva.
La legalizzazione controllata sembra portare dei benefici economici, in termini di risorse ottenute dalla vendita legale che possono essere usate per politiche di informazione e prevenzione, e giudiziari. Non pare avere effetti deleteri sui consumi, che resterebbero sostanzialmente invariati, calando anzi tra i minorenni. Al di là del caso olandese, però, ancora mancano dati definitivi sugli Stati, ad esempio negli Usa, che l’hanno legalizzata, specie da un punto di vista della salute pubblica.
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