Il 3 agosto alla pubblicazione del fact checking di Agi sulle dichiarazioni del presidente dell'Inps in merito alla richiesta dei dati alla Camera sui contribuiti dei deputati (necessari per il calcolo pensionistico), la presidenza della Camera ha replicato seccamente. Oggi Pagella Politica controreplica per chiarire la propria valutazione. Abbiamo così deciso di pubblicare in sequenza qui i tre momenti di questa verifica: fact checking di Pagella Politica, replica di Montecitorio, controreplica dei nostra fact checker. Vi terremo aggiornati su eventuali novità.
Pagella Politica: sui dati individuali del parlamentari ha ragione Boeri
Lo scorso 27 luglio l’ufficio stampa di Montecitorio ha risposto seccamente alla richiesta, avanzata in precedenza da Boeri, di rendere pubblici i contributi facendo presente che “questo dato è sempre stato pubblico ed è agevolmente ricavabile dal bilancio interno della Camera stessa, disponibile per la consultazione sul sito internet istituzionale”.
Al comunicato ha quindi replicato il presidente dell’Inps, prima il 28 luglio via Twitter, scrivendo che “sul sito c'è solo il totale dei versamenti non i dati individuali” e sottolineando che “anche quando li abbiamo richiesti attraverso le vie istituzionali non abbiamo avuto riscontro”.
Pochi giorni dopo, il 2 agosto, Boeri ha parlato di nuovo a margine di un'audizione al Senato presso il Comitato per le questioni degli italiani all’estero, affermando che “la risposta che ci è stata data la settimana scorsa dalla Camera è una presa in giro nei confronti degli italiani: sul sito della Camera è pubblicato il totale dei contributi versati, ma non è questa l'informazione necessaria”.
Per consentire a Inps e alla Ragioneria generale dello Stato di mettere a punto le relazioni tecniche su provvedimenti in materia, secondo quanto sostiene Boeri, sarebbe necessario non “il dato aggregato, il totale dei contributi versati” – che è quello disponibile sul sito della Camera – ma “il dato di dettaglio, l’estratto conto contributivo individuale”.
Controreplica dei Questori della Camera che, sempre il 2 agosto, hanno ribadito: “i dati riguardanti i contributi versati dai deputati sono da sempre pubblici nel loro complesso essendo registrati in una specifica voce nel Bilancio interno della Camera disponibile sul sito istituzionale. Naturalmente il dato si riferisce al complesso dei versamenti e non alle singole posizioni contributive di ciascun deputato […]. Peraltro, la Camera dei deputati non è mai stata destinataria di alcuna richiesta formale di questi dati e l’Ente da Lei presieduto non ha competenza istituzionale a conoscere nel dettaglio le singole posizioni contributive dei deputati in carica e di quelli cessati dal mandato”.
Chi ha ragione e chi torto?
Tutto nasce dal fatto che il trattamento pensionistico dei parlamentari non viene gestito dall’Inps ma dalla Camera di appartenenza, che disciplina la materia tramite il proprio regolamento interno. Questo avviene per via del principio di autonomia degli organi costituzionali, sancito per il Parlamento dall’articolo 64 della Costituzione.
La richiesta ufficiale
Da quel che risulta, è vero che la Camera non sia stata ufficialmente la destinataria dell’esplicita richiesta da parte dell’Inps. Boeri, nel tweet in cui parlava di richieste “attraverso le vie istituzionali”, ha incorporato la scansione di una richiesta rivolta al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, non a Montecitorio. Il documento, oltretutto, ci consente di dare un po’ di contesto alla vicenda.
L’Inps chiedeva, in sostanza, di avere i dati dei versamenti dei singoli parlamentari, sia in carica che ex, per poter stimare l’effetto del dl Richetti. Questo è il progetto di legge del Partito Democratico che, una volta approvato, porterebbe al ricalcolo col sistema contributivo di tutte le pensioni e i vitalizi percepiti da parlamentari ed ex parlamentari, ad oggi ancora date col sistema retributivo (il che, come abbiamo già scritto, pone dei problemi di costituzionalità).
