La missione in Parlamento di Ursula von der Leyen non è compiuta. La presidente designata della Commissione, a Bruxelles da giorni per tessere la tela di consenso necessaria a passare il voto dell'Eurocamera fissata per la settimana prossima, non supera l'esame dei gruppi politici, lascia molti dubbi tra i deputati e rischia di aspettare l'intera estate prima di ottenere il via libera dell'assemblea.
Al termine della riunione dei leader degli schieramenti politici con la ministra tedesca, fonti parlamentari fanno trapelare che i 'dubbi' dei gruppi restano, e che tutte le opzioni sono sul tavolo: confermare il voto martedì prossimo a Strasburgo, posticiparlo a mercoledì, oppure addirittura rinviare tutto alla prima sessione utile dopo l'estate. La decisione sull'agenda sarà presa a stretto giro mentre un eventuale rinvio a settembre potrebbe essere deciso anche poche ore prima del voto, direttamente in plenaria.
Che l'aria non fosse buona si capisce fin dalle prime ore del mattino, dopo l'audizione di von der Leyen al gruppo socialista. I Progressisti, già spaccati al loro interno con i tedeschi a guidare la fronda, escono dalla riunione "molto delusi". E anche le delegazioni sulla carta più favorevoli ad appoggiare la candidata, a cominciare dagli italiani del Pd, non nascondono tutta la loro insoddisfazione. "Servono impegni chiari e inequivoci sul programma della futura Commissione e su un processo istituzionale che rimetta al centro il Parlamento europeo, uscito ferito dalla scelta del Consiglio - dicono i deputati Dem - siamo stati eletti per rilanciare e cambiare l'Europa e resteremo fedeli a questo mandato". I socialisti comunque prendono tempo e fanno sapere che decideranno sul voto lunedì prossimo.
Lo scontento in casa Socialisti & Democratici, scontato alla vigilia, si somma a quello dei liberali, che alla vigilia sembravano invece molto più pronti a votare la candidata che dovrà succedere a Jean Claude Juncker. "Ci aspettavamo un impegno più forte sui due vicepresidenti Frans Timmermans e Margrethe Vestager - dice il capogruppo di Renew Europe, Dacian Ciolos - e chiediamo un chiaro impegno a mettere in atto un meccanismo europeo sullo Stato di diritto". Anche il voto dei liberali, insomma, non è scontato. Cosi' come quello dei Verdi che continuano a chiedere impegni stringenti sul clima.
Von der Leyen prova a smussare, apre ai socialisti sul salario minimo (e incassa il plauso dei 14 cinque stelle che la vedranno domani) si impegna a inserire nell'agenda del collegio tutte le proposte di legge votate a maggioranza dal Parlamento "cuore della democrazia europea". Ma i suoi impegni restano vaghi e alla fine scontentano tutti. Ogni gruppo, a seconda della propria sensibilità, lamenta posizioni troppo deboli su tutti i dossier: dalla migrazione agli investimenti, dal clima al bilancio. "Saranno i gruppi politici a trarre le conclusioni, c'è lavoro da fare", sintetizza in una frase il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. La partita è aperta.