Il 31 ottobre la Camera ha approvato il cosiddetto “decreto Genova”, che, tra le altre cose, contiene misure per la ricostruzione del Ponte Morandi e interventi a sostegno delle popolazioni del Centro Italia colpite negli ultimi anni da alcuni terremoti (come l’Abruzzo e le province di Bologna e Modena).
Uno dei punti più dibattuti del testo è stato quello sul “condono edilizio” per Ischia, che permetterebbe, secondo i critici, di sanare abusi sull’isola che, senza questo decreto, sarebbero rimasti insanabili (ci siamo già occupati nel dettaglio di questa vicenda).
Durante la discussione in Aula sul decreto Genova, il capogruppo del Partito Democratico Graziano Delrio ha criticato la decisione del governo, sottolineando che in Italia ci sono "5 milioni di pratiche inevase per l’edilizia" e che certe regioni hanno "il 50 per cento di edifici abusivi".
Ma i dati citati dall’ex ministro alla Infrastrutture e attuale capogruppo del Pd alla Camera sono corretti? Abbiamo verificato.
Quante sono le pratiche inevase per l’edilizia in Italia?
Un condono edilizio è un provvedimento che consente a un cittadino di sanare la propria posizione con la giustizia, nel caso in cui sia proprietario di edifici costruiti senza rispettare la legge. Lo Stato, così, gli permette di evitare una condanna a fronte del pagamento di alcuni oneri.
Negli ultimi decenni, in Italia sono stati promulgati tre condoni edilizi, con la legge n. 47 del 28 febbraio 1985; la legge n. 274 del 23 dicembre 1994; e il decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326.
Semplificando: un cittadino proprietario di un edificio costruito illegalmente può fare domanda di condono al proprio comune, che può vedergli legittimato il passato abuso o meno.
Calcolare quante sono le domande inevase – ossia quelle in attesa di risposta – non è semplice, in quanto non ci sono documenti e stime ufficiali sul tema.
Il 22 aprile 2016, però, in Senato – all’epoca Delrio era ministro delle Infrastrutture – è stato presentato un rapporto in occasione di un convegno sui condoni edilizi in Italia.
Il dossier – intitolato Primo rapporto sul condono edilizio in Italia – è stato realizzato dal Centro Studi di Sogeea, un istituto di ricerca di una società attiva nel campo dell’edilizia. Qui sono contenute le elaborazioni «sui dati di tutti i capoluoghi di provincia, di tutti i Comuni con una popolazione superiore ai 20.000 abitanti e di un campione ponderato e rappresentativo del 10% di quelli con popolazione inferiore a tale cifra».
Secondo i dati del 2016 – come spiega un comunicato stampa del Centro Studi – «in Italia rimangono ancora 5.392.716 domande da evadere», circa un terzo delle domande presentate, che in totale sarebbero 15.431.707.
Non sono dati scolpiti nella pietra: come ci ha confermato il Centro Studi Sogeea da noi contattato, la raccolta dei dati sulle domande di condono è resa difficile da alcuni fattori. Per esempio, oltre il 90 per cento dei comuni non ha archivi digitali per la gestione delle istanze di condono e in molti casi alcune domande sullo stesso immobile sono state presentate sulla base di leggi diverse, complicando i conteggi finali.
Tra le singole realtà territoriali, Roma è in testa alla classifica sia nelle domande presentate (quasi 600 mila) che in quelle ancora in attesa di risposta (oltre 213 mila). Nel primo caso, in graduatoria è seguita da Milano, Firenze, Venezia e Napoli. Nel secondo, da Palermo, Napoli e Bologna.
Secondo Sogeea, da queste domande ancora inevase, i mancati guadagni per le casse dello Stato sarebbero pari a 21,7 miliardi di euro, una stima ottenuta sulla base di un calcolo che tiene conto delle rate non pagate e una serie di oneri accessori.
Quanti sono gli edifici abusivi in Italia?
Per quanto riguarda i dati sugli edifici abusivi nel nostro Paese, abbiamo a disposizione alcune informazioni riprese dall’Istituto nazionale di statistica (Istat).
Nel Rapporto Bes 2017 (rapporto annuale sul benessere equo e sostenibile) sono contenuti alcuni dati sulle costruzioni illegali in Italia. La fonte è il Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio (Cresme).
