Il 16 marzo Matteo Renzi ha scritto sulla sua pagina Facebook: "Avete visto i dati del ministero della Salute sul morbillo? Pazzeschi! Nei primi mesi del 2017 si registra un aumento del 230%. Lo dico da genitore prima che da politico: sui vaccini non si scherza".
Il tema dei vaccini e della diffusione delle malattie infettive ritorna spesso in Italia, da qualche anno a questa parte. Verifichiamo alcune affermazioni a proposito degli ultimi dati e dei temi di discussione più frequenti.
«I casi di morbillo sono in aumento in Italia»
Vero. Secondo un comunicato del Ministero della Salute pubblicato il 16 marzo, dall’inizio dell’anno si sono registrati nel nostro Paese oltre 700 casi di morbillo. Per fare un confronto, nello stesso periodo dello scorso anno i casi erano stati 220: l’aumento è stato quindi di «oltre il 230 per cento», concentrato per la maggior parte in sole quattro regioni (Piemonte, Lazio, Lombardia e Toscana). Il ministero ha aggiunto che più della metà dei casi rientra nella fascia d’età 15-39 anni.
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Roberto Burioni, medico e professore di Microbiologia e virologia presso il San Raffaele di Milano, ha detto che l’aumento in quella fascia d’età è una conseguenza della copertura non totale del vaccino. In passato, quando nessuno si vaccinava, il virus "circolava liberamente" ed era usuale contrarlo da bambini, quando la malattia è molto meno pericolosa.
Oggi in Italia il virus circola, anche se non così tanto come in passato, e quindi le persone possono entrarvi in contatto e ammalarsi da adulti, quando la malattia rischia di fare danni molto più gravi.
«È in corso un’epidemia»
No. Secondo gli esperti come lo stesso Burioni, nonostante l’aumento del numero dei casi il termine “epidemia” non è corretto.
C’è un paese europeo, tuttavia, in cui un’epidemia è in corso: la Romania, dove tra la fine di settembre dello scorso anno e la metà febbraio 2017 si sono registrati oltre tremila casi. L’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) ha scritto che un ristretto numero di casi nel resto d’Europa – una trentina sparsi in otto Paesi – hanno come "probabile" luogo in cui è avvenuta l’infezione proprio la Romania.
A livello europeo, si sono registrati aumenti dei casi di morbillo negli ultimi mesi anche in Germania e Austria (che però hanno molti meno casi rispetto all’Italia, meno di cento).
«I casi di morbillo sono ai massimi in Italia»
No. Anche se si nota l’aumento tra l’inizio del 2017 e lo scorso anno, negli anni precedenti l’andamento è stato piuttosto variabile.
Il bollettino mensile più recente disponibile sul sito del ministero riporta che i casi segnalati nel 2016 sono stati 862, ma prima di allora il trend era decrescente da diversi anni: ci sono stati infatti 2.258 casi nel 2013, 1.696 nel 2014 e soli 258 nel 2015.
La copertura vaccinale è cominciata in Italia a metà degli anni Ottanta. Prima di allora, i casi segnalati si contavano nell’ordine delle decine di migliaia l’anno. Il numero è crollato negli anni successivi, con un’ultima grave epidemia di morbillo a partire dalla primavera del 2002, in cui ci furono più di 30 mila casi. Altre, meno gravi, sono avvenute nel 2008 (oltre cinquemila casi) e nel 2013.
«La diffusione dei vaccini, in Italia, è in calo»
Vero. Il rapporto più recente del Ministero della Salute sulle coperture vaccinali in età pediatrica nota «un andamento in diminuzione in quasi tutte le Regioni». Calano sia le vaccinazioni obbligatorie (come l’anti-polio o l’anti-tetanica) che alcune di quelle raccomandate (come il morbillo).
A proposito del morbillo, il rapporto nota che i dati di copertura per morbillo e rosolia sono «particolarmente preoccupanti»: hanno perso ben 5 punti percentuali nel 2013-2015, passando dal 90,4% all’85,3%. Se non saremo in grado di cancellare la malattia dal nostro paese, l’Italia rischia di far fallire il piano europeo per l’eliminazione del morbillo, avviato nel 2003. Quindici paesi su trenta hanno già eliminato la malattia, che resta endemica solo in Italia, Polonia, Romania, Germania, Francia e Belgio.
«I vaccini in Italia sono sotto la soglia raccomandata»
Vero, per quanto riguarda i nati negli ultimissimi anni. Gli esperti dicono che, per acquisire la cosiddetta “immunità di popolazione”, è necessario che si raggiunga una percentuale di vaccinati del 95 per cento. Quando 95 persone su 100 sono vaccinate, si considerano al sicuro anche le persone che non si possono vaccinare per proprie condizioni cliniche.
A partire dal 2013 si è osservata una diminuzione delle vaccinazioni entro i due anni di età, e secondo gli ultimi dati disponibili (riferiti al 2015) le coperture vaccinali a 24 mesi sono sotto il 95 per cento per tutti i vaccini, obbligatori e non. I vaccini per polio, tetano, difterite ed epatite B sono al 93 per cento, mentre per morbillo, parotite e rosolia le percentuali sono intorno all’85 per cento. Solo quattro anni fa i valori erano più alti, sopra il 95 per cento per le vaccinazioni obbligatorie.
Per questo motivo, a ottobre 2015 il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi ha denunciato che «la copertura vaccinale nel nostro Paese è al limite della soglia di sicurezza».
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