Articolo aggiornato alle ore 10,00 del 2 ottobre 2018*.
Antonio Tajani, esponente di spicco di Forza Italia e presidente del Parlamento europeo, in un’intervista a Libero del 30 settembre ha affermato: “Dall’avvento di questo governo (...) la crescita è passata dall'1,5% all'1,1%. Con il decreto dignità perdiamo mille posti al giorno. La produzione industriale è scesa all’1,8%, le esportazioni sono diminuite del 2,6% e l'indice per le piccole e medie imprese ha perso nove punti”.
Verifichiamo punto per punto la sua dichiarazione.
La crescita
Tajani, parlando di crescita, fa probabilmente riferimento a quella prevista del Prodotto interno lordo (Pil) nel 2018. La sua affermazione è più o meno imprecisa a seconda di quale istituzione si sceglie come fonte delle previsioni.
La Commissione europea
La Commissione europea, ad esempio, nelle sue “Previsioni economiche – Primavera 2018” pubblicate a inizio maggio, prima dunque dell’insediamento del governo Conte, aveva stimato una crescita del Pil dell’1,5 per cento per il 2018 e dell’1,2 per cento per il 2019.
Due mesi e mezzo dopo – a metà luglio – la Commissione ha pubblicato le sue “Previsioni economiche – Interim estate 2018”, dove la stima di crescita del Pil era diminuita all’1,3 per cento per il 2018 e all’1,1 per cento per il 2019.
Come specifica la Commissione, tuttavia, queste previsioni sono state fatte postulando che le politiche economiche dell’Italia non venissero cambiate, cosa che invece il governo sembra intenzionato a fare con la prossima legge di stabilità.
Moody’s
L’agenzia di rating Moody’s, che ha pubblicato le sue stime a fine agosto, ha previsto un rallentamento ancora più significativo della crescita del Pil italiano nel 2018: da 1,5 per cento, che era la sua precedente stima, a 1,2 per cento.
Per il 2019, l’agenzia presenta la stessa stima della Commissione: dal precedente 1,2 per cento all’1,1 per cento.
Ocse
A maggio 2018 l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) aveva previsto che il Pil italiano sarebbe cresciuto dell’1,42 per cento nel 2018 e dell’1,13 per cento nel 2019.
A settembre, l’organizzazione ha abbassato le previsioni all’1,2 per cento per il 2018 e ha confermato quelle all’1,1 per cento per il 2019.
Tiriamo le fila
Tajani è impreciso ma ha sostanzialmente ragione: la crescita prevista per l’anno in corso è passata, da prima che si insediasse il governo Conte a pochi mesi dopo, dall’1,5 per cento (o 1,4 per cento nelle previsioni Ocse) all’1,2 per cento. Siamo così vicini all’1,1 per cento citato dal presidente dell’Europarlamento.
Queste però sono stime, e non dati consolidati, che oltretutto dipendono più dalla situazione macro-economica globale che dalle scelte di politica economica del governo, di cui si è iniziato a discutere approfonditamente solo di recente.
Il decreto dignità e i posti di lavoro
Per quanto riguarda il numero di posti che verrebbero persi a causa del “decreto dignità”, nella relazione tecnica che accompagna il decreto – e che aveva suscitato polemiche di cui ci eravamo occupati – se ne stimavano 8 mila all’anno.
Dunque non mille al giorno, come afferma Tajani. Ma il presidente dell’Europarlamento potrebbe aver fatto un calcolo diverso.
A giugno, quando si è insediato il governo Conte, secondo i dati Istat* gli occupati in Italia ammontavano a 23.330 milioni, mentre a luglio erano diminuiti a 23.300 millioni. Dunque 30 mila occupati in meno in 30 giorni, mille in meno al giorno.
Il primo ottobre – quindi dopo la dichiarazione rilasciata da Tajani – l’Istat ha pubblicato un nuovo bollettino statistico che supera questa stima. Qui si riporta infatti un aumento degli occupati ad agosto a 23.369 milioni di unità. Dunque non solo sono più che a luglio, ma anche più che a giugno.
Stiamo parlando poi di “occupati”, quindi persone che hanno lavorato almeno un’ora nella settimana di riferimento, e non di “posti di lavoro” come afferma Tajani – una differenza su cui ci siamo soffermati anche in passato.
Infine si può dire che sia quantomeno discutibile collegare l’andamento del numero di occupati negli ultimi mesi al decreto dignità, che è entrato in vigore a metà luglio.