L’Istat riporta un indicatore chiamato indice di abusivismo edilizio, che rappresenta il numero di costruzioni abusive per 100 costruzioni autorizzate dai Comuni in un determinato anno.
Secondo i dati dell’anno scorso, nel 2016 in Italia 19,6 costruzioni ogni 100 autorizzate erano abusive, «in lieve calo rispetto alle 19,9 dell’anno precedente». Il rapporto evidenzia anche che, nonostante la crisi abbia causato un crollo della produzione edilizia, dal 2007 «l’incidenza dell’edilizia illegale è più che raddoppiata nel giro di pochi anni».
Un allegato all’ultimo Documento di economia e finanza (Def 2018), approvato ad aprile, contiene stime relative ai dati del 2017 (fonte Istat e Cresme). L’anno scorso, l’indice di abusivismo edilizio a livello nazionale è calato ancora leggermente, scendendo a 19,4. Come mostra un grafico dell’allegato, dal 2005 al 2017, questo indicatore è però passato da un valore di 11,9 a 19,4, con un minimo di 9,0 nel 2007.
Secondo i dati più aggiornati, i livelli del fenomeno sono preoccupanti soprattutto nelle regioni del Centro, «dove si stima che nel 2016 le nuove costruzioni residenziali abusive equivalgano a quasi un quinto di quelle autorizzate», e nel Mezzogiorno, «dove la proporzione sfiora il 50 per cento». A quest’ultima percentuale fa probabilmente riferimento Delrio nella sua dichiarazione.
Nella classifica delle regioni per abusivismo edilizio, al primo posto c’è il Molise, dove nel 2016, per ogni 100 case autorizzate dai Comuni, 71,1 erano abusive. Al secondo posto troviamo la Campania (con un indice di abusivismo edilizio pari a 64,3) e subito sotto la Calabria (64,1). Le regioni “più virtuose” sono in Trentino Alto-Adige (2,0), il Piemonte (5,8) e la Valle d’Aosta (5,8).
Le nuove case non sono tutte le case
È corretto quindi dire che alcune regioni hanno il 50 per cento di edifici abusivi? In realtà questa stima sembra essere il frutto di una lettura errata dell’indicatore appena introdotto, come già successo in passato su alcuni articoli di quotidiani.
L’indice di abusivismo edilizio, infatti, non indica direttamente quante sono le case abusive sul totale, ma stima quante sono quelle abusive se rapportate al totale di quelle autorizzate dai Comuni in un determinato anno.
Quindi, per esempio, l’indice del Molise di 71,1 non significa che nel 2016 «oltre 70 case su 100 erano illegali», ma che su un totale di 171,1 edifici (100 autorizzati e 71,1 abusivi), circa il 41,5 per cento era composto da costruzioni illegali. In Campania e Calabria queste percentuali, nel 2016, erano intorno al 39 per cento, mentre in Sicilia erano abusive oltre 36 case su 100.
Inoltre, l’indice di abusivismo edilizio considera solo le nuove costruzioni, e non il totale degli edifici esistenti in Italia. È chiaro che le nuove costruzioni sono soltanto una piccola parte del totale, e questo rende ancora meno appropriato parlare di abusivismo per metà o più della metà degli edifici.
Come ci hanno confermato sia Istat che Cresme, non esistono dati ufficiali e complessivi su questo fenomeno, ma solo stime parziali.
Conclusione
Il capogruppo del Partito Democratico alla Camera Graziano Delrio ha criticato le misure del “decreto Genova” del governo a favore dell’Isola di Ischia. Secondo Delrio, l’esecutivo avrebbe introdotto una forma di condono edilizio, in un Paese dove le domande inevase sono 5 milioni e dove alcune regioni hanno il 50 per cento di edifici abusivi.
Secondo elaborazioni del 2016, le richieste ancora da evadere sono quasi 5,4 milioni, cifra leggermente superiore a quella citata da Delrio.
Come ci hanno confermato Istat e Cresme, non esistono invece dati ufficiali sul numero di edifici abusivi presenti in Italia e nelle singole regioni.
Annualmente, però, l’Istat calcola quante sono le abitazioni abusive in proporzione a quelle realizzate. Guardando a questo indicatore, risulta così che in regioni come il Molise, nel 2016, circa quattro nuove case su dieci costruite erano illegali, contro una media nazionale molto più bassa (1,6 su 10). Un dato comunque inferiore al «50 per cento» indicato da Delrio.
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