Il leader del Movimento 5 Stelle e ministro dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Di Maio ha scritto il 12 giugno sulla propria pagina Facebook: “Francia e Spagna hanno chiuso i loro porti da tempo”.
Si tratta di un’affermazione scorretta, almeno se presa alla lettera.
Francia
Non risulta che la Francia abbia chiuso i propri porti sul Mediterraneo a navi cariche di migranti, per il semplice motivo che non si è mai presentata negli ultimi anni occasione per farlo.
La zona di competenza della Francia per eventuali salvataggi in mare – la cosiddetta area Search and Rescue (SAR) – non confina infatti né con le acque libiche, da cui parte la maggior parte dei migranti che arrivano in Italia, né con quelle marocchine, da cui partono i migranti che arrivano in Spagna. Confina invece per un breve tratto con quelle algerine, da cui tuttavia finora si sono registrate solo rare e limitate partenze, che oltretutto non hanno mai interessato la Francia come zona di destinazione.
In base alle convenzioni internazionali – richiamate qui, ad esempio, da una risoluzione del 2004 dell’IMO (International Maritime Organization) – ricade sullo Stato responsabile dell’area SAR in cui è avvenuto il salvataggio l’onere di fornire, o individuare, un porto sicuro per le persone salvate in mare.
Come spiega un recente fact-checking del quotidiano francese Libération sul caso Aquarius – la nave di SOS Mediterranèe a cui l’Italia ha chiuso i propri porti e che ora dovrebbe far rotta verso la Spagna – queste ragioni di diritto internazionale lasciano Parigi libera di non offrire i propri porti quali approdo per la nave carica di 629 migranti, come invece fatto poi da Madrid.
L’onere ricadeva invece sull’Italia o al massimo su Malta, ma tra i due Paesi continuano a esistere importanti divergenze in materia di SAR e non solo, come ha spiegato bene l’esperto di diritto marittimo ammiraglio Fabio Caffio.
Si può quindi dire che, nel caso Aquarius, la Francia si sia limitata a non dare la propria disponibilità ad accogliere la nave di migranti, come è pienamente legittimo che faccia.
Ma a livello generale non risulta una decisione del governo francese o un numero di precedenti sufficienti per parlare di una prassi che giustifichi l’accusa di Di Maio, a meno di non considerare l’espressione “hanno chiuso i porti” come una metafora. In questo caso, si potrebbero citare le decisioni francesi sul valico di Ventimiglia o su Bardonecchia, di cui parla di seguito lo stesso Di Maio.
Spagna
Non ci risultano nemmeno chiusure dei porti da parte della Spagna, a fronte dell’arrivo di navi con a bordo migranti (anche in questo caso abbiamo chiesto conferme a MSF, Unhcr e Frontex ma non abbiamo ancora avuto risposta). Anzi, nel 2018 si sono registrati nel Paese iberico 9.612 arrivi via mare. Nello stesso periodo in Italia se ne sono registrati 15.316.
L’area SAR spagnola confina infatti con le acque algerine e marocchine, e da queste ultime, negli scorsi mesi, il flusso migratorio ha ripreso forza (relativa, se si pensa ai numeri del 2016-2017 sulla rotta libico-italiana).
Fino a pochi anni fa, il flusso migratorio verso la Spagna era scarso, secondo Frontex soprattutto grazie a diversi accordi di cooperazione tra Madrid e i Paesi nordafricani (Marocco in primis, ma anche Senegal e Mauritania) che hanno “esternalizzato” il controllo delle frontiere.
Questo significa che i migranti vengono trattenuti dagli Stati di transito – finanziati ed in parte equipaggiati allo scopo dalla Spagna – e, diminuendo le partenze, diminuiscono gli arrivi via mare.
Non solo. Come spiega l’ammiraglio Caffio da noi sentito, “la Spagna ha storicamente condotto operazioni di ‘interdizione marittima’, cioè le navi che partivano dalle coste africane venivano riaccompagnate nei porti di partenza [operazioni non dissimili da quelle condotte dalla guardia costiera libica sulla rotta italiana, a seguito dell’accordo siglato dal governo Gentiloni nel 2017, n.d.r.]. Questo anche grazie al sistema SIVE”.
Il SIVE (Sistema Integrado de Vigilancia Exterior) è un complesso apparato di controllo che elabora i dati ricevuti costantemente dai radar delle navi che operano nel Mediterraneo e nell’Atlantico, i video delle stazioni lungo la costa, le tracce satellitari e aeree. Una forma di monitoraggio capillare, che consente a Madrid un controllo costante del traffico marittimo vicino alle sue coste.
Gli arrivi via terra nelle enclave spagnole in Africa di Ceuta e Melilla sono una questione a parte, e nel 2018 hanno comunque rappresentano una quota minoritaria del totale degli arrivi: 2.607 su 12.219.
In ogni caso, da quando ha ripreso forza il flusso migratorio via mare dal Marocco, complice il restringimento della rotta libica e balcanica, non risultano rifiuti da parte dell’autorità spagnola di far sbarcare sul proprio territorio migranti salvati all’interno dell’area SAR di Madrid.
Quindi di nuovo Di Maio afferma una cosa scorretta, a meno di non considerare le sue parole, di nuovo, una metafora. In questo caso il bersaglio della polemica del leader pentastellato sarebbe proprio l’atteggiamento di Madrid che ha consentito, fino all’anno scorso, di mantenere bassi i numeri degli arrivi di migranti: interdizione marittima, accordi (criticati da diverse Ong) con Paesi africani che trattengono i migranti e azioni di polizia, talvolta anche violente, contro i tentativi di sfondamento dei migranti a Ceuta e Melilla. Una condotta, quella spagnola, censurata anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.
Conclusione
Se prendiamo alla lettera Di Maio, è scorretto dire che Francia e Spagna abbiano chiuso i propri porti.
Dalle nostre ricerche non risulta – anche se siamo in attesa di risposte da diverse organizzazioni, e siamo ovviamente aperti a eventuali rettifiche, se necessarie – che negli scorsi anni si siano verificati episodi del genere. Per la Francia pesa l’assenza di precedenti, dovuta alla distanza della propria area SAR dalle acque libiche, e la Spagna non risulta abbia negato l’approdo a navi che avessero salvato profughi – spesso partiti dal Marocco – nell’area SAR di Madrid.
Se invece consideriamo l’espressione “chiudere i porti” una metafora del leader del M5S, allora si può affermare che sia fondata. L’atteggiamento francese, a Ventimiglia in particolare, e spagnolo (a Ceuta e Melilla ma non solo) è stato storicamente quello di ostacolare il più possibile l’arrivo dei migranti dall’Africa. Si tratta però in questi casi soprattutto di arrivi via terra: menzionare i “porti” sembra insomma poco opportuno.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it