Davide Casaleggio, presidente della Casaleggio Associati e fondatore dell’Associazione Rousseau, intervenendo all’evento “In Persona” alla Casa del Cinema di Villa Borghese (Roma), ha dichiarato il 5 novembre: “Con la rete è possibile far partecipare i cittadini al bilancio comunale. Lo vediamo già a Parigi dove 100 mila persone partecipano alla definizione del bilancio”.
È un’affermazione corretta, anche se i limiti della partecipazione parigina sono piuttosto netti. E in Italia ci sono casi del tutto simili.
Il bilancio partecipato del Comune di Parigi
In fondo alla pagina web del sito del Comune di Parigi dedicato al bilancio partecipativo, nel disclaimer “Chi siamo”, si legge: “Il Budget partecipativo di Parigi è il sito della città di Parigi che offre ai parigini la scelta di utilizzare il 5 per cento del budget di investimento tra il 2014 e il 2020, mezzo miliardo di euro”.
Nella “Carta del bilancio partecipativo” troviamo i dettagli di questa iniziativa.
Qualsiasi cittadino, singolarmente o come rappresentante di un gruppo di persone, può avanzare delle proposte di spesa per quel 5 per cento – ad esempio, finanziare la creazione di più piste ciclabili o di rifugi per i senzatetto – iscrivendosi all’apposito sito del Comune di Parigi e lasciando i propri dati personali. La proposta viene presentata utilizzando un modulo elettronico unico dove vengono chiariti i dettagli e, nei limiti del possibile, l’impatto finanziario.
Le proposte, a quel punto, vengono esaminate dal Comune di Parigi che decide se siano ammissibili o meno, e giustifica la propria decisione. Le proposte ritenute ammissibili vengono a questo punto riassunte in un elenco e vengono quindi sottoposte al voto dei cittadini, che può essere sia fisico sia telematico. Vengono quindi selezionati i progetti che ricevono il maggior numero di voti entro il limite della dotazione di bilancio definita.
Questa procedura è scadenzata in un calendario, in base al quale i progetti devono essere presentati tra gennaio e febbraio, tra marzo e maggio il Comune di Parigi ne vaglia l’ammissibilità e la fattibilità, tra giugno e settembre le proposte vengono eventualmente accorpate, quando simili, e discusse. Il voto è fissato a settembre e a dicembre il Comune, quando vota il bilancio, vi include anche le proposte che sono risultate vincitrici.
Dunque è vero, come sostiene Casaleggio, che a Parigi ci sia una partecipazione – seppur limitata – dei cittadini alla definizione del bilancio comunale, e indubbiamente la rete svolge un ruolo di infrastruttura fondamentale per questa iniziativa, specie per la fase di raccolta ed esame delle proposte ma anche per la fase di votazione.
Quanti hanno partecipato?
Ma andiamo a verificare il numero dato da Casaleggio, di “100 mila” persone che avrebbero partecipato alla definizione del bilancio. Questa è una cifra sostanzialmente corretta.
Nel rapporto sull’iniziativa di partecipazione al budget dell’aprile 2017, si legge infatti che “il livello di partecipazione nella città è cresciuto in modo significativo, da 40.000 votanti nel 2014 a 92.809 nel 2016, che rappresentano il 5% della popolazione urbana complessiva”.
Non abbiamo trovato il dato relativo al 2017, ma già con quello del 2016 siamo in effetti vicini ai 100 mila di cui parla il fondatore di Rousseau.
Altri casi
Dallo stesso rapporto vediamo comunque come il caso di Parigi, seppure tra quelli di maggior rilievo in termini di risorse stanziate e di partecipazione in numeri assoluti, non sia l’unico.
Tra le megalopoli hanno infatti creato progetti di bilancio partecipativo ad esempio Madrid, New York, Seul, Delhi, Taipei e Bogotà.
Ma anche in Italia sono in corso da alcuni anni alcuni esperimenti, come ad esempio a Milano, a Bologna e, a livello municipale, a Roma. Vediamo meglio come funziona l’esperienza nel capoluogo lombardo.
Nel 2015 la città di Milano ha sperimentato per la prima volta il bilancio partecipativo, che è costituito di quattro fasi: la proposta e il supporto dell’idea che i cittadini vogliono che sia finanziata, lo sviluppo del progetto, il voto e il monitoraggio dei lavori.
Per il 2017-2018, il budget messo a disposizione dal Comune è stato di 4,5 milioni di euro, ossia 500 mila euro per ciascuno dei nove municipi della città, che possono essere investiti solo in opere pubbliche (come “la ristrutturazione di uno stabile o l'acquisto di forniture per uno spazio pubblico”). Non possono essere finanziate, invece, le cosiddette “spese correnti”, ossia quella parte del bilancio comunale dedicata ai servizi (come “la gestione delle attività in uno spazio pubblico o l’affidamento di un orto condiviso”).
Secondo i dati rilasciati dal Comune di Milano ad aprile 2018, nella prima fase sono state caricate 300 proposte sul sito, con la partecipazione di quasi 29 mila cittadini.
Conclusione
Casaleggio ha ragione: grazie alla rete i cittadini, in diverse città dove sono stati condotti esperimenti del genere, possono partecipare – almeno parzialmente – alla formazione del bilancio comunale, presentando progetti e votandoli. È poi vero che a Parigi, uno dei casi di bilancio partecipativo di maggior successo ad oggi, i votanti nel 2016 siano stati quasi 100 mila.
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