L’ex assessore al Bilancio del Comune di Roma Andrea Mazzillo, sostituito con il livornese Lemmetti lo scorso 23 agosto, il giorno dopo ha dichiarato in un’intervista a Repubblica: “Nella pancia dell’Atac ci sono 429 milioni di crediti verso il Comune che con il concordato si rischiano di perdere. E questo non è un elemento facilmente digeribile per i conti di Roma Capitale. Si rischia di passare dal commissariamento dell’Atac a quello del Comune”.
Il punto dell’ex assessore è dunque che, se per Atac si avviasse una procedura di concordato, questa rischierebbe di creare grossi problemi finanziari al Comune di Roma e di esporre quest’ultimo al rischio del commissariamento. Per verificare quanto affermato da Mazzillo abbiamo consultato la delibera n. 53 della Giunta Capitolina del 12 ottobre 2016, contenente il Piano di rientro del debito di Atac verso Roma Capitale, e abbiamo sentito il diretto interessato per alcuni chiarimenti.
Cosa dice la delibera
Dalla delibera (scaricabile qui, cercandone gli estremi) risulta che il debito nacque prima del 2008, quando il Comune di Roma anticipò alle aziende del trasporto pubblico locale delle somme di denaro che sarebbero dovute arrivare dalla Regione Lazio. Quando tali somme finalmente arrivarono dalla Regione, la situazione finanziaria delle società di trasporto pubblico era tale che non furono in grado di restituire il dovuto al Comune. C’è insomma un ingente debito di Atac nei confronti del Comune di Roma Capitale.
Cosa è successo dal 2008, dopo l'anticipo del Comune
Sempre nel 2008 tali debito vennero affidati alla gestione commissariale ma nel 2013 – in seguito al D.L. n. 151/2013, art. 4 comma 1 – vennero nuovamente ridati alla gestione ordinaria.
Intanto nel 2010, dalla fusione delle precedenti aziende del trasporto pubblico locale, nasceva Atac S.p.a.
Il totale dei crediti vantati a oggi dal Comune verso Atac – anche alla luce del riaccertamento straordinario dei residui approvato con deliberazione della Giunta Capitolina n. 130 del 30 aprile 2015 – ammonta a 429,551 milioni e rotti (v. Allegato n.3, pag. 9 della delibera del 12 ottobre 2016).
Applicando la legge – in particolare il D.L. n. 16 del 6 marzo 2014, art. 16 comma 5 – il Ministero dei Trasporti aveva chiesto il 19 marzo 2015 l’adozione di un piano di rientro del debito di Atac.
Il piano originariamente prevedeva che il debito iniziasse ad essere ripagato da luglio 2017 ma, in seguito alla protesta delle banche creditrici – che avevano in base alla legge il diritto di essere soddisfatte prima del Comune – a ottobre 2016 si decise di rinviare l’inizio dei pagamenti a gennaio 2019.
Il rischio paventato da Mazzillo
Arriviamo così ai rischi che comporterebbe, secondo Mazzillo, un’eventuale procedura concordataria per Atac. Come spiega l’ex assessore al Bilancio, “se si aprisse il concordato il Comune si troverebbe di fronte alla necessità di dover sterilizzare il rischio di perdita di quei 429 milioni”.
Il piano di rientro del debito di Atac infatti – come del resto tutte le obbligazioni contratte dall’ente che viene coinvolto dalla procedura concordataria, secondo quanto previsto dalle norme della legge fallimentare (art 72 e ss, art. 169 bis - RD 267/1942) – decadrebbe e non ci sarebbe alcuna garanzia a termini di legge che Atac restituisca quei soldi al Comune di Roma, che a questo punto dovrebbe reperirli altrove appunto per sterilizzare il rischio di perdita.
Secondo Mazzillo, “ci sarebbe il rischio, concreto, che non si riescano a reperire risorse proprie in misura tale da assicurare la necessaria copertura. Anche laddove si ricorresse all’indebitamento, nei limiti di quanto previsti dalla norma, ci sarebbe un effetto negativo sui saldi di finanza pubblica di pari importo, con le note conseguenze previste dal legislatore (blocco assunzioni, riduzione quota del Fondo di Solidarietà Comunale, blocco per nuovo indebitamento)”.
Perché Roma rischia il dissesto finanziario e il commissariamento
La questione del reperimento delle risorse non potrebbe poi essere rimandata. Il rendiconto di gestione per quest’anno è da approvare entro aprile 2018, e in tale documento gli uffici del Comune – in caso di concordato – dovranno dichiarare l’esigibilità effettiva di tutti i crediti, inclusi quelli nei confronti di Atac.
A quel punto, un buco di 429 milioni (i crediti verso Atac che non sarebbero più coperti dal piano di rientro, decaduto per via del concordato) impedirebbe la chiusura in pareggio del rendiconto sulla gestione, determinando di fatto il dissesto finanziario del comune (ai sensi dell'art. 244 del TUEL). Inoltre, in caso di mancata approvazione dei documenti contabili, è previsto lo scioglimento del consiglio comunale e pertanto il commissariamento dell’ente (ai sensi dell'art 141 del TUEL).
Conclusione
La cifra quantificata da Mazzillo è esatta e la sua affermazione su un possibile commissariamento, essendo posta in termini di “rischio”, è teoricamente corretta.
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