Il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini, nella conferenza stampa alla Camera del 27 novembre, ha dichiarato (min. 7.57): “Io sono assolutamente contrario al Global Compact (…). Non vedo perché mettere sullo stesso piano i migranti cosiddetti economici e i rifugiati politici”.
Questo tema è stato negli ultimi giorni al centro del dibattito politico, dopo che Fratelli d’Italia ha fatto esplodere la questione accusando il governo di “sancire l’invasione dell’Italia” – e di “schierarsi con Soros” – firmando il Global Compact.
Oltre a Salvini, altri esponenti leghisti di primo piano si sono dissociati dall’accordo e hanno prospettato con la sua ratifica il rischio di una “immigrazione incontrollata”.
Il M5S sembra invece su una posizione diversa, o almeno lo era sicuramente a fine settembre: quando all’Onu il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano si era espresso convintamente a favore del Global Compact.
Ma che cos’è il Global Compact, che cosa prevede e che conseguenze dovrebbe avere? Davvero c’è un rischio invasione? Andiamo a vedere i dettagli.
Di cosa parliamo
Il Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration è un accordo intergovernativo, negoziato sotto l’egida dell’Onu, che mira a coprire tutti gli aspetti delle migrazioni internazionali.
Come chiarito dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, rispondendo a una specifica domanda di Giorgia Meloni sul Global Compact, (min. 1.40) “non sarà un atto giuridicamente vincolante”. Questo in effetti risulta anche dal testo dell’accordo (punto 7 del Preambolo), che definisce il Global Compact come una “piattaforma non vincolante, cooperativa (…) che favorisce la cooperazione internazionale tra attori rilevanti circa la migrazione, riconosce che nessuno Stato può affrontare il fenomeno migratorio da solo, conferma la sovranità degli Stati e le loro obbligazioni in base al diritto internazionale”.
La necessità di un simile strumento era stata evidenziata a settembre 2016, quando era stata adottata la Dichiarazione di New York su migranti e rifugiati. Il Global Compact ha iniziato il suo percorso ad aprile 2017 e la sua adozione dovrebbe teoricamente arrivare il 10 e 11 dicembre 2018, in una conferenza intergovernativa che si terrà a Marrakech (Marocco) nella cornice dell’Assemblea generale dell’Onu.
L’Italia, dopo la presa di posizione di Salvini e il seguente “aggiustamento” di linea da parte di Conte, non dovrebbe partecipare al summit di Marrakech, rinviando l’eventuale adesione al Global Compact a un momento successivo, se e quando il Parlamento si esprimerà a favore dell’accordo.
Migranti economici e rifugiati non sono sullo stesso piano
Ma che cosa prevede il Global Compact?
Partiamo da quanto afferma Salvini, secondo cui l’accordo metterebbe sullo stesso piano migranti economici e rifugiati. È un’affermazione falsa.
Alla fine del punto 3 del Preambolo si legge che “migranti e rifugiati possono affrontare diverse sfide comuni e vulnerabilità simili”, ma al punto 4 le due posizioni vengono nettamente distinte. Si legge infatti: “Rifugiati e migranti hanno diritto agli stessi diritti umani universali e libertà fondamentali (…) tuttavia migranti e rifugiati sono gruppi distinti, regolati da sistemi legali differenti. Solo i rifugiati hanno diritto a una specifica protezione internazionale definita dalle norme internazionali sui rifugiati”. Il Global Compact si occupa dei migranti nel complesso.
Dunque non è vero che questi e i rifugiati vengano messi sullo stesso piano, se non per il rispetto di quei diritti umani e libertà fondamentali che sono già riconosciuti internazionalmente a tutti gli esseri umani.
I 23 obiettivi
A parte questo, nel Global Compact vengono fissati 23 obiettivi, a cui gli Stati che sottoscriveranno l’accordo dovrebbero mirare. Nessuno di questi giustifica chi parla di “invasione” e, anzi, sembra che vengano previste possibili intese che dovrebbero andare a beneficio di un Paese di primo arrivo come l’Italia.
L’obiettivo numero 2 è infatti “minimizzare le condizioni avverse e i fattori strutturali che spingono le persone ad abbandonare il proprio Paese di origine”.
L’obiettivo numero 4 mira ad assicurare che tutti i migranti siano in possesso di documenti legali di identità, il numero 5 promuove i canali regolari di immigrazione, il numero 6 contrasta lo sfruttamento dei lavoratori immigrati (che fanno così concorrenza sleale agli autoctoni). L’obiettivo numero 9 è “rafforzare la risposta transnazionale al traffico di migranti”.
Il numero 11 prevede di mettere in sicurezza i confini degli Stati, contrastando l’immigrazione irregolare e favorendo quella legale. L’obiettivo numero 21 promuove gli accordi di rimpatrio dei migranti.
Gli altri obiettivi che non abbiamo citato mirano a migliorare la vita dei migranti, in particolar modo di quelli regolari ma non solo, rendendo più facili il riconoscimento dei loro titoli di studio o professionali nei Paesi di arrivo, facilitando le rimesse economiche verso i Paesi di origine, garantendo loro un trattamento umano – in cui la detenzione per l’eventuale ingresso illegale sia l’extrema ratio – combattendo il razzismo e le percezioni distorte.
Tiriamo le fila
Come abbiamo visto il Global Compact è un accordo non vincolante che non viola la sovranità degli Stati, e già solo questo basterebbe a smentire la tesi di chi sostiene che in questo modo l’Italia si apra a un’invasione di immigrati. Il Global Compact sarà infatti solo un accordo-cornice, in base al quale l’Italia – se vorrà – potrà siglare degli accordi bilaterali o multilaterali con altri Stati, in una cornice di principi e obbiettivi comuni, per meglio regolare il fenomeno migratorio.
Il suo contenuto, poi, non solo smentisce la tesi di Salvini secondo cui equiparerebbe rifugiati e migranti, ma rende ancora più palese l’infondatezza della “tesi dell’invasione”. Il Global Compact mira infatti a contrastare l’immigrazione in generale, limitando le cause che spingono le persone ad abbandonare i propri Paesi, e in particolare quella irregolare, rafforzando anche gli accordi di rimpatrio. È vero che chieda agli Stati un trattamento più umano di tutti i migranti, anche irregolari, ma questo non può essere considerato un incentivo “all’invasione”.
A queste stesse conclusioni sono giunti anche i colleghi fact-checkers tedeschi di Correctiv e quelli francesi di AFP, analizzando dichiarazioni o notizie di partenza analoghe a quelle qui prese in considerazione.
Conclusione
Il Global Compact non crea alcun rischio di invasione dei migranti, in generale, e in particolare non opera alcuna equiparazione tra rifugiati e migranti economici. Meloni e Salvini, tra gli altri, hanno dunque torto.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, a dir@agi.it