Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, intervistato su La7 il 23 luglio, ha dichiarato: “tre milioni di italiani non hanno cibo e cinque milioni sono poveri”. Di Maio stava parlando, in particolare, della necessità di istituire il reddito di cittadinanza.
Si tratta di un’affermazione sostanzialmente corretta, con un’unica significativa imprecisione.
Gli italiani che non hanno cibo
La cifra di 3 milioni di italiani che “non hanno cibo” citata da Di Maio viene probabilmente dal recente rapporto "La povertà alimentare e lo spreco in Italia", presentato da Coldiretti il 17 giugno e citato da diverse fonti di stampa e SkyTg24 (ad esempio).
Qui si legge che ci sono “2,7 milioni di persone che in Italia nel 2017 sono state addirittura costrette a chiedere aiuto per il cibo da mangiare”. Arrotondato per eccesso, sono i circa 3 milioni menzionati da Di Maio. Si tratta di chi ha fatto ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi di cibo, con una netta prevalenza dei secondi.
Scrive infatti Coldiretti: “sono appena 114 mila quelli che si sono serviti delle mense dei poveri a fronte di 2,55 milioni che invece hanno accettato l’aiuto dei pacchi di cibo sulla base dei dati sugli aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea)”.
La fonte dei dati usati da Coldiretti, l’Agea, è un ente statale che svolge le funzioni di “organismo pagatore”, cioè eroga aiuti e interventi comunitari.
Nel caso degli aiuti alimentari, Agea coordina gli acquisti degli alimenti effettuati grazie al Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead). Il Fead, che è complementare rispetto ad altri strumenti nazionali ed europei, è un’iniziativa dell’Ue per sostenere gli interventi dei vari Stati nell’aiuto agli indigenti, tra cui i generi alimentari.
Secondo il documento della Commissione europea sull’implementazione del Fead in Italia del marzo 2018, curato dalla Fondazione Brodolini, negli anni 2015-2016 (gli ultimi su cui ci siano dati aggiornati) il Fondo europeo “ha raggiunto approssimativamente 2,8 milioni di persone su base annua”. Dunque anche leggermente di più di quanto riportato da Coldiretti.
Si tratta però di 2,8 milioni di persone residenti in Italia, non di italiani come invece afferma Di Maio. Gli italiani sono, secondo una ricerca del ministero del Lavoro pubblicata ad aprile 2018, il 69,5% del totale. Dunque poco meno di 2 milioni.
Di Maio insomma è impreciso nel parlare di 3 milioni di “italiani”, invece che di “persone in Italia”, che “non hanno cibo” (intendiamo con questa espressione i soggetti che fanno ricorso agli aiuti alimentari forniti dalla Ue e dall’Italia per sfamarsi). Molte persone in questa situazione sono stranieri.
Gli italiani poveri
Anche sul numero dei poveri, le cifre di Di Maio sono in sostanza corrette.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat sulla povertà, pubblicato il 26 giugno 2018, “si stimano in povertà assoluta 1 milione e 778mila famiglie residenti in cui vivono 5 milioni e 58mila individui” - una cifra oltretutto in aumento rispetto al 2016.
Ma, di nuovo, non è vero che si tratti solo di cittadini italiani. La presenza straniera tra questi cinque milioni è infatti consistente.
L’Istat non fornisce un dato preciso sul loro numero. Riporta però che l’incidenza di povertà assoluta tra le famiglie di soli italiani è del 5,1%, quella tra famiglie miste è del 16,4% e quella tra famiglie di soli stranieri è sei volte quello dei soli italiani, al 29,2%.
Insomma, una quota notevole dei circa 5 milioni di poveri assoluti che vivono in Italia sono stranieri. Dunque Di Maio di nuovo è impreciso nel parlare di 5 milioni di “italiani” in condizione di povertà.
Di Maio ha ragione sulle cifre, ma sbaglia a parlare di “italiani”. I suoi numeri vanno riferiti al totale delle persone che vivono in Italia, inclusi gli stranieri: che sono una parte consistente sia di quanti sono in difficoltà alimentare sia di quanti si trovano in povertà assoluta.
https://www.sharethefacts.co/share/6ce9f562-e8d1-41e0-811b-f2d025b6173f