Il deputato di Forza Italia Roberto Novelli ha dichiarato il 22 luglio, in riferimento al gioco d’azzardo: “Lo Stato ha creato un mostro che succhia la linfa vitale per il suo bilancio: solo nel 2017, secondo le stime disponibili, ha garantito più di 10 miliardi di euro di gettito fiscale”.
Si tratta di un’affermazione corretta.
Il gettito erariale del gioco
Il gioco d’azzardo è stato definito in effetti, anche da fonti ufficiali, come una voce importante per il bilancio dello Stato.
Nel focus dell’Ufficio parlamentare del bilancio intitolato “La fiscalità nel settore dei giochi”, pubblicato il 3 maggio 2018, si legge ad esempio che “considerata la sua rilevanza economica, il settore dei giochi costituisce una fonte importante di gettito fiscale”.
In particolare, “a tutto il 2016 (dati più recenti disponibili) il gettito del settore dei giochi è pari a quasi 10 miliardi di euro, corrispondente allo 0,6 per cento del PIL e a oltre il 2 per cento delle entrate tributarie complessive”.
Novelli ha dunque sostanzialmente ragione. Ma cerchiamo di approfondire maggiormente la questione.
Questi 10 miliardi di euro sono entrate nette, calcolate cioè senza contare in particolare le vincite pagate da lotto, superenalotto e simili. Il lordo, su cui abbiamo anche dati più aggiornati, è ovviamente ancora superiore.
Il lordo del gioco
Secondo il Bollettino delle entrate tributarie 2016, pubblicato dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) a marzo 2017, le entrate totali relative ai giochi - che includono varie imposte sia dirette che indirette - sono risultate pari a 14,602 miliardi di euro.
Come specificato dal Bollettino, “i proventi del lotto sono calcolati al lordo delle vincite”, ed è questa la principale ragione della differenza coi 10 miliardi circa indicati dal Ufficio parlamentare del bilancio.
Nel 2017 il totale lordo è leggermente sceso. Secondo il Mef, le entrate derivanti dai giochi si sono attestate, nel 2017, a circa 14 miliardi di euro.
Nel 2018 tuttavia il gettito è tornato nuovamente a crescere. Secondo l’ultimo comunicato stampa del Mef sulle entrate tributarie, del 5 luglio 2018, le entrate dei giochi, nei primi cinque mesi del 2018, ammontano a quasi 6,2 miliardi di euro “con una variazione positiva di 405 milioni di euro (+7,0%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.
L’indotto del Gioco e le cifre complessive
Nel settore dei giochi sono coinvolte circa 6.600 imprese, con ben oltre 100.000 occupati. Di questi il 20 per cento fanno capo alla filiera diretta mentre l’80 per cento a quella indiretta (punti vendita, tabaccherie, bar, autogrill, edicole).
In definitiva, si legge ancora nel focus dell’Ufficio parlamentare del bilancio, “quella del gioco si è andata affermando come una delle prime industrie nazionali”.
Nel 2016 la “raccolta” dei giochi è ammontata a 96 miliardi di euro. Le vincite hanno superato i 77 miliardi e il payout, cioè la percentuale della raccolta che in media viene restituita ai giocatori sotto forma di vincita/premio, si è attestato a circa l’80 per cento.
Il restante 20 per cento, pari a una spesa effettiva dei giocatori (differenza tra raccolta e vincite) di oltre 19 miliardi, si è ripartito tra entrate erariali, che come abbiamo visto ammontano a circa 10 miliardi (10,5% della raccolta) e fatturato del settore, che supera quota 9 miliardi (8,5% della raccolta).
Crescita del fenomeno
Sempre secondo il focus dell’Ufficio parlamentare del bilancio, negli ultimi dieci anni il gettito erariale generato dal gioco è aumentato notevolmente passando da circa 6,7 miliardi a circa 10 miliardi di euro, ma meno di quanto sia aumentata la “raccolta” complessiva.
Questa è infatti passata, tra il 2006 e il 2016, da 40 miliardi a quasi 100 miliardi. Possiamo quindi dire che se la raccolta è aumentata di circa 2,5 volte (+150%), il gettito è aumentato di circa 1,5 volte (+50%).
Conclusione
Novelli ha sostanzialmente ragione nell’indicare in circa 10 miliardi di euro il gettito fiscale (netto) dei giochi in Italia.
Sul fatto che questo gettito sia “linfa vitale” per il bilancio dello Stato si tratta di un giudizio e pertanto non è verificabile. Di sicuro si può dire che questi 10 miliardi circa rappresentano il 2,2% delle entrate tributarie complessive, che sono ammontate a 451,5 miliardi nel 2016.
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