In un messaggio inviato agli stati generali del centrodestra tenutisi a Napoli lo scorso 17 luglio, Silvio Berlusconi ha dichiarato: "I nostri governi avevano bloccato gli sbarchi, quelli di sinistra non soltanto li hanno incoraggiati con una politica fatta di incertezze e falso buonismo, ma hanno accettato e sottoscritto ufficialmente la decisione europea per la quale tutti i migranti soccorsi in mare, da navi di qualsiasi nazionalità, vengano condotti nei porti italiani".
Il blocco degli sbarchi
Non è vero in assoluto che i governi di centrodestra avessero bloccato gli sbarchi, ad esempio tra il 2001 e il 2006 – secondo e terzo governo Berlusconi - ogni anno arrivavano via mare poco meno di 20 mila persone di media. L’ultimo governo Berlusconi (2008-2011) tuttavia aveva in effetti ottenuto una significativa riduzione del numero degli arrivi: dai 36.951 del 2008 si era scesi a 9.573 nel 2009 e ad appena 4.406 nel 2010.
Nel 2011 – ultimo anno di governo Berlusconi, poi dimessosi per la crisi dello spread a novembre – i numeri erano tornati a impennarsi, con 62.692 sbarchi. Non fu tuttavia quello il primo anno dell’emergenza, in quanto nel 2012 (governo Monti) si ridiscese a 13.267 e nel 2013 (governo Letta) si risalì a “solo” 42.925.
Il boom degli arrivi comincia nel 2014, con 170 mila sbarchi, a cui sono seguiti gli oltre 150 mila del 2015, i 180 mila del 2016 e – secondo diverse proiezioni – a cui seguiranno gli oltre 200 mila del 2017 (a luglio siamo a poco più di 93 mila).
Il buon risultato del biennio 2009-2010 si può ascrivere a diversi fattori. Innanzitutto la relativa calma dell’area nord-africana e mediorientale, specie rispetto a quanto accaduto successivamente. Poi gli accordi presi dall’Italia con la Libia di Gheddafi per bloccare le partenze. Infine la politica dei respingimenti in mare voluta dal governo Berlusconi, che tuttavia portò l’Italia ad essere condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e ad essere costretta a una retromarcia.
“Incoraggiare” i migranti
Secondo gli esperti le ondate migratorie dipendono da fattori legati soprattutto alla situazione nei Paesi di partenza. Ad esempio il contrammiraglio Nicola Carlone, in un’audizione alla Camera del 3 maggio scorso, ha dichiarato che “la presenza delle ONG non comporta quello che viene detto un fattore di attrazione, spesso non dà impulso alle partenze. In questi giorni abbiamo un tempo abbastanza tranquillo, ci sono diverse unità mercantili, ONG, militari, e non sta succedendo niente. In altri anni abbiamo avuto fenomeni simili, quindi il fenomeno è governato esclusivamente a terra, secondo modalità decise dalle organizzazioni criminali”.
È poi in generale difficile, se non impossibile, valutare l’impatto delle decisioni politiche italiane su un fenomeno come quello migratorio, che affonda le proprie radici nella demografia e nella geopolitica dell’Africa.
Sembra comunque eccessivo sostenere che i governi di centrosinistra abbiano “incoraggiato” le partenze verso l’Italia, anche considerando che le proposte che circolano con maggior frequenza per “scoraggiare” gli sbarchi – ad esempio il blocco navale - sono spesso nei fatti impossibili o quasi.
La questione Triton
Infine Berlusconi ripropone una tesi su cui Forza Italia sta molto spingendo negli ultimi giorni, e cioè che sarebbe a causa degli accordi presi con la Ue nell’ambito della missione Triton se i migranti soccorsi nel Mediterraneo da navi non italiane vengono comunque sbarcati in Italia.
Come abbiamo già dimostrato, e ribadito, si tratta di una semplificazione tendenzialmente sbagliata. Nella grande maggioranza dei casi i migranti vengono condotti in Italia – quale che sia la bandiera della nave che li soccorre - in base alle regole del diritto del mare, che impongono di sbarcarli nel “porto sicuro” più vicino. E considerata la situazione politica del Nord Africa i porti sicuri nel Mediterraneo centrale sono quasi sempre quelli italiani.
È comunque vero che con Triton l’Italia si è fatta carico di accogliere tutti i migranti soccorsi nell’area operativa della missione (v. cartina). Tale area copre però fondamentalmente la zona di search and rescue (SAR) che già spetta all’Italia, più gran parte di quella che spetterebbe a Malta. L’isola, avendo meno di mezzo milione di abitanti e una superficie di appena 316 km quadrati, non avrebbe potuto comunque ospitarne che poche migliaia.
Non è però vero che l’Italia con Triton si sia fatta formalmente carico dei migranti soccorsi al di fuori dell’area operativa della missione. Questi ultimi, come detto, vengono condotti in Italia in base al diritto del mare e alle convenzioni internazionali, non in base a scelte imputabili agli ultimi governi.
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