Nel documento segnalato da Boeri si legge infatti: “la possibilità di quantificare gli effetti finanziari derivanti dall’A.C. 3225 E ABB-AR [il dl Richetti ndr.] è subordinata alla disponibilità di dati che esulano dalle competenze dell’Inps”. Segue la richiesta dei dati individuali riguardanti sia i parlamentari attualmente in carica che quelli delle passate legislature, che ricevono o riceveranno il vitalizio o la pensione.
La competenza dell’Inps
Dunque è vero, come scrivono i Questori e come ammette lo stesso Inps, che l’Istituto di previdenza “non ha la competenza a conoscere nel dettaglio le singole posizioni”. La richiesta dei dati individuali, tuttavia, non è dovuta a un capriccio del presidente Boeri, ma alla loro essenzialità perché l’Inps formuli delle previsioni sull’impatto finanziario che il dl Richetti sui vitalizi potrebbe avere.
Queste previsioni, oltretutto, sono state chieste proprio dal Ministero del Lavoro all’Inps il 19 giugno, come ancora risulta dal documento.
I dati pubblici
Ed è inoltre vero, come sosteneva nella sua replica Boeri, come riconosciuto dai Questori e come da noi verificato sul sito della Camera, che i dati disponibili al pubblico facciano riferimento “al complesso dei versamenti e non alle singole posizioni contributive di ciascun deputato”.
Il “Cap. 30” del bilancio pluriennale fa riferimento precisamente alle “Entrate da contributi per il trattamento previdenziale dei deputati”, e il “Cap. 35” alle “Entrate da ritenute e contributi per il trattamento pensionistico”. Il totale delle due voci nel 2017 è previsto ammonti a 22 milioni e 560 mila euro.
Inutilità dei dati pubblici
Abbiamo quindi chiesto all’Inps come mai siano necessari i dati individuali nel dettaglio e non sia invece sufficiente il dato complessivo. Ci hanno risposto che il ricalcolo contributivo è per definizione una questione individuale, per cui servono i dati su quanto è stato versato ogni anno. Bisogna vedere quanto è stato versato da ogni singolo, e in che periodo.
Ad esempio un parlamentare con una lunga carriera sarebbe avvantaggiato, nel ricalcolo da retributivo a contributivo, rispetto ad uno che abbia fatto in Parlamento una sola legislatura o meno.
L’Inps, in ogni caso, aveva prodotto a suo tempo delle simulazioni, in occasione dell’audizione del presidente Boeri alla Camera del 5 maggio 2016. Allora si era quantificato in 76 milioni di euro all’anno il risparmio possibile col passaggio al contributivo per tutti i vitalizi e le pensioni che lo Stato eroga a parlamentari ed ex parlamentari.
Ma si trattava di stime fondate su assunti teorici ipotizzati dall’Inps. Non si basavano appunto su dei dati reali. Per avere una previsione scientifica e non una stima “spannometrica” sono dunque imprescindibili, sempre secondo quanto riferitoci dall’Inps, i dati individuali di ogni singolo deputato e senatore che riceve, o riceverà, il vitalizio o la pensione.
Conclusione
Boeri ha dunque nel complesso ragione, e la Camera torto. I dati (individuali) che chiede il presidente dell’Inps non sono pubblici, mentre quelli che sono pubblici (complessivi) consentono solo delle simulazioni – e non dei calcoli reali – sull’impatto del dl Richetti che riguarda i vitalizi dei parlamentari. Calcoli reali, infine, che sono stati sollecitati all’Inps dal Ministero del Lavoro.
La replica della presidenza della Camera: "Abbiamo ragione noi"
"Il fact-checking, come dice la parola stessa, dovrebbe ricostruire i fatti e attenersi ad essi. Quello effettuato dall'agenzia Pagella Politica per l'Agi a proposito della controversia tra il presidente dell'Inps e la Camera dei deputati ricostruisce i fatti ma, nelle conclusioni, non vi si attiene affatto".
