Dopo le dichiarazioni di Matteo Orfini, presidente del Pd, sulla necessità di approvare la legge sullo ius soli – cioè l’acquisto della cittadinanza in base al luogo di nascita, invece dello ius sanguinis che la conferisce in base alla nazionalità dei genitori – il tema è tornato al centro della polemica politica.
Il presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, Mario Marazziti, ha dichiarato il 21 febbraio: “È dal 2003-2004, l’anno della prima proposta di legge di iniziativa popolare, che il Paese aspetta. Era la prima volta che si parlava di ius soli e di ius culturae. In questa legislatura 7 diversi disegni di legge sono diventati un testo unificato, innovativo, che riconosce il fatto che un milione di bambini e ragazzi, i compagni di scuola dei nostri figli, italiani in tutto, dal tifo calcistico alla cultura, alla lingua, ai sogni, ma senza diritti debbono smettere di restare in un limbo”.
Il percorso della legge
È vero che la prima proposta di legge sullo ius soli risalga al 2004. Allora fu la Comunità di Sant’Egidio, di cui Marazziti è stato portavoce, a promuovere una legge con l’iniziativa “Bambini d’Italia”. Tale iniziativa fu accolta nei disegni di legge di Giampiero D'Alia dell'Udc, di Ermete Realacci della Margherita e di Piero Ruzante dei Ds. Il ddl di D'Alia fu stato sottoscritto da 177 deputati: il grosso del centrosinistra, più una ventina dell'Udc, una ventina di Fi e due di An.
Quanto al testo unificato che giace in Senato, esso nasce dall’unificazione di una legge di iniziativa popolare e di ben 24 disegni di legge di iniziativa parlamentare. È fermo da mesi, dall’aprile 2016, in Commissione Affari Costituzionali e, dopo ripetute sollecitazioni da parte di vari parlamentari, era stato calendarizzato per l’esame dell’Aula del Senato per il 21 febbraio “ove concluso dalla Commissione”. In Commissione tuttavia pendono 8.700 emendamenti, il che ha fin qui impedito la conclusione dell’esame. Se il governo ponesse la questione di fiducia, tutti gli emendamenti decadrebbero.
Il contenuto della legge
In base a questo testo unificato può acquistare la cittadinanza italiana:
- chi è nato nel territorio italiano da genitori stranieri, e almeno uno di loro è in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo;
- un minore straniero, nato in Italia o che ci ha fatto ingresso entro i dodici anni, se ha frequentato regolarmente la scuola per almeno cinque anni nel territorio nazionale;
- lo straniero che è entrato in Italia prima dei 18 anni e vi risiede legalmente da almeno sei anni: a condizione che abbia frequentato regolarmente in Italia un ciclo scolastico, con il conseguimento del titolo conclusivo, oppure un percorso di istruzione e formazione professionale.
Quanti sono i figli di genitori stranieri nati in Italia?
Ma quanti sono i figli nati da genitori stranieri in Italia e qui residenti? Secondo un calcolo de Il Redattore Sociale, che somma al totale censito nel 2011 dall’Istat i nati da genitori stranieri, e residenti in Italia, negli anni successivi sottraendo – a spanne – il numero di quelli che hanno acquisito la cittadinanza italiana compiuti i 18 anni o per matrimonio, al 2014 erano tra i 750 e gli 800 mila.
Secondo l’Istat, nel 2015 in Italia sono nati altri 72 mila bambini da genitori stranieri. Ipotizzando una cifra simile anche per il 2016 – tra il 2008 e il 2015 la media è stata di circa 75 mila all’anno – possiamo azzardare una stima di oltre 900 mila stranieri nati in Italia che avrebbero accesso alla cittadinanza grazie allo ius soli.
A questi vanno poi aggiunti i minori stranieri con meno di 12 anni che hanno frequentato le scuole per almeno cinque anni in Italia e quelli, under 18, che siano residenti regolari e abbiano ottenuto un titolo di studio o una qualifica professionale.
Secondo un rapporto del Ministero dell’Istruzione di ottobre 2015, l’ultimo disponibile, gli alunni stranieri nell’anno scolastico 2014/2015 erano 805.800, tra scuole dell’infanzia, primarie, secondarie di I e II grado. Di questi, 360.266 non erano nati in Italia.
Insomma, il totale di chi avrebbe diritto alla cittadinanza italiana in base alla nuova legge dovrebbe essere anche superiore al milione di cui parla Marazziti.