Ospite del convegno “L’Italia e le energie rinnovabili” promosso da Enel lo scorso 5 dicembre, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha dichiarato: “la transizione delle rinnovabili porta con sé anche un numero molto significativo di posti di lavoro. I posti di lavoro nel settore stanno aumentando e potrebbero passare dai 10 milioni del 2016 ai 24 milioni del 2030 secondo stime a livello globale".
Si tratta di un’affermazione corretta.
Il dato del 2016
Il dato relativo al 2016 citato da Gentiloni proviene dall’ultimo rapporto annuale di IRENA, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili con sede ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, su “Energie rinnovabili e lavoro”.
Secondo il rapporto, pubblicato lo scorso maggio, nel 2016 i posti di lavoro generati dalle energie rinnovabili sono stati a livello globale 9,8 milioni, in aumento dell’1,1% rispetto al 2015.
Se però non consideriamo l’energia idroelettrica prodotta in grandi centrali, si legge nel rapporto, i posti di lavoro calano a 8,3 milioni ma l’aumento rispetto al 2015 diventa più consistente, arrivando al 2,8%.
La fetta più grossa di lavoro proviene dal fotovoltaico solare, che impiega 3,1 milioni di lavoratori. Nella distribuzione geografica fa la parte del leone l’Asia, dove risiede il 62% del totale dei lavoratori impiegati nelle energie rinnovabili.
La previsione per il 2030
La previsione per il 2030 non è contenuta direttamente nel rapporto, ma è stata formulata dal direttore generale di IRENA, Adnan Z. Amin, diplomatico keniota con alle spalle una lunga carriera alle Nazioni Unite, in occasione della presentazione dell’ultimo rapporto.
Amin ha infatti dichiarato il 24 maggio 2017: “con la bilancia che continua a pendere in favore delle rinnovabili, ci aspettiamo che il numero di persone impiegate nel settore possa raggiungere i 24 milioni entro il 2030, più che compensando la perdita di posti di lavoro nel settore dei combustibili fossili e diventando un importante motore economico a livello globale”.
Il rapporto UKERC
Ci eravamo già occupati di questo tema, seppur con una declinazione diversa, in passato. Allora avevamo riscontrato studio del 2014 dell’UKERC (Uk Energy Research Center, un importante centro studi sulle energie rinnovabili britannico) una stima sulla capacità di generare posti di lavoro delle varie fonti energetiche.
Secondo lo studio (v. pag. 35) il carbone è in grado di generare 7 posti di lavoro ogni milione di sterline investito, il gas 5 posti di lavoro, e le rinnovabili ben 16 posti di lavoro.
Anche questa fonte, dunque, confermerebbe la tesi secondo cui il progressivo aumento del peso delle energie rinnovabili sul totale è in grado di generare crescita occupazionale.
La crescita delle rinnovabili
E che le rinnovabili stiano trovando sempre più spazio lo conferma anche un recente rapporto statistico della BP (British Petroleum), pubblicato lo scorso giugno. I consumi di energia prodotta da fonti rinnovabili – escluso l’idroelettrico – nel 2006 ammontavano a 93,2 Mtoe (l’equivalente di energia prodotta da un milione di tonnellate di petrolio).
Cinque anni dopo, nel 2011, erano saliti a 203,6 Mtoe. Nel 2016, ultimo dato disponibile, siamo giunti a 419,6 Mtoe.
Dunque non solo i consumi di energia prodotta da rinnovabili sono in costante aumento, ma l’aumento è maggiore col passare degli anni (+110,4 Mtoe nei primi 5 anni, +216 Mtoe nel successivo quinquennio).
Conclusione
Il rapporto di IRENA e le parole del suo Direttore generale non solo confermano le cifre citate dal presidente del Consiglio Gentiloni, ma anche il suo assunto di partenza: la transizione verso le rinnovabili porta con sé un aumento dei posti di lavoro.
Che la transazione sia in atto lo dimostrano anche i dati statistici forniti da BP, che mostrano un crescente consumo a livello mondiale di energia prodotta da fonti rinnovabili. E che le risorse rinnovabili siano maggiormente suscettibili di generare posti di lavoro, rispetto alle risorse fossili che vanno a sostituire, lo confermerebbe anche il citato studio di UKERC del 2014.
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