Prosegue la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti. Il primo agosto Donald Trump ha annunciato, via Twitter, nuovi dazi al 10% su 300 miliardi di merci cinesi che vengono importate dagli Usa a partire dal primo settembre. Pechino ha risposto pochi giorni dopo con il blocco delle importazioni di prodotti agricoli dagli Stati Uniti. La valuta cinese, lo yuan, si è svalutata fino ai minimi dal 2008 e i mercati finanziari di tutto il mondo hanno risentito negativamente della situazione.
Ma qual è l’import/export della Cina? Da e verso quali Paesi? Andiamo a vedere che cosa dicono i dati.
Quanto importa ed esporta la Cina in totale?
Secondo i dati del Fondo monetario internazionale, nel 2018 la Cina ha importato beni per un valore pari a 1.876 miliardi di dollari. Meno degli Stati Uniti, che arrivano a 2.469 miliardi di dollari, e dell’Unione europea, che arriva a 4.719 miliardi di dollari.
L’export è invece ammontato a 2.631 miliardi di dollari, più degli Stati Uniti (1.619 miliardi $), ma meno dell’Unione europea (4.868 miliardi $). Come singolo Stato, quello cinese è il maggior esportatore a livello planetario.
La sua bilancia commerciale - cioè la differenza tra import ed export - risulta quindi positiva nel 2018 per oltre 755 miliardi di dollari. Quella statunitense è invece negativa per 850 miliardi di dollari e quella dell’Unione europea è positiva per poco meno di 150 miliardi di dollari.
Come scrive l’Observatory of Economic Complexity (Oec) del Mit, uno strumento che consente di aggregare e visualizzare i dati sull’import/export, la Cina è «la più grande economia esportatrice al mondo».
Le principali destinazioni del suo export sono (dati 2017) gli Usa (20% del totale), Hong Kong (11%), Giappone (6,5%), Germania (4,5%) e Corea del Sud (4,1%).
Nonostante la guerra commerciale in atto con Washington, le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti non si sono ridotte nel 2018, e al contrario sono calate quelle americane verso la Cina. Il peggioramento della bilancia commerciale americana dipende molto probabilmente dal buon andamento generale dell’economia americana: nei periodi di crescita, infatti, i consumatori e le imprese sono maggiormente predisposti agli acquisti di beni, anche importati.
Che cosa esporta e importa la Cina?
Andiamo quindi a vedere, utilizzando il database dell’Oec, quali sono i beni principali che la Cina importa ed esporta da e verso il mondo (dati riferiti al 2017).
L’export verso il mondo
Svetta sopra tutte le altre voci l’esportazione di tecnologia: impianti per trasmissioni (radio, tv, antenne, bluetooth etc.), che da soli pesano per il 9,6% del totale delle esportazioni; computer (6,1%); componenti delle apparecchiature d’ufficio, come telefoni, stampanti, scanner e via dicendo (3,8%); circuiti integrati (3,3%); cellulari (2,6%); trasformatori elettrici (1,3%) e altre voci minori.
Nel complesso, la tecnologia pesa da sola per quasi la metà (il 48,5%) del totale delle esportazioni cinesi. Seguono a distanza le esportazioni tessili (9,9% del totale dell’export), di metalli (7%) e di prodotto chimici (4,9%). Le altre voci hanno un peso inferiore.
L’import dal mondo
Per quanto riguarda le importazioni della Cina dal resto del mondo, di nuovo la tecnologia arriva al primo posto, anche se con meno divario rispetto agli altri settori.
I circuiti integrati - di stacco la voce più consistente all’interno dell’import tecnologico - pesano per il 13%, le altre voci non arrivano singolarmente al 2% (ad esempio, cellulari 1,4%, componenti delle apparecchiature d’ufficio 1,1%, semiconduttori 1,1% etc.). Il settore tecnologico nel complesso arriva al 30,5% dell’import.
Seguono le materie prime, che nel complesso arrivano quasi al 22% (in particolare petrolio greggio 9,4%, minerali di ferro 3,8%, gas 2%, minerali di rame 1,6% eccetera), a cui si aggiungono i metalli preziosi e in particolare l’oro (2,6%); i prodotti chimici (7,4%); i beni legati al trasporto (6,8%), in particolare le automobili (da sole fanno il 3% dell’import). Gli altri settori hanno un peso inferiore.
L’agricoltura, quella che dovrebbe essere interessata dal blocco delle importazioni dagli Usa, pesa per 3,8%, con una parte importante per i semi di soia, che da soli pesano per il 2,4% (vengono usati soprattutto nei mangimi per animali d’allevamento).
