Il ministro per lo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, parlando del caso Ilva in un’intervista al Corriere della Sera dello scorso 2 dicembre ha dichiarato: “Emiliano ha fatto ricorso su tutto: dai vaccini al Tap, all’Ilva stessa. Per fortuna li ha sempre persi”.
Siamo andati a verificare e Calenda ha torto per quanto riguarda il ricorso contro il decreto-vaccini, e ha ragione sui ricorsi relativi a Tap e Ilva.
Premessa
L’accusa di Calenda nei confronti della classe politica pugliese, accusata di irresponsabilità, nasce dal recente ricorso presentato dalla Regione Puglia contro il decreto della presidenza del Consiglio dello scorso 29 settembre, che modificava il piano ambientale per l’Ilva di Taranto.
Secondo il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, tale decreto sarebbe illegittimo perché “concede di fatto una ulteriore inaccettabile proroga al termine di realizzazione degli interventi ambientali, di cui alle prescrizioni Aia, già da tempo scadute e sinora rimaste inottemperate”.
Opposta la ricostruzione del ministro per lo Sviluppo Economico, secondo cui si tratta di “un piano approvato da una commissione di esperti indipendenti del ministero dell’Ambiente, che porta l’Ilva ad essere una delle acciaierie più avanzate al mondo. Se il Tar concederà la sospensiva al piano, come chiesto da Emiliano, si dovrà iniziare il processo di spegnimento mentre si ricorre al Consiglio di Stato”.
Insomma, si prospettano gravi conseguenze per i lavoratori e per il futuro degli impianti se il ricorso andrà avanti (di qui la contrarietà anche di alcuni sindacati a tale ricorso).
I ricorsi passati
Ma andiamo a vedere i casi di ricorsi persi dal presidente Emiliano citati dal ministro Calenda.
Il ricorso sui vaccini
La Regione Puglia non ha presentato ricorsi in materia di vaccini.
Sul sito istituzionale della Regione è riportato l’esito dell’incontro del 28 agosto scorso tra il presidente Emiliano e le associazioni “no vax”, e tra le altre cose si legge: “La convinzione che l'estensione delle vaccinazioni obbligatorie da tre a dieci e il rafforzamento delle sanzioni in caso di inottemperanza sia l'unico mezzo per far risalire il numero dei bambini vaccinati in Italia è secondo noi un errore politico […]. Adesso stiamo cercando di dare assistenza alle famiglie nell'applicare questa legge, della quale a nostro avviso non si sentiva il bisogno, ma che comunque va applicata”.
Dunque secondo Emiliano il decreto-vaccini è sbagliato, ma va applicato e contro di esso non è stato presentato un ricorso dalla Regione.
Secondo quanto riportato poi dalla stampa locale, durante l’incontro Emiliano avrebbe anche detto “i ricorsi che i cittadini faranno davanti ai giudici e poi le eventuali ordinanze dei giudici alla Corte costituzionale hanno buone prospettive di successo”, ma che una eventuale impugnativa da parte della Regione Puglia sarebbe “velleitaria”.
La regione che aveva provato a impugnare il decreto-vaccini è il Veneto, che il 21 luglio scorso aveva presentato ricorso alla Corte Costituzionale. La Consulta il 22 novembre ha tuttavia bocciato il ricorso, considerando legittimo il decreto che rende obbligatorie le vaccinazioni.
Il ricorso sul TAP
La Regione Puglia ha depositato un ricorso dinnanzi alla Corte Costituzionale contro il gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) il 29 dicembre 2016, denunciando un conflitto di attribuzione tra Stato e regione.
La Consulta ha deciso con sentenza il 10 ottobre, respingendo le ragioni della Regione Puglia e dichiarando il ricorso presentato “inammissibile”.
La Regione ha replicato alla sentenza, addossando la responsabilità allo Stato, ma di fatto si tratta – come afferma Calenda – di un ricorso presentato e perso da Emiliano.
Il Tar e il TAP
Prima della Consulta si erano occupati della questione i giudici amministrativi.
Il Consiglio di Stato, organo di ultima istanza, il 27 marzo 2017 aveva bocciato (sentenza n.1392) i ricorsi della Regione Puglia e del Comune di Melendugno contro le sentenze del Tar del Lazio (nn. 2107 e 2108, del 17 febbraio 2016) che a sua volta avevano bocciato i ricorsi dei due enti volti ad ottenere l’annullamento degli atti concernenti il TAP.
Successivamente ancora il Tar del Lazio, dopo aver accordato una sospensione dei lavori il 6 aprile 2017, il 20 aprile seguente ha nuovamente bocciato il ricorso della Regione Puglia, stavolta incentrato sull’espianto degli ulivi sul tracciato del TAP.
Il ricorso sull’Ilva
La Regione Puglia ha poi fatto ricorso davanti alla Corte Costituzionale anche per una questione riguardante l’Ilva, depositandolo il 7 ottobre 2016.
Emiliano questa volta metteva in dubbio la legittimità costituzionale dell’art. 1, co. 1, lettera b), del d.l. 9 giugno 2016, n. 98 (Disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del Gruppo ILVA), convertito dalla legge 1° agosto 2016, n. 151.
Questo articolo esclude, secondo Emiliano illegittimamente, la Regione Puglia dalla procedura di modifica o integrazione del piano ambientale (quello su cui è stato ora presentato il ricorso al Tar).
La Corte Costituzionale ha bocciato anche questo ricorso con sentenza depositata il 13 luglio 2017, ritenendo giustificata e non discriminatoria la nuova procedura di modifica del piano ambientale, soprattutto alla luce della natura di azienda di interesse strategico nazionale.
Conclusione
Calenda sbaglia ad attribuire al presidente Emiliano e alla Regione Puglia un ricorso contro i vaccini. Il ricorso, poi bocciato dalla Consulta, era stato presentato dal presidente Zaia e dalla Regione Veneto.
Corretto Calenda invece su TAP e Ilva: in entrambi i casi è vero che Emiliano abbia presentato ricorso alla Corte Costituzionale e che ambedue le volte l’esito finale sia stata una bocciatura. Sulla questione TAP sono poi stati bocciati anche i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato.
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