Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, in un'intervista al quotidiano economico tedesco Handelsblatt, il 2 maggio ha dichiarato che "i tedeschi amano lamentarsi degli italiani. Ma loro stessi hanno violato il Patto di stabilità 18 volte".
È un’affermazione corretta. Cerchiamo di capire di cosa sta parlando Juncker e quali sono i dati.
Il Patto di stabilità
Il Patto di stabilità e crescita è un insieme di regole comunitarie create per assicurare che i Paesi dell’Unione europea abbiano una situazione finanziaria stabile e coordinino le loro politiche economiche.
È nato nel 1997 e nei due anni successivi sono stati creati anche il suo braccio preventivo e quello correttivo, che danno alle istituzioni europee i poteri per verificare il rispetto da parte degli Stati membri dei criteri economici stabiliti dai trattati e per punire eventuali scostamenti.
Nel corso degli anni successivi il Patto è stato più volte modificato, in particolare dopo la crisi economica tra il 2011 e il 2o013, con l’aggiunta di nuove norme – e nuovi criteri più stringenti, di cui abbiamo scritto anche in passato – contenute nel “six pack”, nel “two pack” e infine nel “Fiscal compact”.
Che cosa intende Juncker
Per essere sicuri di aver interpretato correttamente le parole di Juncker, abbiamo chiesto chiarimenti direttamente alla Commissione europea. Una portavoce ci ha specificato che il presidente stava facendo riferimento alle violazioni dei due criteri del rapporto deficit/Pil – che deve essere inferiore al 3% – e del rapporto debito pubblico/Pil – che deve essere inferiore al 60% – avvenute tra il 1999 e il 2018.
I dati
Abbiamo consultato il database Eurostat e questi sono i risultati che sono emersi. Per quanto riguarda il rapporto deficit/Pil, la Germania ha superato il tetto del 3% in sette occasioni: nel 2001 (3,1%), nel 2002 (3,9%), nel 2003 (4,2%), nel 2004 (3,7%), nel 2005 (3,4%), nel 2009 (3,2%) e nel 2010 (4,2%). Per quanto riguarda il rapporto debito/Pil, la Germania lo ha superato costantemente dal 2003 fino al 2018, inclusi. Dunque per sedici volte.
In particolare il rapporto debito/Pil è aumentato significativamente tra il 2007 e il 2010, quando è passato dal 63,1% all’81,8%, è rimasto vicino all’80% fino al 2013, per poi cominciare una rapida discesa che nel corso degli anni successivi ha portato il rapporto al 60,9% del 2018.
Il totale dunque risulta essere di 23 violazioni nel corso degli ultimi 20 anni, anche più di quanto affermato da Juncker.
Abbiamo chiesto ulteriori dettagli alla Commissione e ci hanno spiegato che la violazione del patto viene contata una sola volta negli anni in cui sono stati superati i limiti previsti sia per il debito pubblico sia per il deficit. Dunque, con questo criterio di conteggio, le violazioni risultano essere in effetti 18, come sostenuto da Juncker.
E l’Italia?
L’Italia, nello stesso periodo, risulta aver violato questi due criteri 28 volte: 20 volte su 20 - e in misura nettamente superiore, rispetto alla Germania - quello del rapporto debito/Pil e 8 volte quello del rapporto deficit/Pil (2001, 2003, 2004, 2005, 2006, 2009, 2010 e 2011).
Con il criterio di conteggio sopra indicato, le violazioni totali risultano però “solo” 20, cioè appena due in più rispetto alla Germania.
Conclusione
Juncker, alla luce dei criteri che ci sono stati indicati dalla stessa Commissione europea, fa un’affermazione corretta. La Germania, dal 1999 al 2018, ha infatti violato il Patto di stabilità – nello specifico i due criteri sul rapporto deficit/Pil e debito/Pil – 18 volte su 20.
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