*Percorso: Lavoro e retribuzioni > Offerta di lavoro > Occupazione > Occupati – dati mensili
La produzione industriale
Secondo il flash dell’Istat del 12 settembre, che contiene dati riferiti a luglio, “si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dell’1,8 per cento rispetto a giugno”. Dunque la cifra citata da Tajani è corretta.
L’indice cala anche rispetto al luglio 2017, con una contrazione dell’1,3 per cento, ma resta positivo nel complesso del 2018, con un +2 per cento nei primi sette mesi dell’anno in corso rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Le esportazioni
Un altro flash dell’Istat, del 17 settembre e sempre riferito a luglio, sul commercio con l’estero conferma poi anche il dato sulle esportazioni citato da Tajani.
Si legge infatti nel documento dell’Istituto di statistica che “a luglio 2018 si stima un calo congiunturale per le esportazioni (-2,6 per cento) e un aumento per le importazioni (+2,4 per cento)”, rispetto a giugno.
Il calo dipenderebbe, secondo l’Istat, dalla “ampia diminuzione delle vendite verso i mercati extra Ue (-5,5 per cento) mentre quella verso l’area Ue è meno intensa (-0,4 per cento)”.
Tuttavia un flash successivo, del 25 settembre e riferito anche ad agosto, sul commercio con i Paesi extra-Ue contiene dati che – seppur parziali – dovrebbero bilanciare quelli negativi del testo precedente. Nel documento più recente si legge infatti che ad agosto “si stima, per i flussi commerciali da e verso i Paesi extra Ue, un aumento congiunturale per le esportazioni (+3,6 per cento)”.
È vero che questo dato riguarda solo il flusso verso Paesi non facenti parte dell’Ue, e non come il precedente l’export nel suo complesso, ma dovrebbe tuttavia avere un impatto significativo anche sull’indice complessivo.
L’indice per le Pmi
Non è chiarissimo a cosa faccia riferimento Tajani quando parla dell’indice per le piccole e medie imprese. Probabilmente il presidente del Parlamento europeo parla dell’indice Ftse – Aim della Borsa italiana, che rappresenta l’andamento in borsa delle piccole e medie imprese, appunto, ad alto potenziale di crescita.
Al primo giugno, quando si è insediato il governo Conte, questo indice ammontava a 9.237,82 punti. Successivamente è cresciuto fino al picco del 10 luglio, a 9.928,24 punti, per poi scendere fino ai 9.446,17 punti del 28 settembre (ultimo giorno utile prima della dichiarazione dell’esponente di Forza Italia).
Non ci risulta dunque in nessun caso un calo di nove punti. Anzi, l’indice è cresciuto rispetto a quando si è insediato il governo Conte.
Conclusioni
Tajani fa una serie di affermazioni e nel complesso possiamo dire sia stato impreciso. Il calo della crescita del Pil prevista per il 2018 è, secondo diversi osservatori internazionali, simile a quello che riporta il presidente dell’Europarlamento ma leggermente inferiore. Inoltre, sempre secondo gli osservatori, questa diminuzione dipende più dalla congiuntura economica internazionale che dalle decisioni del governo.
Il calcolo sui posti di lavoro persi per colpa del decreto dignità è poi metodologicamente discutibile e sorpassato dalle più recenti pubblicazioni Istat (che però Tajani non poteva conoscere). Sul calo della produzione industriale ha invece ragione il presidente del Parlamento europeo.
Sul calo dell’export l’affermazione dell’esponente di Forza Italia risulta superata da nuovi dati che, pur limitatamente al commercio con Paesi extra Ue, dovrebbero aver limitato la flessione precedentemente registrata.
Sull’indice delle piccole e medie imprese, infine, non abbiamo trovato alcun riscontro alle parole di Tajani. Anzi, guardando all’indice borsistico dedicato alle Pmi Ftse – Aim, si registra un aumento a fine settembre rispetto a inizio giugno.
*La precisazione di Tajani
Lo staff del presidente Tajani ha precisato in una nota: "L'Agi cita un indice diverso da quello a cui ha fatto riferimento il Presidente Tajani, l'indice FTSE – AIM della borsa Italia che rappresenta l'andamento in borsa delle PMI. Mentre il Presidente del Parlamento si riferiva all'indice di fiducia delle PMI "IHS Markit Italy Manufacturing PMI" che, come si evince dal grafico riportato qui di sotto, è effettivamente calato di 9 punti dall'inizio dell'anno".
source: tradingeconomics.com
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