Ogni anno, in particolare durante il periodo estivo, si ripresenta il problema degli animali abbandonati. Secondo la Lav (Lega anti-vivisezione), "si stima che ogni anno in Italia siano abbandonati una media di 80.000 gatti e 50.000 cani, più dell’80% dei quali rischia di morire in incidenti, di stenti o a causa di maltrattamenti".
Si tratta appunto di stime e riferite ai soli cani e gatti. Non è possibile, in questo ambito, avere numeri precisi: l’Istat dichiara esplicitamente di non occuparsene. Sugli altri animali domestici - pesci, uccelli, tartarughe e via dicendo - non abbiamo dati ma, alla luce della loro numerosità, è facile immaginare che vadano ad ingrossare la cifra totale.
Secondo un’indagine del Censis sul “valore sociale del medico veterinario”, presentata a marzo 2019, sui 32 milioni e 180 mila animali da compagnia che ci sono in Italia, i più numerosi sono i volatili (13 milioni), seguiti da cani e gatti, appaiati a circa 7 milioni, da piccoli mammiferi come criceti e conigli (1,83 milioni), dai pesci (1,65 milioni) e dai rettili (1,36 milioni). I dati provengono, secondo quanto riporta il Censis, dalla Fediaf, la Federazione delle industrie produttrici di cibo per animali domestici.
Ma che cosa si rischia, dal punto di vista legale, per l’abbandono di animale?
L’abbandono è un reato
L’abbandono di animali è un reato in Italia da circa quindici anni, mentre prima era punito solo con sanzioni amministrative. La legge 189 del 2004 (art. 1 co.3) ha introdotto il nuovo articolo 727 del codice penale, che punisce l’abbandono di animali. La pena prevista per chi "abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività" è l’arresto fino a un anno o l’ammenda da mille a diecimila euro.
La stessa pena è poi prevista anche per chi "detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze".
Si parla qui di arresto (e non di reclusione) e di ammenda (e non di multa) perché il codice penale qualifica l’abbandono di animali non come un delitto, cioè la forma più grave di reato, ma come una contravvenzione (art. 17 c.p.).
Secondo il rapporto “Zoomafia 2019”, curato dalla Lav, "il reato di cui all’art.727 c.p. conferma il suo scarso valore preventivo per l’abbandono di animali". A fronte infatti di decine di migliaia di casi di abbandono ogni anno, "nel 2018 (...) sono stati aperti 1.287 fascicoli, 865 a carico di noti e 422 a carico di ignoti, per un totale di 1.042 indagati".
Se si considera che la "stragrande maggioranza delle denunce" per il reato riguarda la detenzione di animali in condizioni di sofferenza, "si evince che il numero dei casi di abbandono effettivamente denunciati è davvero marginale".
Insomma, nonostante sia stato previsto un apposito reato, le denunce hanno ancora dei numeri molto scarsi rispetto alle stime del numero di abbandoni ogni anno.
Una proposta di legge depositata in Senato dagli onorevoli Gianluca Perilli e Alessandra Maiorino, del M5s, prevede un significativo inasprimento delle pene per l’abbandono di animali. Vediamone i dettagli.
Pene più severe per chi abbandona gli animali?
Il disegno di legge a firma Perilli e Maiorino è stato assegnato alla commissione Giustizia del Senato l’8 maggio 2018. Al 23 luglio 2019, in base a quanto riporta il sito del Senato, l’esame in commissione risulta ancora in corso. Dunque non è possibile al momento prevedere se e quando questa legge vedrà mai la luce.
Ma andiamo a guardare il suo contenuto.
Per quanto riguarda in particolare l’abbandono di animali, il disegno di legge va a modificare l’articolo 727 del codice penale più che raddoppiando le pene. Quelle economiche (l’ammenda) vengono aumentate nel minimo da mille a 2.500 euro e nel massimo da diecimila a 25 mila euro. Quella detentiva (l’arresto) passa poi da "fino a un anno", cioè da zero a un anno, a "da uno a tre anni". Insomma quella che prima era la pena massima, un anno di arresto, ora diventa la pena minima.
Se chi commette il reato è un incensurato, e viene condannato a meno di due anni di arresto, potrà godere della “condizionale” - la sospensione condizionale della pena (art. 163 c.p.) - e non finirà quindi in carcere. Ma intanto avrà la fedina penale sporca e, a certe condizioni, il ripetersi di un episodio analogo lo porterà invece in carcere.
Un’altra novità particolarmente importante del disegno di legge dei due senatori del M5s è che mentre ad oggi le pene dell’arresto e dell’ammenda sono alternative - o si va in carcere fino a un anno, o si paga un’ammenda da mille a diecimila euro -, se il testo fosse approvato queste pene diverrebbero cumulative. Quindi chi abbandona un animale verrebbe condannato sia all’arresto sia all’ammenda.
Il disegno di legge, infine, dispone che le pene sopra citate vengano aumentate "della metà" se "l’azione dell’abbandono determina un danno a persone, animali o cose". Nel caso più classico, se un cane abbandonato in autostrada causa un incidente, il responsabile può rischiare il carcere fino a 4 anni e mezzo.
Conclusione
Più di centomila animali domestici, tra cani e gatti, vengono abbandonati ogni anno in Italia, secondo le stime della Lav. Questa condotta è un reato, punito dal codice penale con l’arresto fino a un anno e una sanzione economica da mille a diecimila euro.
Nonostante questo le denunce, e quindi di conseguenza le indagini e le condanne, sono ancora pochissime e il reato sembra quindi non avere una reale efficacia deterrente.
Una proposta di due senatori del M5s prevede un significativo inasprimento delle pene ma, se si vuole evitare l’effetto “grida manzoniane”, il problema principale sembra essere quello della carenza di denunce. Su questo aspetto, così come sul fenomeno dell’abbandono in generale, più che la repressione serve l’educazione dei cittadini.
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