Gli Houthi rappresentano un movimento politico, un gruppo armato e la minoranza sciita dello Yemen, con oltre un terzo della popolazione. Contro l'ex presidente di Sanaa, Ali Abdallah Saleh, hanno combattuto sei guerre prima di diventare, nel 2014, alleati. Il 2 dicembre, però, Saleh ha deciso di "voltare pagina" e avvicinarsi all'Arabia Saudita, chiedendo a Riad di fermare gli attacchi contro il suo Paese, ormai ridotto allo stremo e colpito anche da una gravissima epidemia di colera. Gli Houthi lo hanno considerato un tradimento imperdonabile e lo hanno ucciso.
Chi sono gli Hoouthi
Il movimento nasce nel 1992 con la denominazione ufficiale "Ansar Allah", i partigiani di Allah. L'appello Houthi è in onore del fondatore Hussein Al Houthi, ucciso nel 2004, e di suo padre Badr Eddine Houthi, ritenuto il leader spirituale del movimento. La loro roccaforte è sempre stata Saada, nel nord-ovest dello Yemen.
Da qui hanno portato avanti sei guerre, tra il 2004 e il 2010, contro Ali Abdallah Saleh che per oltre trent'anni ha controllato lo Yemen. Gli Houthi appartengono al ramo sciita degli Zayditi, una setta vicina ai sunniti, ma sono accusati di avere stretti legami ideologici con il gruppo dei Duodecimani che rappresenta la maggioranza in Iran, Iraq e Libano.
La primavera araba
L'onda rivoluzionaria popolare innescata da Mohamed Bouazizi in Tunisia nel 2011 arriva anche nello Yemen: per mesi la popolazione manifesta in piazza chiedendo al presidente di lasciare il Paese. Sotto anche la pressione delle monarchie del Golfo che gli propongono un piano di transizione che prevede la sua partenza in cambio dell'immunità per lui e la sua famiglia, il 27 febbraio 2012, Saleh consegna ufficialmente il potere al suo successore, Abd Rabbo Mansour Hadi, dopo 33 anni di governo.
L'offensiva del 2014
Il cambio ai vertici del governo di Sanaa tuttavia non soddisfa le richieste della minoranza Houthi che si è sempre ritenuta marginalizzata. Nell'estate del 2014 lancia quindi un'offensiva dalla roccaforte di Saada. Il 21 settembre, i ribelli, alleati con potenti leader militari fedeli all'ex presidente Saleh, entrano a Sanaa e si impadroniscono della sede del governo dopo diversi giorni di combattimenti.
Il 14 ottobre gli Houthi prendono il porto di Hodeida (ovest) e avanzano verso il centro. Il 20 gennaio 2015, predono possesso del palazzo presidenziale a Sanaa. Il 21 febbraio, il presidente Hadi fugge da Sanaa ad Aden (sud), che proclama capitale "provvisoria". A marzo, gli Houthi avanzano verso sud e conquistano anche Aden. Il loro leader, Abdel Malek al-Houthi, giustifica l'offensiva dicendo di combattere contro gli estremisti sunniti di Al Qaeda e dell'Isis.
La controffensiva saudita
Il 26 marzo 2015 una coalizione di nove Paesi, guidata dall'Arabia Saudita, lancia l'operazione aerea "la tempesta decisiva" per contrastare l'avanzata degli Houthi. Il presidente Hadi si rifugia a Riad.
I rapporti con l'Iran
Vi sono divergenze tra gli analisti sui rapporti tra Iran e Houthi, ma senza dubbio il legame si è rafforzato con il passare degli anni. In particolare, con il ritiro delle rappresentanze diplomatiche da Sanaa delle monarchie del Golfo e il conseguente isolamento, gli Houthi hanno risposto con l'apertura di un ponte aereo diretto con l'Iran che ha assicurato una costante fornitura di petrolio e la costruzioni di nuove centrali elettriche, oltre al sostegno diplomatico definendo la loro "una rivoluzione popolare" interna allo Yemen.
Cosa vogliono
L'inno degli Houthi è molto chiaro: "Allah è grande, morte all'America, morte a Israele, maledizione sugli ebrei e vittoria per l'islam". L'obiettivo è estendere il controllo su tutto lo Yemen e portare avanti l'etnia Zaydita, che si ritiene tra gli eredi della famiglia del profeta Maometto.
La rottura dell'alleanza
Il 23 agosto 2017, la leadership degli Houthi descrive l'ex presidente Saleh come "traditore" per averli indicati come "miliziani". Si innescano scontro violenti tra le due fazioni che portano alla morte di decine di persone, tra cui anche di un colonnello vicino a Saleh. Il 2 dicembre l'ex presidente propone all'Arabia Saudita di "voltare pagina", a condizione che sollevi il blocco e fermi gli attacchi contro il Paese. Il 4 dicembre Ali Abdallah Salah viene ucciso dagli Houthi.