E' quanto replica la Camera. "Come si evince dalla ricostruzione stessa e dai documenti disponibili, la Camera - si osserva ancora - non ha ricevuto alcuna richiesta formale riguardo ai versamenti contributivi dei singoli ex deputati che usufruiscono dei vitalizi. Questa informazione non sarebbe stata comunque dovuta all'Inps perche' il progetto di legge Richetti approvato dalla camera e in discussione al senato non prevede il trasferimento all'Inps della gestione delle pensioni degli ex deputati. Infine, nessun fondo previdenziale e neanche l'Inps rende pubbliche le posizioni pensionistiche individuali".
Aggiungono nella nota gli uffici di Montecitorio: "Tre fatti evidenti, ampiamente sufficienti a concluderne che la Camera non ha affatto 'torto' nella discussione riportata, ma ha anzi perfettamente 'ragione'", rileva ancora la Camera dei deputati.
Controreplica di Pagella Politica: "Confermiamo il nostro verdetto"
Nella sua risposta al nostro fact checking sullo scontro col presidente dell’Inps, Tito Boeri, la Camera porta in particolare tre argomenti:
- 1) “la Camera non ha ricevuto alcuna richiesta formale riguardo ai versamenti contributivi dei singoli ex deputati che usufruiscono dei vitalizi”;
- 2)“questa informazione non sarebbe stata comunque dovuta all'Inps”;
- 3)“nessun fondo previdenziale e neanche l'Inps rende pubbliche le posizioni pensionistiche individuali”.
Al centro della nostra analisi abbiamo posto la questione: “La Camera ha reso disponibili i dati necessari perché l’Inps potesse fare un calcolo preciso sull’impatto economico del disegno di legge Richetti in materia di vitalizi e pensioni?”. Questa era infatti la richiesta avanzata da Boeri e su questo, almeno apparentemente, sembrava aver voluto rispondere la Camera il 27 luglio con il suo comunicato.
Nessuno dei tre argomenti esposti dalla Camera nella sua replica sposta il nostro verdetto finale. L’assenza di una richiesta formale da parte dell’Inps – che sia nel corso di audizioni parlamentari del suo presidente, sia a mezzo stampa ha comunque sollecitato Montecitorio sulla questione – non rende meno vero il fatto che la Camera non abbia messo a disposizione i dati necessari, pur essendo consapevole della volontà dell’Istituto di previdenza di visionarli. Tale consapevolezza è in particolare dimostrata dal comunicato della Camera del 27 luglio.
Quanto al fatto che l’informazione non sia dovuta all’Inps, in quanto il disegno di legge Richetti non prevede più – dopo lo stralcio della norma in questione – che sia tale Istituto ad occuparsi delle pensioni degli onorevoli, l’argomento a nostra avviso è debole. È stato infatti il Ministero del Lavoro a sollecitare uno studio dell’Inps sull’impatto del disegno di legge Richetti e, come chiarito da Boeri, per farlo era necessario avere accesso ai dati individuali di parlamentari ed ex parlamentari. Quella della Camera è una mancata collaborazione, non una mancata ottemperanza ad un’autorità, che difetta tanto all’Inps quanto al potere esecutivo (il Ministero).
L’ultimo argomento speso nella risposta della Camera è altrettanto non decisivo. Il fatto che nessun fondo previdenziale renda pubbliche le posizioni pensionistiche individuali è, sempre a nostro avviso, qui irrilevante. Il disegno di legge Richetti prevede infatti una misura assolutamente inedita per una singola categoria di pensionati: i parlamentari. Questi – tra ex e in carica – sono un numero chiuso e per fare una stima dell’impatto economico del disegno di legge Richetti è ovviamente necessario avere i dati individuali di tutti i soggetti coinvolti. L’assenza di precedenti dipende appunto dall’assoluta eccezionalità della misura.
Che questo ponga dei problemi di costituzionalità del disegno di legge Richetti lo abbiamo già scritto in una precedente analisi. Non ci sembra tuttavia si possa imputare una colpa all’Inps se la legge sulla quale gli è stato chiesto dall’esecutivo di fare delle analisi e degli studi è stata scritta in modo da riguardare una singola categoria di pensionati – in una situazione molto particolare oltretutto -, i cui dati individuali sono appunto imprescindibili per il corretto svolgimento delle analisi stesse.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it