Andiamo allora a guardare in particolare i flussi commerciali tra Cina e Stati Uniti.
L’import/export cinese con gli Usa
Secondo il governo americano, le esportazioni cinesi verso gli Usa valgono nel complesso (dati 2018) 557,9 miliardi di dollari e le importazioni cinesi dagli Usa 179,3 miliardi di dollari. La bilancia commerciale pende parecchio quindi in favore di Pechino, per 378,6 miliardi di dollari. Il divario si è oltretutto accentuato nel 2018 rispetto al 2017.
La Cina è il terzo mercato per le esportazioni americane - dopo Messico e Canada - e gli Stati Uniti sono il primo mercato per le esportazioni cinesi.
Ma quali beni e servizi vengono scambiati maggiormente tra i due Paesi?
I beni esportati dalla Cina negli Usa
La Cina esporta (dati 2017) negli Usa soprattutto tecnologia, che pesa da sola per il 50,3%. Anche in questo caso hanno un ruolo importante gli impianti per trasmissioni (broadcasting equipment), che pesano per il 14%, i computer (9,8%), i componenti delle apparecchiature d’ufficio (5,7%) e i display video (1,9%).
Il tessile come settore nel complesso pesa per l’8,2%, i metalli il 5%, la plastica il 4,2%. Come singola voce si possono poi segnalare i giocattoli (2,6%), i sedili (2,2%) e i componenti dei veicoli (2,1%).
I beni importati in Cina dagli Usa
La Cina importa dagli Stati Uniti (sempre in base ai dati del 2017) soprattutto beni legati al trasporto. Il settore pesa da solo per il 21,1%, quasi integralmente costituito dall’import di aerei/elicotteri/veicoli spaziali (10%) e da automobili (8,7%).
Segue a distanza ravvicinata il settore delle tecnologie (19%) e più lontano quello dei beni agricoli (11,5%). All’interno di quest’ultimo, che dovrebbe essere quello interessato dalla ritorsione cinese per i dazi annunciati a inizio agosto da Trump e che ha un valore complessivo di 15,3 miliardi di dollari, la fetta ampiamente maggioritaria è quella dei semi di soia, che da soli pesano per il 9,3% (12,4 miliardi $). Ma rispetto al 2017 la situazione rispetto a questo prodotto in particolare è molto cambiata, come vedremo tra poco.
A livello di voci singole spiccano poi il petrolio greggio (2,9%), l’oro (2%) e il gas (1,7%).
I semi di soia
Come appena visto, nel 2017 l’import di semi di soia in Cina dagli Usa valeva 12,4 miliardi di dollari (nel 2016 14 miliardi $). Nel 2018, dopo che la guerra commerciale voluta da Trump ha iniziato a produrre i suoi effetti, il valore di queste importazioni è crollato a 3,1 miliardi di dollari (quasi -80%). Pechino ha infatti imposto, a luglio 2018, un dazio del 25% su questo prodotto, mandando in sofferenza la produzione americana.
Nei primi cinque mesi del 2019, secondo quanto riporta il Financial Times, la Cina avrebbe poi importato dagli Stati Uniti circa un terzo della quantità di semi di soia che aveva importato nei primi cinque mesi del 2018.
Pechino si sta infatti rivolgendo ad altri attori internazionali per soddisfare il suo fabbisogno di semi di soia, in particolare il Brasile - come racconta il Wall Street Journal - e più di recente anche la Russia. A livello generale, nel 2018 gli Stati Uniti hanno perso 9,6 miliardi di esportazioni verso la Cina, mentre la Cina ha guadagnato 34 miliardi di esportazioni verso gli Usa.
Conclusione
La Cina è il primo Paese esportatore al mondo. Gli Stati Uniti sono la prima destinazione delle sue merci, davanti a Hong Kong e Giappone. Pechino esporta soprattutto tecnologia. Seguono a distanza i settori del tessile, metallurgico e chimico.
Per quanto riguarda in particolare gli Stati Uniti, Pechino esporta di nuovo soprattutto tecnologia, e importa in maggioranza beni legati al trasporto e tecnologia.
Il settore dei beni agricoli, che dovrebbe essere quello interessato dalla ritorsione cinese per i nuovi dazi annunciati da Trump, pesa per l’11,5% del totale delle importazioni di Pechino dagli Usa. In valore assoluto, si parla di 15,3 miliardi di dollari di import.
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