Il 2 luglio, a margine di un evento a Roma, il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti ha parlato dell’emergenza dei rifiuti della Capitale e della possibilità che si possa arrivare alla nomina di un commissario per risolvere questo problema. Secondo il presidente della Regione Lazio, "se si dovesse arrivare a questa soluzione, bisognerebbe chiedere i motivi. Il ciclo regionale dei rifiuti, esclusa la Capitale, è in equilibrio".
Ma è davvero così? Abbiamo verificato.
Di che cosa stiamo parlando
Nelle ultime settimane è tornata di interesse nazionale la cosiddetta “crisi dei rifiuti a Roma”, che periodicamente ritorna in prima pagina sui quotidiani e nei telegiornali.
Come ha spiegato il 2 luglio in commissione Trasparenza al Comune di Roma Paolo Longoni – l’amministratore delegato di Ama Roma, società responsabile della raccolta e lo smaltimento di rifiuti nella Capitale – il problema principale della città è che "al momento c’è un deficit di 300 tonnellate al giorno di indifferenziata".
Secondo i dati di Ama, ogni giorno a Roma vengono raccolte circa 4.600 tonnellate di rifiuti, di cui circa 2.600 sono indifferenziati: questo significa che circa una tonnellata su nove resta in strada, e non finisce negli appositi impianti di smaltimento.
"Il rifiuto non viene ritirato perché non ci sono le necessarie capienze negli impianti di trattamento o sono inferiori alle necessità quotidiane", ha detto Longoni.
Un altro problema – ha sottolineato sempre in audizione in commissione Massimo Ranieri, amministratore delegato di Ama – è che "il 55 per cento dei mezzi sono indisponibili. Abbiamo la metà dei compattatori necessari(...). C'è anche una carenza di personale: ci sono numerose prescrizioni e molti non possono lavorare di notte, di giorno, al caldo, al freddo".
L’ordinanza della Regione Lazio
Il 2 luglio, in una lettera inviata a Zingaretti e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la sindaca di Roma Virginia Raggi ha chiesto che "gli impianti regionali di smaltimento dei rifiuti devono essere obbligati a ricevere la spazzatura di Roma fino al massimo della loro capienza. Questo può farlo il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti con una apposita ordinanza".
Questo è quanto avvenuto il giorno successivo, quando la Regione Lazio ha annunciato con un comunicato sul proprio sito che "in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente" avrebbe emanato un’ordinanza affinché "tutti gli impianti di trattamento dei rifiuti del Lazio garantiscano la massima operatività per accogliere i rifiuti prodotti dalla città di Roma".
Questa decisione è stata presa in base all’articolo 191 del decreto legislativo n. 52 del 2006, che permette di attuare misure urgenti per "consentire il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti, anche in deroga alle disposizioni vigenti", rispettando la tutela della salute e dell’ambiente.
Ma qual è la situazione dei rifiuti nel resto del Lazio? È in "equilibrio", come dice Zingaretti?
Dove finiscono i rifiuti nel Lazio
Come spiega l’Agenzia regionale protezione ambientale (Arpa) del Lazio, "il sistema impiantistico regionale per la gestione dei rifiuti viene definito dalla Regione Lazio attraverso il Piano di gestione dei rifiuti".
L’ultimo Piano è stato approvato dal Consiglio regionale il 18 gennaio 2012 e divide il territorio del Lazio in cinque Ambiti territoriali ottimali (Ato) per la gestione dei rifiuti urbani: Frosinone, Latina, Rieti, Roma e Viterbo.
A gennaio 2019, la Direzione regionale delle politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio ha pubblicato un documento intitolato “Piano di gestione dei rifiuti della Regione Lazio – Linee strategiche” (approvato poi a febbraio dalla Giunta) che, tra le altre cose, definisce per l’arco temporale 2019-2025 la valutazione del fabbisogno impiantistico nei cinque Ato laziali e le azioni da attuare nel medio termine per raggiungere gli obiettivi del Piano.
Il rapporto si basa sui dati più aggiornati in materia, relativi al 2017. Secondo la Regione, nel Lazio vengono prodotti quasi 3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, di cui circa 1,6 milioni sono indifferenziati.
Questi numeri sono in linea con quelli pubblicati dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) per il 2017, nel suo rapporto più recente Rapporto Rifiuti Urbani – Edizione 2018.
Nel 2017, oltre l’80 per cento dei rifiuti indifferenziati nel Lazio (circa 1,3 milioni di tonnellate) è stata inviata a impianti di trattamento meccanico-biologico (Tmb) regionali, che con processi meccanici e biologici modificano i rifiuti, generando prodotti che in seguito devono trovare una collocazione definitiva.
Circa 174 mila tonnellate delle rimanenti sono state trattate, sempre all’interno della Regione, in impianti a trattamento meccanico.
Circa 58 mila tonnellate sono poi state inviate in parte fuori regione, in parte all’estero (in Austria sono state mandate 50 mila tonnellate di rifiuti, tutte dal Comune di Roma).
La situazione degli impianti
Come spiega il rapporto, "per la gestione del rifiuto urbano indifferenziato la situazione appare attualmente fortemente dipendente dall’impiantistica extraregionale. In particolare, la situazione della città di Roma che produce da sola quasi il 58 per cento del totale dei rifiuti urbani generati nell’intero territorio regionale, appare affetta da una cronica carenza del sistema impiantistico".
Semplificando: allo stato attuale, la configurazione degli impianti nella Regione Lazio non consente la chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti urbani, ossia che questi siano raccolti, trattati e smaltiti all’interno del territorio regionale.
