Il 13 maggio la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ha diramato un comunicato in cui ha commentato l’incidente alle Acciaierie Venete di Padova, avvenuto il giorno stesso, dove quattro operai sono rimasti ustionati, di cui tre versano in gravi condizioni.
La Casellati, tra le altre cose, ha scritto: “Gli incidenti e le morti bianche sono ormai in costante aumento nel nostro Paese e si deve parlare di vera e propria emergenza”.
Si tratta di un’affermazione che va meglio precisata.
Le morti bianche
Secondo il bollettino INAIL più recente, riferito ai primi tre mesi del 2018, le cosiddette “morti bianche” - ovvero gli incidenti mortali sul lavoro - sono in effetti in aumento. Le denunce di infortunio con esito mortale riferite al periodo gennaio-marzo 2018 sono state infatti 212, l’11,58% in più rispetto al periodo gennaio-marzo 2017, quando erano state 190.
Se allarghiamo il periodo preso in considerazione a tutto lo scorso anno, si conferma un leggero aumento. Nei dodici mesi del 2017 infatti, sempre secondo l’INAIL, le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’istituto sono state 1.029, con un incremento di 11 casi rispetto ai 1.018 dell’analogo periodo del 2016 (+1,1%).
Il quadro cambia se guardiamo al medio, e a maggior ragione lungo, periodo. Fermo restando che stiamo parlando di eventi drammatici, che bisognerebbe fare ogni sforzo per evitare.
Tra il 1996 e il 2016 – i dati* degli ultimi anni sono consultabili on-line, mentre quelli antecedenti al 2012 si trovano nelle serie storiche scaricabili qui - il numero di infortuni con esito mortale ha oscillato tra un massimo di 1.528 casi nel 2001 e un minimo di 1.032 nel 2009. Dunque i numeri attuali sono comunque lontani dai massimi di inizio millennio e ancora inferiori ai minimi del periodo 1996-2016.
Se poi prendiamo in considerazione anche i decenni precedenti, si vede come il numero di morti bianche sia passato dalle 4 mila e oltre degli anni Sessanta ai numeri attuali, riducendosi quasi dei tre quarti.
Dunque, relativamente agi infortuni mortali, l’affermazione della Casellati è corretta se riferita al breve periodo (primo trimestre 2018 e anno 2017), mentre non lo sarebbe se riferita al medio o lungo periodo.
*I dati più risalenti sono più affidabili, mentre quelli recenti potrebbero ancora aumentare, dunque il confronto ha un margine di errore. Come spiega infatti l’INAIL, “L’interpretazione del confronto tra i dati di periodo richiede cautele. Va considerato che l’attribuzione dei casi di infortunio all’intervallo temporale di competenza è per ‘data di accadimento’. Quindi, in generale, la totalizzazione per particolari “chiavi” di aggregazione può essere ritardata (rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente) dall’evoluzione del caso e/o dai tempi del processo amministrativo”. Questo spiega anche la discrepanza, circa dati relativi agli stessi anni, tra diversi documenti INAIL.
Gli incidenti sul lavoro
Per quanto riguarda gli incidenti, il primo bollettino trimestrale del 2018 non riporta il numero (né è reperibile nell’Open Data dell’INAIL). Possiamo allora guardare ai dati relativi all’intero 2017.
L’anno scorso, tra gennaio e dicembre, le denunce d’infortunio pervenute all’INAIL sono state nel complesso 635.433, 1.379 in meno rispetto allo stesso periodo del 2016 (-0,2%).
Naturalmente c’è un certo margine di incertezza dovuto al fatto che non tutti gli incidenti - specialmente quelli non fatali - vengono denunciati, ma per questa analisi ci manteniamo sulle cifre che hanno un riscontro ufficiale.
Il numero di infortuni denunciati, stando ai numeri ufficiali, è calato nel 2017 rispetto all’anno precedente.
Se guardiamo ai dati degli ultimi anni, vediamo che questo è un trend sufficientemente consolidato. Nel 2015 gli infortuni denunciati sono stati 637.199, nel 2014 erano stati 663.627, nel 2013 695.004 e nel 2012 745.546.
Negli anni precedenti, come risulta dalle serie storiche (qui scaricabili), i numeri erano ancora superiori. Negli anni ’60 e ’70 il numero di infortuni denunciati era costantemente superiore al milione, spesso vicino al milione e mezzo. Negli anni ’80 e ’90 il numero è leggermente sceso, e ha oscillato tra i 900 mila e il milione. Solo dopo il 2001 il fenomeno è andato riducendosi progressivamente fino alle dimensioni attuali.
Insomma per quanto riguarda gli incidenti non è vero, come afferma la Casellati, che siano in costante aumento nel nostro Paese.
*Valgono qui le considerazioni riportate relativamente ai dati sulle morti bianche: i dati recenti sono soggetti a possibili evoluzioni e talvolta emergono discrepanze tra documenti INAIL, relativi agli stessi periodi ma pubblicati in diverse date.
Un confronto europeo
Per contestualizzare i dati dell’Italia, che vedono un trend di medio-lungo periodo positivo per quanto riguarda sia il numero di morti che di incidenti sul lavoro, e uno – più preoccupante – negativo di breve periodo per quanto riguarda i soli incidenti mortali, possiamo guardare ai numeri degli altri Paesi Ue.
Dallo studio INAIL “Infortuni sul lavoro: Europa a confronto”, che analizza i dati 2011-2015, emerge che in Italia la situazione sia relativamente buona, stando per lo meno alle cifre ufficiali e non potendo dar conto dei casi di infortuni non denunciati.
Per quanto riguarda gli infortuni non mortali, abbiamo un tasso (anno 2015) di 1.516 ogni 100.000 occupati. La Germania ne ha 2.091, la Francia 3.490, la Spagna 3.151 e la media Ue è di 1.642.
Per quanto riguarda gli infortuni non mortali, abbiamo un tasso (anno 2015) di 1.516 ogni 100.000 occupati. La Germania ne ha 2.091, la Francia 3.490, la Spagna 3.151 e la media Ue è di 1.642.
Per quanto riguarda poi gli infortuni - di cui lo studio comparativo INAIL non dà i numeri ma li rappresenta in questo grafico (in basso) - si vede come non solo l’Italia sia andata migliorando negli anni presi in considerazione, ma anche come la sua situazione sia comparativamente migliore della media Ue, di quella francese e spagnola, e molto simile a quella tedesca.
Conclusione
In Italia negli ultimi mesi si è assistito a un aumento delle morti bianche. L’aumento è fortunatamente contenuto e, considerando un periodo di tempo più lungo, si può dire che il fenomeno sia in costante calo da anni. Dal confronto con la situazione degli anni ’60 emerge infatti che il numero di infortuni mortali sul posto di lavoro si è ridotto di circa tre quarti.
Il numero di infortuni totali denunciati risulta in calo anche dai dati più recenti disponibili. Dopo un leggero aumento nel 2016 rispetto al 2015, nel 2017 il numero di tali incidenti è andato diminuendo. Se poi guardiamo al medio-lungo periodo di nuovo emerge un trend incoraggiante, con il totale degli infortuni denunciati che si è più che dimezzato nel corso degli ultimi cinquant’anni.
La Casellati è dunque leggermente imprecisa, ma ha sostanzialmente ragione, se consideriamo solo l’ultimissimo periodo, ma risulta invece avere torto se analizziamo l’andamento del fenomeno negli ultimi anni e decenni.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it