Il M5s ha pubblicato il 13 marzo un articolo sul proprio blog in cui affronta la questione del memorandum d’intesa con la Cina a proposito della “Nuova via della seta”, o “Belt and road initiative” (Bri), l’iniziativa strategica della Repubblica Popolare Cinese per il miglioramento dei suoi collegamenti commerciali con i Paesi dell'Eurasia.
Negli ultimi giorni questo memorandum ha esposto l’Italia alle critiche degli Usa, e non solo, ma è stato poi difeso anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Il post presenta l’accordo con la Cina come «un’opportunità», anche perché i volumi commerciali con il Paese orientale sarebbero ancora molto ridotti. A questo proposito, il Blog delle Stelle scrive che «la Cina rappresenta oggi uno dei più importanti mercati mondiali, con oltre un miliardo di potenziali consumatori. A guardare i numeri, tuttavia, ha per noi un peso simile a quello di un piccolo Paese come il Belgio. Le esportazioni italiane verso la Cina nel 2017 sono state pari ad appena 15,21 miliardi, quelle verso il Belgio pari a 15,11 miliardi. Facendo un confronto con Paesi come Francia e Germania ci rendiamo conto di quale sia il gap che siamo chiamati a colmare. La Francia nel 2017 ha esportato in Cina 21,29 miliardi di beni, la Germania addirittura 97,77 miliardi».
Siamo andati a verificare.
La Cina è uno dei più importanti mercati mondiali?
Di certo è corretto definire la Cina come uno dei più importanti mercati mondiali.
Se guardiamo alla spesa finale per consumi delle famiglie, in base ai dati della Banca Mondiale vediamo che la Cina nel 2016 - ultimi dati completi disponibili - si piazza seconda, con 4.416,33 miliardi di dollari, dietro ai soli Stati Uniti (12.820,69 miliardi di dollari).
Se consideriamo l’Unione europea come un unico mercato (9.222,06 miliardi di dollari di spesa finale per consumi), allora la Cina slitta in terza posizione, ma in ogni caso resta vero che sia uno dei mercati più importanti al mondo.
La Cina, come registrato anche dal Ministero dello Sviluppo economico (Mise), è anche il secondo Paese importatore al mondo (e il primo esportatore).
In Cina ci sono un miliardo di consumatori?
È molto difficile quantificare il numero di “consumatori” di un Paese. Al momento la stima di un miliardo sembra esagerata, se consideriamo - come riporta un articolo di Foreign Policy del 2018 - che la “classe media” cinese è composta da meno di mezzo miliardo di persone (anche se in rapido aumento).
Ma l’espressione “un miliardo di consumatori” è stata spesso utilizzata anche da esperti di Cina - citiamo ad esempio il libro The One Hour China Consumer Book: Five Short Stories That Explain the Brutal Fight for One Billion Consumers, di Jeffrey Towson e Jonathan Woetzel - e, se la interpretiamo come una cifra potenziale nel futuro, non è scorretta.
Le esportazioni italiane in Cina e in Belgio
Ma veniamo al paragone fatto dal M5s tra l’export italiano verso la Cina e verso il Belgio. In base al database Eurostat, e in base alle tabelle del Mise (peraltro guidato dal capo politico del M5s, Luigi Di Maio), le cifre riportate dal Movimento sono sbagliate, almeno in euro.
Infatti, per motivi non chiari, il M5s sembra riportare nel suo post le cifre in miliardi di dollari (senza specificarlo), mentre il Mise ed Eurostat, naturalmente, in miliardi di euro. Se applichiamo alle cifre riportate dal M5s il tasso di cambio euro-dollaro, ecco che diventano coerenti con quelle riportate dalle fonti istituzionali italiane ed europee.
A parte questo, il paragone Cina-Belgio fatto dal M5s nel post resta corretto.
Nel 2017, infatti, le esportazioni italiane in Cina sono state pari a 13,449 miliardi di euro e quelle in Belgio pari a 13,448 miliardi di euro (e non, rispettivamente, a 15,21 e 15,11 miliardi). Il rapporto di parità tra l’export verso il piccolo Paese europeo, che conta circa 11,4 milioni di abitanti, e verso il gigante asiatico, che ne ha invece quasi un miliardo e mezzo, dunque rimane.
Se però guardiamo al dato sulle importazioni, la situazione cambia: dalla Cina (terzo Paese nella classifica del nostro import) nel 2017 abbiamo importato beni per quasi 28,5 miliardi di euro (qui una infografica dei prodotti che importiamo). Dal Belgio (sesto Paese nella classifica del nostro import, davanti agli Stati Uniti) invece ne abbiamo importati per meno di 18 miliardi di euro (qui una infografica dei prodotti che importiamo).
Insomma, se lo squilibrio tra import/export verso il Belgio è tutto sommato ridotto (meno di 5 miliardi), quello verso la Cina è il triplo più grande (circa 15 miliardi).
Il gap con Francia e Germania
Francia e Germania, invece, esportano di più, come scrive il Blog delle Stelle? In base ai dati Eurostat - le cifre del M5s sono di nuovo sbagliate, o meglio espresse in dollari, ed è dunque necessario fare la conversione in euro per ritrovare gli stessi numeri dei database ufficiali. La sostanza del ragionamento rimane comunque corretta.
L’Italia, come abbiamo visto, nel 2017 ha esportato beni verso la Cina per poco meno di 13,5 miliardi di euro. La Francia ci sopravanza di oltre cinque miliardi, con un export verso la Cina pari a poco meno di 19 miliardi. La stessa cifra del Regno Unito.
La Germania è nettamente davanti a tutti gli altri Stati dell’Ue, con più di 87 miliardi di esportazioni verso la Cina: più della metà dell’export complessivo dell’area euro verso Pechino.
Siamo dunque il quarto Paese esportatore dell’Ue verso la Cina, ma abbastanza lontani dalla seconda e dalla terza posizione, e lontanissimi dalla Germania che occupa la prima.
Conclusione
Le affermazioni del M5s relative alla Cina da sono sostanzialmente corrette. Il Paese asiatico è uno dei principali mercati al mondo (il terzo, dopo Usa e Ue) e i consumatori cinesi sono - o saranno nel breve periodo - potenzialmente fino a un miliardo.
È poi vero che l’Italia abbia esportato verso la Cina nel 2017 circa la stessa quantità di beni, in miliardi di euro, che ha esportato verso il Belgio (le cifre riportate dal M5s non sono le stesse delle fonti ministeriali italiane e sul database europeo perché sono state espresse in miliardi di dollari e non di euro).
Infine è corretto sottolineare il gap che separa l’Italia dagli altri grandi Paesi europei quanto a export verso Pechino: la distanza con la Germania è molto ampia, e anche Francia e Regno Unito ci sopravanzano di oltre 5 miliardi di euro.
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