Ma è vero che, come afferma Zingaretti, senza Roma la Regione Lazio sarebbe in equilibrio?
Il trattamento dei rifiuti
Per quanto riguarda il trattamento dei rifiuti, la Regione è in equilibrio. Come si legge nel rapporto, infatti, "non è garantita l’autosufficienza su base di Ato mentre è garantita l’autosufficienza su scala regionale".
Semplificando: alcuni Ato hanno maggiori capacità di trattamento rispetto a quelle richieste, "mentre l’Ato di Città Metropolitana e di Roma Capitale non risultano soddisfatte". Nel complesso la situazione si riequilibra, ma Roma è sicuramente dal lato di chi crea il problema e non di chi lo risolve.
Lo smaltimento dei rifiuti
Diversa la situazione per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti. In questo caso la Regione Lazio, come anticipato, non è autosufficiente e deve rivolgersi ad altre regioni e anche ad altri Paesi.
"La maggiore criticità al momento presente nella Regione Lazio – evidenzia il rapporto – è la scarsa disponibilità di discariche per lo smaltimento degli scarti derivanti dal trattamento del rifiuto indifferenziato e dagli scarti derivanti dal recupero della frazione differenziata".
Anche in questo caso, la Città metropolitana di Roma contribuisce all’aggravarsi del problema e non alla sua – in questo caso solo parziale – soluzione.
Roma ha infatti un’insufficiente capacità di smaltimento (così come quella di trattamento citata sopra) prevista per il 2019 e tutti i prossimi cinque anni. Ma non è la sola.
Tra le altre province, ad esempio, quella di Rieti si affida all’Ato di Viterbo per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, come previsto dal Piano regionale, mentre secondo previsioni quella di Latina non ha la capacità di smaltimento autorizzata.
Purtroppo non abbiamo i dati per dire con certezza che, senza Roma, anche il ciclo di smaltimento dei rifiuti degli altri quattro Ato sarebbe in equilibrio.
Abbiamo provato a chiederli ad Ama, ad Arpa, alla Regione Lazio – assessorato politiche politiche abitative, urbanistiche e ciclo dei rifiuti – al Comune di Roma ma al momento siamo ancora in attesa di risposta.
Tiriamo le fila
Riassumendo: secondo i dati della Regione Lazio, mentre per il trattamento dei rifiuti il territorio laziale è autosufficiente, per il loro smaltimento è ancora dipendente dagli impianti extraregionali.
Roma e la sua Città metropolitana sono quelle che soffrono di più la carenza in entrambe queste due fasi della gestione dei rifiuti. Mentre per il trattamento il resto della regione è in effetti in equilibrio, anzi è in grado di sopperire alle mancanze della Capitale, per lo smaltimento ci sono criticità anche in altri Ato della Regione Lazio. Dunque il problema viene creato da Roma, e non solo, ed è risolto solo col contributo di altre regioni e dell’estero.
L’ipotesi commissariamento
Ormai da tempo una delle soluzioni che spesso viene suggerita per risolvere la crisi dei rifiuti a Roma è quella del commissariamento, ossia di un’autorità con poteri che scavalcano quelli del Comune e della Regione.
Il 3 luglio, intervistato da Radio Radio, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha però dichiarato che questa ipotesi "sarebbe un fallimento della norma ordinaria dello Stato. Penso che una cabina di regia sia la soluzione che faccia parlare le istituzioni tra di loro. I cittadini devono credere in quello che fai, perché sono loro la tua prima sentinella. Dobbiamo evitare di assecondare le emergenze e bloccarle".
Già a fine dicembre 2018 – durante la difficile gestione dei rifiuti a Roma, sotto le festività natalizie – il ministro aveva riportato una posizione simile, intervistato da Il Messaggero: "non è che un Commissario possa inventarsi altre soluzioni: anzi, passerebbe diversi mesi solo per capire come organizzare i lavori. Diverso sarebbe stato se i due enti responsabili, Regione e Comune, non avessero dialogato".
Ad oggi dunque questa opzione sembra essere remota.
In passato, lo strumento del commissariamento era stato utilizzato a Napoli negli anni 90. Con un decreto dell’allora presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi, l’11 febbraio 1994 era stato emanato lo "stato di emergenza" per il capoluogo campano, durata con diversi cambi di commissario fino al 2012.
Conclusione
Negli ultimi giorni, è tornata d’attualità la crisi della spazzatura a Roma: ogni giorno, una tonnellata di rifiuti su nove rimane in strada, per problemi legati alla carenza di mezzi per la raccolta e di impianti per il trattamento e lo smaltimento.
Secondo il segretario del Pd Zingaretti, se non si considera Roma, la situazione dei rifiuti nella Regione Lazio sarebbe in equilibrio.
Purtroppo non abbiamo i dati di dettaglio per affermare con certezza che questa affermazione sia corretta. Sicuramente il trattamento dei rifiuti sarebbe in equilibrio senza Roma, perché lo è anche con. Anzi, il resto del territorio regionale è in grado di compensare lo squilibrio creato dalla capitale.
Sullo smaltimento dei rifiuti abbiamo visto come Roma contribuisca fortemente alla creazione del problema ma – non essendo la sola a creare più rifiuti di quanti non ne possa smaltire, e non avendo avuto ancora risposta dagli enti a cui abbiamo chiesto i numeri precisi – non possiamo dire con sicurezza che senza Roma gli squilibri del resto del territorio laziale si compenserebbero.