Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, ha scritto lo scorso 22 maggio su Facebook: “La Commissione Europea chiede all’Italia di reintrodurre la tassa sulla prima casa. Il Governo dica no a questo ignobile diktat: la prima casa è un bene sacro e non può essere tassato”.
Cosa chiede davvero l’Unione europea
Lo scorso 22 maggio sono state presentate le cosiddette “raccomandazioni di primavera” della Commissione, un documento in cui si fa il punto sulla situazione economica in Europa e in cui vengono rivolti ad ogni Paese una serie di consigli su quali misure adottare nei 12 mesi successivi.
All’Italia si chiede nelle raccomandazioni specifiche, tra le altre cose, di “spostare il carico fiscale dai fattori produttivi a tasse meno dannose per la crescita”. In particolare “riducendo numero e specie delle detrazioni fiscali, riformando il sistema del catasto divenuto obsoleto e reintroducendo la tassa sulla prima casa per i proprietari con un alto reddito”.
L’entità del reddito sopra il quale dovrebbe scattare il pagamento della tassa sugli immobili non viene specificato dalla Commissione. Né è possibile trarre indicazioni dal passato dell’Italia. Finora infatti le agevolazioni prima sull’ICI e poi sull’IMU erano sempre collegate al valore dell’immobile – tramite il meccanismo delle detrazioni – e non al reddito del proprietario.
In questo modo, un proprietario di un immobile dall’alto valore catastale (la base su cui poi si calcolavano ICI e IMU) con un reddito basso era tenuto a pagare, e magari anche molte centinaia di euro all’anno. Al contrario un proprietario di un immobile il cui valore catastale fosse tanto basso da essere assorbito dalla detrazione (con Romano Prodi presidente del Consiglio nel 2006 si era arrivati a 200 euro di detrazione massima), ma con un reddito alto, non pagava nulla.
La Commissione chiede invece un provvedimento diverso. Giorgia Meloni ha quindi ragione solo in parte. La Commissione europea non chiede infatti una reintroduzione per tutti della tassa sulla prima casa, ma l’introduzione di un nuovo tipo di tassa sulla casa – basata in primo luogo sul reddito – e solamente per quei contribuenti con un reddito più elevato.
Perché tassare la prima casa è possibile
Sul fatto che la prima casa non possa essere tassata, Giorgia Meloni esprime probabilmente una legittima opinione politica. Ma è interessante notare che la questione sia già stata posta ai giudici, che hanno ribadito che tassare la casa è possibile: ci sono diverse sentenze che, nel corso degli anni, hanno sancito che tributi di questo genere siano – salvo problemi specifici del singolo provvedimento – costituzionalmente legittimi.
Sull’ICI (Imposta comunale sugli immobili) si era pronunciata la Corte Costituzionale nel 1997 con la sentenza numero 111, in base alla quale il tributo era stato ritenuto legittimo e non in contrasto con la Costituzione.
Sull’IMU, con l’ordinanza n. 169 depositata il 13 luglio 2016, la Corte costituzionale ha concluso che la legge che lo istituiva non è illegittima, in quanto la stessa non si pone in violazione con il principio di capacità contributiva sancito dall’art. 53 della Costituzione né con quello della proprietà privata di cui all’art. 42.
In particolare, sull’articolo 42 vale la pena riportare la considerazione dell’Avvocatura generale dello Stato, accolta poi dai giudici costituzionali: “la compressione del principio di tutela della proprietà privata avviene allo scopo di realizzare il riparto solidaristico del carico del concorso alle spese pubbliche e sociali, avendo come limite invalicabile soltanto l’ossequio al principio di uguaglianza”.
Il diritto alla proprietà può essere compresso per solidarietà sociale
Dunque, secondo la Costituzione, è possibile comprimere il diritto alla proprietà privata (che non è “sacra” e inviolabile, ma incontra dei limiti già nel testo costituzionale), in questo caso allo scopo di ripartire la spesa pubblica secondo il criterio della solidarietà.
Se avete delle frasi o dei discorsi che volete sottoporre al nostro fact-checking, scrivete a dir@agi.it