Ospite a Corriere Live lo scorso 13 aprile, Luigi Di Maio ha dichiarato, a proposito del rinvio a giudizio di tre parlamentari del M5S per lo scandalo firme false di Palermo “I tre parlamentari, con gli altri coinvolti, sono stati già sospesi in autunno, perché noi arriviamo anche prima dei rinvii a giudizio”.
A questa affermazione ha risposto sempre il 13 aprile Ettore Rosato, capogruppo dei deputati Pd, che accusa:
“Spiace vedere il vicepresidente della Camera impegnato in operazioni di disinformazione. Afferma che i deputati grillini coinvolti nell'inchiesta sulle firme false di Palermo sono stati sospesi... Ma da cosa? Guardate sul sito della Camera, risultano tutti ancora del M5s, intervengono per conto del gruppo, una di loro continua a sedere regolarmente nell'Ufficio di Presidenza della Camera come loro rappresentante, dopo essersi rifiutata anche di rispondere ai magistrati”.
Sulla questione è intervenuto il 14 aprile Beppe Grillo, con un post scriptum a un articolo sul suo blog, dove chiede di valutare nuove sanzioni, oltre a quelle già applicate per i tre sospesi, e di indire la votazione dell'assemblea dei parlamentari per procedere anche alla sospensione temporanea dal gruppo parlamentare dei tre deputati sospesi.
Ma, al netto delle richieste di Grillo, chi ha ragione tra Di Maio e Rosato? In questo caso, entrambi. È infatti vero che nei confronti dei deputati in questione – Claudia Mannino, Giulia Di Vita e Riccardo Nuti – è stata disposta una “sospensione cautelare dal Movimento 5Stelle”. Sul blog di Beppe Grillo è riportata la decisione del collegio dei probiviri, l’organo disciplinare di prima istanza del M5S, dello scorso 28 novembre.
Sospesi dai 5Stelle, ma non dal gruppo parlamentare
Questa sospensione dal movimento non si è però tradotta, come fa notare Rosato, in una sospensione dal gruppo parlamentare del M5S alla Camera. I tre deputati, come risulta dal sito della Camera, ne fanno ancora parte. Non solo. Come risulta dalle pagine sommario dell’attività svolta in Parlamento, sia Mannino, sia Di Vita, sia Nuti, hanno proseguito l’attività parlamentare all’interno del gruppo M5S anche dopo la sospensione. Ad esempio l’onorevole Di Vita è stata la prima firmataria della proposta di legge n. 4275, presentata il 3 febbraio 2017, mesi dopo la sua sospensione dal Movimento.
Anche sui social media continuano a diffondere il materiale propagandistico del M5S e a informare sulle attività del movimento. Nella loro pagina Facebook, Nuti e Di Vita precisano anche di essere “sospesi”, mentre Mannino no.
Mannino è ancora rappresentate del M5S alla Presidenza della Camera
Vera anche l’altra affermazione di Rosato, cioè che una dei deputati sospesi – Claudia Mannino – siede nell’Ufficio di Presidenza della Camera come rappresentante del M5S.
Dunque è vero che i deputati in questione sono stati sospesi dal Movimento 5 Stelle, come è vero che tale provvedimento non si sia tradotto in una sospensione della loro appartenenza al gruppo parlamentare e della loro attività alla Camera.
Che cosa dice il regolamento del M5S?
Non c’è contraddizione, da un punto di vista regolamentare, tra queste due situazioni. In base al regolamento del M5S (art. 4), infatti, “la sospensione può essere irrogata, per un periodo da uno a dodici mesi”, e nel mentre “il gestore del sito provvede alla disabilitazione dell’utenza di accesso”. Insomma, la prima conseguenza è il mancato accesso alle piattaforme informatiche del M5S.
Inoltre, ai sospesi viene interdetto l’utilizzo del simbolo del movimento, e infatti sui siti personali dei tre deputati siciliani (qui ad esempio quello della Mannino) non è presente. Non sono esplicitamente previste altre conseguenze, ad esempio sull’attività parlamentare dei sospesi.
Dalla disabilitazione dell’utenza di accesso sembrerebbero poi derivare, in base al regolamento, conseguenze paradossali. Ad esempio, il deputato sospeso non è più in grado di partecipare alle discussioni e alle votazioni sul blog di Grillo che valutano alcune proposte di provvedimenti legislativi, ma nel frattempo può partecipare a quelle nel Parlamento italiano in cui quelle proposte possono diventare legge.
In ogni caso, Di Maio e Rosato hanno entrambi affermato il vero.
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