Il 16 aprile il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza le norme a tutela dei whistleblower, ovvero di chi segnala e denuncia abusi o presunti illeciti di cui è venuto a conoscenza sul posto di lavoro. Con le nuove regole, che i Paesi membri dovranno recepire entro due anni, chiunque ritenga di essere in possesso di informazioni rilevanti rispetto alla violazione di norme comunitarie, dovrà essere messo in condizione di poter fare una segnalazione sia sul posto di lavoro sia pubblicamente.
È proprio questo l’elemento innovativo della norma: chi è in possesso di informazioni di questo tipo non è obbligato a fare affidamento ai servizi di raccolta delle segnalazioni messi a disposizione da aziende e pubbliche amministrazioni. In questo modo si è voluta tutelare prima di tutto la figura del segnalante, che potrebbe essere scoraggiato dal rivolgersi al suo stesso datore di lavoro, nel caso in cui vi sia “rischio di ritorsione” o un “imminente interesse pubblico”.
Con 591 voti favorevoli, 29 contrari e 33 astensioni, il voto arriva sul fil di lana delle elezioni europee, che secondo fonti vicine al voto, “avrebbero potuto compromettere l’iter di approvazione della legge”. Ai whistleblower saranno quindi garantite tutele giuridiche a protezione del posto di lavoro e assistenza legale nel caso di violazioni che riguardino settori quali appalti pubblici, servizi finanziari, riciclaggio di denaro, sicurezza dei prodotti e dei trasporti, sicurezza nucleare, salute pubblica, protezione dei consumatori e dei dati.
Da oggi l’Europa detta la linea ad aziende, autorità nazionali e pubbliche amministrazioni comunitarie per far sì che si dotino di strumenti capaci di garantire la riservatezza dei potenziali informatori. A riguardo, la tecnologia ha già fatto passi da gigante, soprattutto in Paesi come l’Italia dove i whistleblower godono già di ampie tutele. A novembre del 2017 era stata infatti approvata una legge nazionale, fortemente voluta dalle organizzazioni di settore, che anticipa in molti punti l’iniziativa europea.
Oggi la speranza è che quest’ultima venga recepita in modo estensivo dall’Italia, andando così ad allargare le tutele ai whistleblower, in particolare per quanto riguarda le piccole e medie imprese, ancora escluse dall’obbligo di tutela verso chi denuncia casi di corruzione.
“Siamo soddisfatti che la nuova normativa uniformi la tutela dei whistleblower in tutta Europa, a più di un anno dall’approvazione della norma italiana”, ha dichiarato ad Agi Davide Del Monte, direttore esecutivo di Transparency International Italia. In coordinamento con i capitoli nazionali di ciascuno Stato membro, l’organizzazione è tra le principali promotrici del quadro europeo: “Il nostro Paese già offre agli informatori una tutela molto ampia, soprattutto nel settore pubblico: ora invece potremmo finalmente vedere il rafforzarsi delle protezioni anche nel settore privato”, conclude Del Monte.
Lo scorso ottobre le organizzazioni non-profit Transparency International Italia e Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti Umani Digitali avevano presentato WhistleblowingPa, strumento informatico che consente agli enti pubblici di raccogliere segnalazioni anonime su corruzione e illeciti interni alle pubbliche amministrazioni, garantendo l’anonimato del segnalante. Basato sulla stessa tecnologia di ItaliaLeaks - la piattaforma che Agi mette a disposizione dei propri lettori per raccogliere segnalazioni dietro completo anonimato - questo tipo di strumenti è necessario per far sì che chi vuole denunciare un reato di cui è a conoscenza, abbia la possibilità di farlo in modo sicuro.
Le tutele legali
Come ha spiegato ad Agi Giorgio Fraschini, membro di Transparency International e responsabile del progetto Alac Allerta Anticorruzione, la direttiva prevede l’accesso a vari livelli di assistenza: di tipo informativo, istituzionale e nel caso di procedimenti penali o civili transnazionali. Tuttavia, le organizzazioni promotrici della legge europea e di quella italiana (con Riparte il Futuro e il Centro Hermes per la trasparenza e i diritti umani digitali), chiedono da diverso che si finanzi un fondo capace di “dare un sostegno concreto a chi decide di denunciare, dal momento che una causa può durare anni ed è necessario avere le risorse per sostenere le spese legali”, spiega Davide Del Monte. Come ha precisato Fraschini, “la norma europea prevede che gli Stati possano fornire supporto economico e psicologico ai whistleblower: una formulazione non vincolante in alcun modo per gli Stati membri”.
L’ultimo passaggio
Contro quella che è la consuetudine, la norma è stata votata dal Parlamento prima del passaggio necessario a perfezionare gli aspetti tecnici del testo. Una volta terminato, ci sarà un nuovo voto per l’approvazione del testo definitivo. Da quel momento, i Paesi membri avranno due anni per recepire la norma.